La battaglia per la ricostruzione e la riapertura in sicurezza della scuola pubblica è la battaglia per imporre un governo d’emergenza che faccia realmente gli interessi delle masse popolari e che si fondi sulle loro organizzazioni!
Con l’emergenza sanitaria scatenata dal Covid-19 l’Istruzione ha risentito pesantemente degli effetti di una situazione che era emergenziale anche prima della pandemia. Lo smantellamento, pezzo dopo pezzo, della scuola pubblica viene da lontano, da decenni di riforme che hanno minato il diritto allo studio per i ragazzi e il diritto a un lavoro utile e dignitoso per gli insegnanti a tal proposito rimandiamo all’articolo Gli insegnanti, un baluardo per la difesa della scuola pubblica) e il personale ATA. Questo perché la scuola, così come la sanità e gli altri servizi pubblici, è un campo di speculazione per la classe dominante, che non ha interesse alcuno al suo effettivo funzionamento (e la DaD ne è dimostrazione in grande stile!).
A fronte di ciò insegnanti, lavoratori/trici, studenti e famiglie hanno non solo resistito, ma hanno trovato soluzioni mettendo in campo misure che individuavano di volta in volta come necessarie. Insegnanti ed educatori si sono attivati da subito per assicurare la continuità del servizio d’istruzione e per non lasciare indietro nessuno coordinandosi con studenti e famiglie, sostenuti dalle Brigate Volontarie di Solidarietà che, come qui a Reggio (la “Città delle persone”, conosciuta in tutto il mondo per i suoi nidi), hanno raccolto e distribuito materiale informatico e tecnologico a chi non l’aveva. Per questo, anche alla luce dell’ultimo piano di riapertura per settembre, insufficiente e inadeguato (e che scarica gran parte delle responsabilità su famiglie e lavoratori, per non parlare della mancanza cronica di trasporti pubblici adeguati), che mina il diritto all’istruzione, promuovendo una didattica sempre più di classe e escludente, e a un lavoro utile e dignitoso per docenti e personale ATA la soluzione ai problemi non può che venire dal basso, perché insegnanti, studenti e genitori sono gli unici che hanno interesse a far sì che le cose funzionino davvero, organizzandosi e individuando le misure necessarie per una riapertura che persegua questo fine: risorse straordinarie; personale docente e ATA in numero adeguato alle esigenze della scuola; assunzione dei docenti precari dalle graduatorie provinciali; internalizzazione di docenti e educatori; maggior numero di spazi per tutte le scuole di ogni ordine e grado; investimenti strutturali per l’edilizia scolastica; prevenzione sanitaria nelle scuole.
Organizzare flash mob, presidi, incontri, assemblee permanenti, occupazioni simboliche di scuole censimenti di immobili pubblici e privati (compresi quelli di proprietà della Chiesa) da adibire come strutture scolastiche e tutto ciò che è necessario fare per garantire lavoro e sicurezza, diritto ad un’istruzione di qualità fino ad imporre le misure necessarie che non verranno applicate se non verranno attuate e imposte dal basso, da chi lavora e studia dentro ogni scuola. A Prato gli insegnanti esternalizzati delle cooperative hanno unito la loro battaglia particolare (la richiesta di cassa integrazione e di ammortizzatori sociali, dato che pur lavorando nelle scuole pubbliche non sono dipendenti pubblici) a quella degli insegnanti precari e degli studenti borsisti mettendo in sinergia le rivendicazioni particolari e dimostrando che non si può pensare di risolvere il problema dell’istruzione pubblica occupandosi solo di alcuni aspetti senza avere una visione d’insieme.
Avanti nell’unione tra personale scolastico, studenti e famiglie per far sì che ogni scuola diventi un centro di mobilitazione e orientamento per contribuire allo sviluppo di nuove autorità popolari alternative a quelle borghesi!
Per queste ragioni aderiamo, partecipiamo e invitiamo a partecipare all’assemblea cittadina “La Scuola in Piazza” prevista per giovedì 27 agosto alle 18 in Piazza Prampolini a Reggio Emilia.