Piombino, 29 agosto 2020
Non ci è voluto molto tempo per far venire a galla la vera e unica soluzione che Marco Carrai ha portato in una città devastata da disoccupazione, cassa integrazione, smantellamento della sanità pubblica, degrado ambientale. Le “promesse” e le narrazioni felici su piani di rinascita e sviluppo della siderurgia si sono scontrate con l’incapacità e l’impossibilità dell’amministrazione Ferrari, con lo sdoganamento del “falchetto” di Renzi, di dare risposte alle masse popolari. Carrai, braccio destro di Renzi nonché presidente di Toscana Aeroporti e console onorario di Israele appena insediato come vicepresidente di JSW Steel Italy (la società che ha acquistato lo stabilimento ex Lucchini) promise che in 15 giorni avrebbe reso pubblico il piano industriale per le acciaierie (cosa non fatta in 2 anni) con l’evidente intento di ricevere i circa 60 milioni di euro richiesti per appianare debiti e spese che stanno portando al collasso le poche imprese dell’indotto sopravvissute, sposando la linea dell’attuale Presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi che vuole l’intervento della Cassa Depositi e Prestiti.
È un film già visto con Rebrab e sappiamo dove porta: soldi nelle tasche delle multinazionali e operai a casa, produzione sulla strada della chiusura definitiva come a Taranto con Arcelo Mittal, a Genova, Terni, Massa Carrara, Brescia…. Il futuro della siderurgia nel nostro paese se rimane in queste mani è ben chiaro quale sarà.
Sono pescecani buttati sull’osso di milioni di euro di finanziamenti che dovrebbero arrivare a Piombino per comprare consenso elettorale per le prossime elezioni regionali, dove si passa dalla giunta del PD che ritenne “indecorosi” gli operai in lotta all’attuale amministrazione di Ferrari che oggi li ritiene “inopportuni”…. Tutto questo mentre crollano gru, carichi, rotaie, blumi e mentre l’ultima delle commesse di RFI si dissolve per “inaffidabilità” verso un sistema che non riesce più a garantire nulla a migliaia di famiglie. Bene ha fatto i sindacati a proclamare un presidio ai cancelli per la sicurezza in fabbrica! Adesso bisogna rilanciare perché non è più il tempo delle chiacchiere né dei “piani industriali” messi in piedi in quattro e quattr’otto solo per attingere dalla “gallina dalle uova d’oro” degli aiuti statali ed europei, né di giochetti del gatto con il topo che tirano per le lunghe sulla pelle dei lavoratori.
Non è più tempo di promesse infinite di presentazione di piani di sviluppo, di doppi forni, di piani di rinascita, rinvii e ancora rinvii: tutto questo, in definitiva, sta portando lo stabilimento, anzi l’intera città, alla morte lenta. E’ solo una delle tante situazioni di disastro economico, ambientale e sociale del nostro paese e a cui sta a noi porre rimedio!
Nazionalizzare le industrie strategiche del paese! Nazionalizzare la ex Lucchini!
La ex Lucchini è stata la vacca da mungere (per la gioia di quelli che gridano no alla nazionalizzazione perchè non vogliono di nuovo il carrozzone come l’IRI) sulla quale si sono accapigliati faccendieri e speculatori italiani e di altri paesi….tutti senza un piano concreto di sviluppo per un lavoro utile e dignitoso.
Non esisterebbe nessun carrozzone clientelare se l’intero operato delle istituzioni fosse sottoposto al controllo e alla verifica delle masse popolari! Nessuna azienda pubblica sarebbe un carrozzone clientelare se fosse posta sotto la gestione degli organismi operai e popolari e funzionasse secondo un piano nazionale di produzione.
Nazionalizzare le aziende nell’interesse dei lavoratori e delle masse popolari significa prima di tutto salvaguardare i posti di lavoro (che devono essere utili e dignitosi), salvaguardare l’ambiente e l’apparato produttivo su cui si basa l’indipendenza e la sovranità nazionale che definisca cosa produrre, quanto produrre, come produrre e come distribuire quanto prodotto.
Basta affidarsi a questi speculatori e (im)prenditori d’assalto che i nostri politici di centrodestra e centro sinistra hanno premiato, difeso, presentato come industriali seri….. Serve che prendiamo in mano la gestione della città con la formazione di un governo popolare della città che concretamente faccia quello che serve a Piombino. Ora! Non dopo le elezioni!
Un governo che metta in condizioni di sicurezza la fabbrica, che sanifichi il territorio, che assuma personale nell’ospedale (anziché ridimensionarlo), che aumenti posti letto, che chiuda la discarica, che costruisca scuole nuove e assuma personale. Ecco quello che serve. Non promesse elettorali per continuare ad ingannare le masse popolari.
Serve un’Amministrazione Locale di Emergenza che sia base portante e rappresenti attraverso la mobilitazione e il coordinamento delle Organizzazioni Operaie e Popolari gli interessi della città, di quello che concretamente serve per la sua rinascita.
A Piombino ci sono tutte le condizioni affinchè le organizzazioni operaie e popolari si mettano a capo di questo processo per far diventare pratiche tutte quelle misure necessarie che sono già state individuate, discusse, presentate, tocca a noi realizzarle!
Ad esempio:
– Camping Cig e gli operai della ex Lucchini devono definire il programma di misure che serve allo stabilimento e iniziare a praticarle tenendole sotto il loro stretto controllo: smantellamenti, bonifiche, riconversioni, sicurezza, sanificazioni;
– Amici di Vittorio deve definire il programma di lavori che servono, cominciare a praticarli attraverso attività concrete e “sul campo” che impieghino i disoccupati e i precari della città (che certo non mancano) e pretendere la retribuzione, perché non si campa di volontariato;
– Agorà deve convocare Consigli Comunali Popolari in piazza seguendo l’esempio di quanto sta accadendo a Modena, per discutere dei problemi e delle misure da adottare; alcune le devono imporre all’Amministrazione, altre da attuare direttamente: bisogna adottare la politica del fatto compiuto per difendere i nostri interessi;
– il CSP deve stendere il piano di rilancio della sanità e per l’ambiente per Piombino a cominciare dal ripristino dei reparti smantellati all’ospedale di Villa Marina e il blocco dei conferimenti alla discarica di Ischia, coinvolgendo i lavoratori dell’ospedale e di Rimateria;
– Le Brigate di Solidarietà (nate a seguito di COVID 19) come Officina 99 devono mettere insieme le famiglie che oggi sostengono attraverso le attività di spesa e assistenza, renderle protagoniste nella mobilitazione di quello che serve loro, fare una mappatura delle decine di strutture pubbliche vuote da mettere a servizio.
Queste sono alcune proposte di attività concrete per riprenderci quello che è nostro! Sarà una guerra? Sì, ma abbiamo visto che difendersi e basta e parare i colpi dei padroni e degli amministratori a loro asserviti ci porta alla rovina. Dobbiamo osare: riprenderci tutto quello che è nostro, tutto quello che serve a una vita dignitosa!
Federazione Toscana del Partito dei Carc