Il maoismo, terza superiore tappa del pensiero comunista

Il 9 settembre 1976 moriva Mao Tse-Tung.
Il 44° anniversario della sua morte costituisce un’occasione per riprendere gli apporti della sua elaborazione al patrimonio scientifico della concezione comunista del mondo.

Il movimento comunista cosciente e organizzato si è sviluppato per tappe – come ogni scienza – in un percorso in cui la tappa successiva arricchiva le precedenti di scoperte e sintesi: dal marxismo al marxismo-leninismo e poi al marxismo-leninismo-maoismo. Quest’ultimo costituisce la più elevata elaborazione esistente della concezione comunista del mondo ed è base di partenza per tutti i comunisti che sono oggi di fronte alla necessità di superare i limiti e gli errori compiuti dal vecchio movimento comunista, limiti ed errori che hanno prodotto come risultato tanto il fatto che il socialismo non è stato instaurato in nessun paese imperialista, quanto il prevalere dei revisionisti moderni che hanno portato alla dissoluzione i primi paesi socialisti e all’esaurimento la prima ondata della rivoluzione proletaria mondiale.

Chi, giustamente, oggi cerca la strada per superare quei limiti, chi riconosce l’importanza dell’anti-revisionismo nel patrimonio ideologico del movimento comunista che rinasce deve studiare (conoscere e assimilare) e usare il maoismo. L’anti-revisionismo non è “la denuncia dei traditori del comunismo”, né la “semplice riaffermazione dei principi del marxismo-leninismo”, ma l’assimilazione e l’uso del maoismo.

La Carovana del (nuovo)PCI ha sintetizzato gli apporti del maoismo, essi sono sei:

 – la guerra popolare rivoluzionaria di lunga durata come strategia universale della rivoluzione socialista (la rivoluzione socialista non è un evento che scoppia);

– la rivoluzione di nuova democrazia nei paesi semifeudali oppressi dall’imperialismo come via della rivoluzione proletaria mondiale;

– la natura della borghesia e le caratteristiche che assume nei paesi socialisti e il contenuto della lotta di classe nel socialismo;

– la linea di massa come metodo di lavoro e di direzione dei partiti comunisti;

– la lotta tra due linee come principio per lo sviluppo del partito comunista e la sua difesa dall’influenza della borghesia;

– l’insegnamento che il Partito comunista (e ogni suo membro) non è solo soggetto (promotore e dirigente) della rivoluzione socialista, ma anche oggetto della rivoluzione socialista (ne è trasformato quanto più la lotta di classe avanza).

Invitiamo i lettori di Resistenza a studiare il documento I sei apporti principali del maoismo al patrimonio del movimento comunista elaborato dal (nuovo)PCI (reperibile sul sito www.nuovopci.it): esso affronta nel dettaglio l’argomento (cosa che per motivi di spazio non possiamo fare) e permette di toccare con mano la vitalità di una scienza che per assolvere al suo ruolo di “trasformatrice della realtà” necessita dell’azione e dell’opera dei comunisti che ne sono non solo “custodi”, ma studiosi, interpreti e attuatori.

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