Rilanciamo a seguire il Comunicato pubblicato dal (nuovo) Partito Comunista Italiano nella giornata di ieri (8 settembre 2020). Il comunicato è utile perchè approfondisce il dibattito circa l’orientamento per l’azione e il ruolo dei comunisti e dei lavoratori nella campagna referendaria in corso (il 20 e 21 settembre si voterà per il taglio del numero dei parlamentari). L’aspetto decisivo che viene trattato nel comunicato sta nel ruolo che i lavoratori e le masse popolari possono e devono assumere in queste settimane usando la campagna referendaria e il sì al taglio dei parlamentari in funzione dell’allargamento e rafforzamento della rete di organismi operai e popolari in tutto il paese sottolineando come il futuro sia di chi lotta contro le Larghe Intese, contro la NATO, contro l’Unione Europea, contro la Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti europei, USA e sionisti, contro il sistema del Debito Pubblico, per l’allargamento e il rafforzamento della rete dei centri locali del potere delle masse popolari organizzate, che da subito fanno applicare e applicano direttamente ovunque ne hanno già la forza le misure favorevoli alle masse popolari, per la costituzione del Governo di Blocco Popolare. Buona lettura!
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Comunicato CC 25/2020 – 8 settembre 2020
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Ancora sul referendum e sulle elezioni del 20-21 settembre
Mobilitare e organizzare i lavoratori avanzati! Combattere le Larghe Intese!
Oggi cade il 77° anniversario della fuga da Roma, l’8 settembre 1943, di Vittorio Emanuele III e del vertice del Regno d’Italia, l’avvenimento che creò le condizioni favorevoli all’inizio della Resistenza, un’occasione che il primo PCI colse con slancio seguendo l’indicazione del movimento comunista cosciente e organizzato internazionale.
Grande è la differenza tra le condizioni di allora (per l’Italia era il terzo anno della seconda guerra mondiale) e quelle attuali, ma la crisi della Repubblica Pontificia oggi è senza rimedi come lo era allora quella del Regno dei Savoia. Irrecuperabile è la breccia che le masse popolari con il voto del 4 marzo 2018 hanno aperto nel sistema politico delle Larghe Intese tra il polo PD e il polo Berlusconi. Il referendum costituzionale del 20-21 settembre crea condizioni più favorevoli al successo della nostra lotta per la costituzione del Governo di Blocco Popolare (GBP) e la rinascita del movimento comunista: sta a noi comunisti e a chi vuole diventarlo cogliere l’occasione e assumere il ruolo nostro proprio di promuovere, dirigere e orientare ogni lotta particolare delle masse popolari, farne una scuola pratica di comunismo.
I partiti delle Larghe Intese hanno promosso il referendum costituzionale per liquidare il M5S come portavoce nella Repubblica Pontificia del malcontento, dell’insofferenza e dell’indignazione delle masse popolari, ruolo che sarebbe quindi assunto per intero dalla Lega di Matteo Salvini: cosa possibile solo finché la Lega resta all’opposizione del governo centrale del paese, anche se la ostacola (la Lombardia è il caso esemplare) la partecipazione ai governi regionali e alle amministrazioni comunali delle Larghe Intese, al connesso sistema di corruzione e alla rete nazionale della malavita organizzata. Solo instaurando il socialismo (potere nelle mani degli operai alla testa delle masse popolari e organizzati attorno al Partito comunista, gestione pubblica e pianificata delle attività economiche, accesso crescente della masse popolari alle attività specificamente umane) è possibile porre fine al catastrofico corso delle cose imposto dalla borghesia imperialista per prolungare la propria esistenza nonostante la crisi generale (economica, ambientale, sociale e culturale) derivante dalla sovrapproduzione assoluta di capitale e che la pandemia del Covid-19 ha fatto deflagrare. Solo instaurando il socialismo è possibile porre fine all’aggravarsi della barbarie succeduta più di quarant’anni fa all’esaurimento della prima ondata della rivoluzione proletaria (1917-1976). La costituzione del Governo di Blocco Popolare è un passaggio indispensabile su questa via, visto che la rinascita del movimento comunista cosciente e organizzato è ancora nella fase iniziale.
Quale che sia l’esito del referendum e delle elezioni regionali e comunali del 20-21settembre, esso aggraverà la crisi del sistema politico della borghesia imperialista, cioè la crisi del sistema delle Larghe Intese e creerà condizioni ancora più favorevoli al successo della nostra lotta per la rinascita del movimento comunista, la costituzione di organismi operai e popolari e il loro rafforzamento come centri locali del nuovo potere: in definitiva per la costituzione del Governo di Blocco Popolare.
L’eventuale successo del SÌ offrirà un’occasione, probabilmente l’ultima, ai militanti ed esponenti del M5S che si mobilitano per contrastare il declino del seguito popolare e risalire la china in cui il M5S è scivolato da quando, dopo il successo elettorale del 4 marzo 2018, si è piegato ai vertici della Repubblica Pontificia e ha costituito il governo con esponenti delle Larghe Intese: prima con esponenti dell’ala destra delle Larghe Intese (la Lega di Matteo Salvini) e poi, quando Salvini si è reso conto che restando al governo perdeva seguito e se ne è sganciato, con l’ala sinistra (il PD di Nicola Zingaretti). Risalire la china implica per il M5S contribuire alla mobilitazione e all’organizzazione delle masse popolari e in particolare 1. degli operai delle aziende capitaliste condannate alla chiusura, all’esternalizzazione di reparti o di lavorazioni e alla delocalizzazione e 2. dei lavoratori delle aziende pubbliche condannate dalla liquidazione dei servizi pubblici e dalla privatizzazione del settore pubblico della produzione di merci. Implica quindi contribuire all’allargamento e al rafforzamento della rete del nuovo potere, il potere delle masse popolari organizzate. La vittoria del SÌ mostrerà agli attivisti ed esponenti dell’ala sinistra del M5S che quando si oppongono alle Larghe Intese hanno successo e risalgono la china.
L’eventuale successo del SÌ inoltre nei gruppi e organismi della sinistra borghese di vecchio tipo isolerà la destra: 1. quelli che con la campagna per il NO, per convinzione o perché accecati dall’influenza borghese, velano la divisione della società in classi, l’oppressione e lo sfruttamento delle masse popolari, fino a proclamare (vedi Il nostro NO al referendum del 20-21 settembre di Potere al Popolo – Coordinamento Nazionale): “Noi non abbiamo interessi da difendere, noi vogliamo difendere la democrazia” (dove democrazia è ovviamente quella che c’è già: la democrazia borghese, la democrazia della Repubblica Pontificia, la democrazia della NATO, la democrazia dell’UE, la democrazia delle stragi di Stato, la democrazia contro cui crescono il malcontento, l’insofferenza e l’indignazione delle masse popolari); 2. quelli che (alla Marco Rizzo, dimentico di Fausto Bertinotti) fanno campagna per il NO perché sperano di prendere il posto del M5S in Parlamento.
L’eventuale successo del SÌ sarà una lezione salutare anche per quelli che nella “base rossa” ingenuamente si associano alla campagna per il NO per difendere la Costituzione del 48, ma in realtà sono impegnati in una parodia di battaglia per la difesa della Costituzione del 48: i diritti delle masse popolari e delle loro formazioni politiche non li si difende reclamando più posti in un’istituzione della democrazia borghese (il Parlamento) ridotta da tempo a ufficio di registrazione delle decisioni dei governi della borghesia imperialista e a strumento di selezione e corruzione del personale politico del teatrino della politica borghese; lo si difende lottando per la democrazia reale delle masse popolari, per l’organizzazione politica delle masse popolari, per l’abolizione dei segreti in campo politico, economico e finanziario, ecc.
Per questo noi comunisti abbiamo dato e diamo l’indicazione di votare SÌ al referendum e di votare nelle elezioni regionali e comunali candidati che già individualmente contribuiscono alla mobilitazione e all’organizzazione delle masse popolari.
A sua volta l’eventuale successo del NO indebolirà il ruolo di “foglia di fico” con cui la Repubblica Pontificia copre le sue vergogne, ruolo che il M5S ha sempre più assunto dopo il 4 marzo 2018. Esso segnerà la fine del governo Conte II assoggettato al PD, all’UE, alla BCE, alla NATO e la sua sostituzione con un governo apertamente delle Larghe Intese. Quindi il successo del NO indirizzerà il malcontento, l’insofferenza e l’indignazione delle masse popolari contro la Lega che del sistema delle Larghe Intese è diventata gran parte. Infatti il futuro è di chi lotta contro la Repubblica Pontificia, contro la NATO, contro l’Unione Europea, contro la Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti europei, USA e sionisti, contro il sistema del Debito Pubblico, per l’allargamento e il rafforzamento della rete dei centri locali del potere delle masse popolari organizzate, che da subito fanno applicare e applicano direttamente ovunque ne hanno già la forza le misure favorevoli alle masse popolari, per la costituzione del Governo di Blocco Popolare.
Avanti con la rivoluzione che instaurerà il socialismo!
Che le forze politiche d’opposizione alle Larghe Intese e al loro interno gli elementi più avanzati, determinati e sinceramente protesi al progresso del paese, alla sua difesa contro la devastazione prodotta dalla crisi generale del capitalismo, si uniscano tra di loro e si facciano interpreti degli interessi e delle aspirazioni delle masse popolari: i contrasti interni alle masse popolari si superano superando il capitalismo!
La riscossa delle masse popolari è possibile e necessaria! Ciascuno può e deve dare il suo contributo!
Avanti, verso un governo di emergenza che dia forza di legge alle azioni di resistenza e di organizzazione della classe operaia e delle altre classi delle masse popolari, il Governo di Blocco Popolare!