Il 20 luglio abbiamo pubblicato sulla nostra Agenzia Stampa un articolo in cui trattavamo delle elezioni amministrative e regionali che si terranno in varie regioni italiane nel mese di settembre. In quell’articolo abbiamo sottolineato come la pandemia da COVID-19 abbia prodotto un salto di qualità nella crisi del sistema politico della borghesia: si è infatti indebolita la capacità della borghesia imperialista di dare un indirizzo unitario e coerente all’attività del suo Stato e della Pubblica Amministrazione e di imporre alle masse popolari l’obbedienza a leggi e ordinanze delle sue autorità. Questo per la borghesia imperialista (nel nostro paese, i vertici della Repubblica Pontificia) è un problema, per noi comunisti è principalmente un’occasione favorevole al rafforzamento del nuovo potere.
In questo articolo ci interessa porre l’accento su un altro aspetto riguardante le elezioni di settembre: il referendum sul taglio dei parlamentari. Su questo argomento si è già espresso il (nuovo) Partito Comunista Italiano nel Comunicato CC 06/2020 del 22 febbraio 2020. È opportuno riprendere tali contenuti e inserirli nel quadro attuale della crisi del sistema politico della borghesia e nella battaglia che si sta sviluppando all’interno del Movimento 5 Stelle.
Il Movimento 5 Stelle si è affermato in misura crescente come la massima espressione politica del malcontento, dell’insofferenza e dell’indignazione delle masse popolari contro il sistema delle Larghe Intese (la combinazione del polo PD e del polo Berlusconi), il sistema di potere che per decenni ha spremuto le masse popolari italiane e devastato il nostro paese per conto della Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti europei, USA e sionisti nel quadro dell’UE e della NATO. Sulla base di questa natura il M5S è riuscito dalla sua nascita fino al 2018 a crescere in termini di radicamento, influenza e consenso tra le masse popolari del nostro paese, fino a vincere le elezioni nel marzo del 2018. In quelle elezioni si rese evidente il declino del polo PD (con satelliti e frammenti) e del polo Berlusconi, ma anche l’affermazione della Lega di Matteo Salvini, filiazione ribelle del polo Berlusconi che si atteggiava anch’essa a espressione politica del malcontento, dell’insofferenza e dell’indignazione popolare, in concorrenza con il M5S.
Il declino del M5S è incominciato dopo che ha ceduto al ricatto dei vertici della Repubblica Pontificia impersonati da Sergio Mattarella: prima nel formare un governo con in posizione chiave uomini di fiducia dell’UE, della NATO e del Vaticano (Tria e Moavero Milanesi in primis) insieme alla Lega di Matteo Salvini (quinta colonna delle Larghe Intese) e dopo con Partito Democratico, Italia Viva e Sinistra Italiana.
Dall’insediamento del Conte 1 e ancora di più del Conte 2, nella base e spesso anche tra alcuni eletti di spicco del M5S, ci sono stati dei sommovimenti: le assemblee auto-convocate nel dicembre 2019, la mobilitazione per il taglio dei parlamentari previsto per il 15 marzo, la battaglia aperta da Di Battista e altri durante l’emergenza COVID-19. Questi sommovimenti sono ancora embrionali ma mostrano che il M5S ha ancora in sé le risorse per risalire la china.
Risalire la china è il compito che noi comunisti indichiamo agli attivisti del M5S. Se imboccheranno questa strada avranno anche l’appoggio di noi comunisti. Questa strada sostanzialmente comporta di concentrare l’iniziativa degli eletti del M5S (dai suoi membri nel governo a quelli nelle amministrazioni regionali e comunali) e delle sue organizzazioni di base (i meetup) nel mettersi al servizio e nel rafforzare la resistenza delle masse popolari. Questo vuol dire:
1. incitare azienda per azienda, ospedale per ospedale, scuola per scuola, quartiere per quartiere i lavoratori, i giovani, i disoccupati, i pensionati a organizzarsi in collettivi, comitati e associazioni e mobilitarsi per far fronte all’emergenza sanitaria, economica e sociale che sta attraversando il nostro paese;
2. sostenere con l’azione di governo e con l’azione di massa gli organismi operai e popolari già esistenti e quelli che si formano, senza avere riguardi per l’opposizione dell’UE, della NATO e dei gruppi imperialisti italiani e stranieri: si tratta degli operai mobilitati contro chiusure (Whirlpool, ex Ilva, ex Lucchini, Embraco, ecc.), delocalizzazioni e smembramenti, gli operai e i lavoratori in lotta contro la legge sull’obbligo di fedeltà aziendale, la violazione dei contratti di lavoro, gli abusi padronali e le nuove forme di schiavitù, ai comitati di utenti e lavoratori per la sanità pubblica, universale e di qualità, ai comitati contro le grandi opere inutili e dannose come i NO TAV e i NO TAP, per l’acqua pubblica, contro la guerra, contro l’inquinamento, lo smantellamento dei servizi pubblici, il degrado;
3. attuare le misure favorevoli alle masse popolari e abolire o non attuare e sabotare quelle antipopolari messe in opera dal Conte 1 e dal Conte 2.
Gli attivisti, gli elettori e gli eletti che si sono mobilitati in varie forme negli ultimi mesi hanno detto che non vogliono imboccare la strada dell’eliminazione delle misure prese dal Conte 1 e indigeste al sistema delle Larghe Intese. Le batoste elettorali che il M5S ha preso mostrano che la sinistra del M5S deve avere il coraggio che non ha avuto dopo le elezioni del marzo 2018: attuare misure di effettiva rottura con la linea dei governi delle Larghe Intese di soggezione all’UE e alla NATO, altrimenti finirà con il suicidarsi cedendo al PD di Zingaretti, calpestando definitivamente l’esito delle elezioni politiche del 2018 e impantanandosi nel ruolo di forza principale di un “governo del cambiamento”… in continuità con i governi del passato (i governi Prodi-Berlusconi-Monti-Letta-Renzi-Gentiloni), quelli che hanno attuato il programma comune di lacrime e sangue per le masse popolari.
Se il M5S si adatterà al corso delle cose imposto dall’UE, dalla NATO, dalla Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti europei, USA e sionisti e dai vertici della Repubblica Pontificia, il suo declino è certo. Se il M5S ridiventerà forza d’opposizione senza riserve al corso delle cose con la sua attività dal basso e dall’alto, è invece certo che la Lega e almeno una parte del PD dovranno inseguirlo su questo terreno e anche i ricatti di far cadere il governo saranno spuntati: i ricatti funzionano solo finché e se il M5S cede ad essi! A quel punto se i vertici della Repubblica Pontificia faranno cadere il governo, ne pagheranno le conseguenze.
Per questo il Partito dei CARC si propone di sostenere e collaborare con gli attivisti e gli eletti del M5S, a farli avanzare nell’opera che hanno intrapreso con la campagna referendaria per il taglio dei parlamentari per dare seguito al loro programma e ai loro propositi di incalzare il governo e i ministri ad attuare le misure di civiltà e progresso che servono alle masse popolari. Tutti i comunisti devono sostenere senza riserve gli attivisti e gli eletti del M5S che si metteranno su questa strada!
Il futuro del nostro paese dipende dalla mobilitazione e organizzazione dei lavoratori delle aziende capitaliste e pubbliche, degli studenti e dei giovani. Ogni forza politica deve per forza di cose fare i conti con la combinazione di malcontento, insofferenza e indignazione delle masse popolari che si è ancora di più approfondito con l’emergenza sanitaria, economica e sociale degli ultimi mesi. Il M5S potrebbe essere la forza politica che se ne fa coerentemente portavoce nella pratica, affrontando però i compiti connessi e facendo fronte agli effetti che ne deriverebbero. È quello che noi comunisti abbiamo indicato con la linea del Governo di Blocco Popolare che inizia a porre rimedio agli effetti più gravi della crisi economica, ambientale e morale in corso attuando il programma riassunto nelle seguenti misure generali:
1. assegnare a ogni azienda compiti produttivi (di beni o servizi) utili e adatti alla sua natura, secondo un piano nazionale (nessuna azienda deve essere chiusa),
2. distribuire i prodotti alle famiglie e agli individui, alle aziende e ad usi collettivi secondo piani e criteri chiari, universalmente noti e democraticamente decisi,
3. assegnare a ogni persona un lavoro socialmente utile e garantirgli, in cambio della sua scrupolosa esecuzione, le condizioni necessarie per una vita dignitosa e per la partecipazione alla gestione della società (nessun lavoratore deve essere licenziato, a ogni adulto un lavoro utile e dignitoso, nessun individuo deve essere emarginato),
4. eliminare attività e produzioni inutili o dannose per l’uomo o per l’ambiente, assegnando alle aziende altri compiti,
5. avviare la riorganizzazione delle altre relazioni sociali in conformità alla nuova base produttiva e al nuovo sistema di distribuzione,
6. stabilire relazioni di solidarietà, collaborazione o scambio con gli altri paesi disposti a stabilirle con noi,
7. epurare gli alti dirigenti della Pubblica Amministrazione che sabotano l’azione del governo, conformare le Forze dell’Ordine, le Forze Armate e i Servizi d’Informazione allo spirito democratico della Costituzione del 1948 e ripristinare la partecipazione universale più larga possibile dei cittadini alle attività militari a difesa del paese e a tutela dell’ordine pubblico.