[Italia] La democrazia proletaria e il centralismo democratico: ancora sui temi suscitati dal dibattito tra PC e FGC

Con questo contributo vogliamo riprendere il dibattito rispetto all’articolo [Italia] A proposito del dibattito in corso nel Partito Comunista di Marco Rizzo pubblicato sulla nostra Agenzia Stampa il 22 giugno scorso. Intendiamo riprendere questa discussione perchè, al contrario di quanto pensano in molti anche sinceri compagni coinvolti direttamente nelle vicende che hanno portato alla scissione tra PC e FGC, il dibattito scaturito non sono “panni sporchi da lavare in casa propria” ma ha al suo interno elementi di bilancio e discussione utili a far avanzare tutto il movimento comunista in Italia. Riteniamo, quindi, che il dibattito vada esteso e allargato.

Abbiamo avuto modo di raccogliere domande, osservazioni e obiezioni da molti compagni del PC, del FGC o fuoriusciti da entrambe le organizzazioni a seguito della scissione. Molti di questi compagni hanno “lamentato” la mancanza di centralismo democratico all’interno del PC, altri più schiettamente hanno posto l’accento sulla “solita” guerra tra individui e dirigenti, altri ancora hanno accusato compagni di aver abusato del proprio ruolo e dei propri poteri per “tradire”, altri per annacquare o deviare la linea ecc. Compagni, è chiaro che di questo passo non si va da nessuna parte!

Una delle questioni principali legate al dibattito in corso tra PC e FGC, che emerge da tante domande aperte o “sommesse” è relativa alla democrazia proletaria e al centralismo democratico: non c’entrano quindi scaramucce o aspetti secondari della vita di un Partito, sono una conseguenza e non la matrice dei “problemi”. Ma per inquadrare ciò che accade nella realtà bisogna imparare a guardare le cose dall’alto e mettere le cose con i piedi per terra. Andiamo quindi con ordine per non deviare il ragionamento su binari secondari o inconcludenti.

L’emergenza Covid-19 ha aggravato la crisi generale del capitalismo entrata nella sua fase acuta nel 2008, ma già in corso da metà degli anni ’70. Le condizioni di vita delle masse popolari, i margini di conquista di maggiori diritti, la salubrità dell’ambiente, ecc sono peggiorati progressivamente. Questa offensiva contro le masse popolari da parte della classe dominante fu frutto dell’arretramento del movimento comunista rispetto al suo ruolo di avanguardia sulla mobilitazione della classe operaia e delle masse popolari per suoi limiti di direzione e per via della sconfitta della sinistra del movimento comunista nella lotta ai revisionisti alla Togliatti, Kruscev e Berlinguer. Da questa esperienza infatti ereditiamo “due tare” che oggi rallentano la rinascita del movimento comunista (elettoralismo e economicismo). Ma le masse popolari non si sono fermate alla sconfitta del movimento comunista: la borghesia non riesce più a governare con lo stesso consenso di 40 anni fa, cresce la resistenza spontanea delle masse popolari al procedere della crisi, resistenza che assume forme delle più varie indipendentemente dalla presenza o meno dei comunisti (lotte spontanee, astensione al voto o voto contro le larghe intese, ribellione alle misure restrittive anche se individuale, ecc.). Compito di un partito comunista è scoprire le leggi dello sviluppo della resistenza delle masse al procedere della crisi generale del capitalismo, far leva sulle tendenze positive presenti in questa resistenza per far prevalere in essa la direzione della classe operaia, trasformarla in lotta per il comunismo.

Il nostro partito non è un partito democratico, almeno nel senso che comunemente si dà a questa parola. È un partito centralizzato a livello nazionale… Centralizzazione vuol dire principalmente che … tutti i membri del partito, ognuno nel suo ambiente, sono posti in grado di sapersi orientare, di saper trarre dalla realtà gli elementi per stabilire una direttiva affinché la classe operaia … senta di essere guidata e di poter ancora lottare. (A. Gramsci, Introduzione al primo corso della scuola interna di partito).

Oggi dobbiamo costruire il partito che dirigerà la società di domani. Questo vuol dire che già oggi il Partito deve funzionare come modello della futura società: se si elude questo aspetto abbiamo la pretesa di costruire un partito sul modello dei partiti revisionisti (“accogliamo tutti purchè si definiscano comunisti”) o che scimmiottano i Partiti borghesi. All’opposto, ci sono invece i liquidatori del partito che dietro alle parole d’ordine dell’assemblearismo e della larga partecipazione annacquano la direzione e la linea. In entrambi i casi si punta solo a organizzare nel migliore dei casi le masse popolari per rivendicare questo o quel diritto ma non a condurle in un processo pratico di trasformazione della società e quindi anche di emancipazione, di “scuola di comunismo” che in sostanza è scuola per le masse per imparare a governare la società e non per delegare altri a farlo. Il Partito comunista deputato a farlo è il partito che:

a) si dota della concezione del mondo adeguata a fare la rivoluzione socialista (il marxismo-leninismo-maoismo e la concezione materialista-dialettica del mondo, studiando la realtà, mettendo in relazione le vecchie scoperte del movimento comunista con le nuove, verificando gli insegnamenti nella pratica), della giusta analisi del corso delle cose e della giusta strategia (oggi noi indichiamo chiaramente che la strategia universale per fare la rivoluzione socialista è la strategia della Guerra Popolare Rivoluzionaria di Lunga Durata);

b) Promuove la partecipazione universale al patrimonio intellettuale, all’organizzazione e all’attività sociale, alla gestione della società. Quindi che può e deve promuovere l’eguaglianza degli uomini. Oggi gli uomini non sono eguali, possono diventare eguali, bisogna che diventino eguali perché il futuro dell’umanità, il sistema di relazioni sociali che corrisponde al carattere sociale delle forze produttive e delle condizioni della loro vita materiale (abitazioni, trasporti, servizi pubblici, insomma la stretta connessione tra individui e tra famiglie caratteristica della società moderna) richiede che l’umanità diventi un’associazione in cui il pieno e libero sviluppo di ogni individuo è la condizione del pieno e libero sviluppo di tutti (Manifesto del partito comunista, 1848, cap. 2).

La società socialista che costruiremo si basa su tre pilastri 1. il potere in mano alla parte rivoluzionaria e organizzata del proletariato 2. la proprietà pubblica dei principali mezzi di produzione 3. la partecipazione crescente delle masse popolari alla gestione della società (vita politica, economica e sociale del paese) e accesso universale al patrimonio culturale dell’umanità. Questo ultimo pilastro attiene direttamente alla democrazia proletaria che nel partito oggi si traduce nella misura organizzativa del centralismo democratico. Non bisogna confondere quindi il “centralismo democratico” con la democrazia spicciola, con l’assemblearismo, con la deresponsabilizzazione di fronte alle decisioni, con la “libertà” di contravvenire alle direttive.

A beneficio del dibattito, della discussione e del confronto citiamo in proposito lo Statuto del P.CARC, art. 3“Il P.CARC mobilita, unisce e organizza gli uomini, le donne, i giovani e gli immigrati che, quale che sia il loro livello iniziale, si impegnano ad applicare secondo le loro capacità la linea del P.CARC e a contribuire allo sviluppo della mobilitazione rivoluzionaria delle masse; promuove sistematicamente il processo di trasformazione per l’elevazione intellettuale e morale dei suoi membri (Riforma Intellettuale e Morale) attraverso la formazione alla concezione comunista del mondo (apprendimento, assimilazione e applicazione), la partecipazione all’elaborazione e all’attuazione della linea nel particolare e nel concreto sia al nostro interno sia all’esterno. Il P.CARC lotta per instaurare la democrazia proletaria per le masse popolari (il socialismo) di cui l’abolizione della proprietà privata e l’assegnazione a tutti di un lavoro utile e dignitoso sono la condizione, la premessa necessaria. Promuove (nel Partito) ed educa le Organizzazioni Operaie e le Organizzazioni Popolari alla pratica della democrazia proletaria (partecipazione, coscienza critica, delega e revoca, verifica e controllo) e non a scimmiottare la democrazia borghese (che predica l’ipocrita uguaglianza tra proletari e borghesi e riduce la democrazia per le masse popolari al votare o al fare assemblee, ecc.). La democrazia proletaria nel Partito è innanzitutto sviluppare il processo di emancipazione intellettuale e morale dei suoi membri dalla borghesia e dal clero, lo sviluppo della loro capacità di pensare e di agire scientificamente, di orientarsi da soli e di orientare gli altri, di essere costruttori della nuova governabilità delle masse popolari organizzate (il Governo di Blocco Popolare) e del socialismo. Dal punto di vista organizzativo la democrazia proletaria nel Partito si traduce nel centralismo democratico.”

Il Partito è lo strumento di una causa, l’instaurazione del socialismo e l’avanzata verso il comunismo. Il comunismo è la società in cui la divisione della società in classi viene abolita ma per fare questo occorre che la classe operaia e le masse popolari imparino a dirigere la società e abbattano quella esistente. Il Partito è strumento di questa lotta perché ambito in cui e attorno a cui si costruisce sin da oggi un percorso di emancipazione e autonomia dal nemico: si forgiano i futuri dirigenti di domani, si rafforzano gli elementi più generosi e combattivi della classe operaia e delle masse.

Quella che siamo chiamati a combattere contro la classe dominante e per guidare la classe operaia e le masse popolari verso l’emancipazione dalla borghesia è una guerra, non militare ma politica, di conquista del cuore e della mente delle masse popolari, di organizzazione e lotta per costruire il nuovo potere che soppianterà la borghesia imperialista. Questo nuovo potere è quello delle masse popolari con alla testa la classe operaia e guidate dal partito comunista.

Il problema oggi è di essere presenti e protagonisti sul terreno di questa guerra, di non farsi sorprendere dagli eventi, di orientare il nostro lavoro di oggi in funzione della costruzione di organismi di operai e lavoratori e comitati popolari, di avere l’iniziativa in mano anche se il rapporto delle forze oggi è ancora a favore dei nostri avversari e di capire le leggi particolari di questa guerra (che non sono quelle della guerra in generale né quelle delle guerre passate né quelle della guerra imperialista). Questo è il terreno di scontro reale. Su questo terreno si decidono le sorti. In funzione di questo terreno vanno condotte tutte le operazioni: parlare di Fronte Unico, di elezioni, di costruzione del Partito ha una prospettiva se marcia nella direzione di costruire i nuovi organismi del potere operaio e popolare, caposaldo della futura democrazia proletaria ossia il socialismo. Non si tratta oggi principalmente di “propagandare il socialismo e il partito”, di “convincere con la nostra propaganda la classe operaia e le masse popolari che il socialismo è giusto”. Non si tratta solo di “elevare la coscienza” delle masse con la nostra propaganda. Si tratta principalmente di creare un partito che lavori e sia capace di lavorare in funzione di questo scontro contro la classe dominante e per costruire il socialismo, si tratta di mobilitare le masse sul terreno della costruzione delle sue istituzioni di potere. La democrazia proletaria è la base di questo processo, oggi nel partito, domani nel socialismo. Un partito rivoluzionario fa suo questo principio che verso l’interno si traduce nella promozione del dibattito politico, nello studio e nella sperimentazione della concezione comunista e della linea e nella sua verifica, nel consentire ad ogni membro di accedere al massimo livello di cui è capace agli strumenti intellettuali e morali per lottare per il socialismo; si traduce verso l’esterno nel dirigere le masse popolari e fare la scuola di comunismo necessaria ad imparare a governare la società, costituendo proprie istituzioni, praticando l’esercizio del potere già da oggi nelle forme e nei modi in cui si riesce e migliorandosi via via.

Facciamo appello a quanti si definiscono comunisti, a tutti coloro che perseguono con sincerità l’obiettivo della rinascita del movimento comunista, ad esprimersi su questi temi e a non tirarsi indietro dal dibattito in corso e di alimentarlo anzi dando battaglia, affinchè tocchi sempre di più i temi centrali per avanzare verso la rivoluzione socialista: parlare di strategia, di tattica, di quale partito serve, del bilancio dell’esperienza storia dei primi paesi socialisti e del movimento comunista e degli insegnamenti che ricaviamo. La nostra Agenzia Stampa darà ampio spazio e risposta a critiche, osservazioni, dubbi, domande a chiunque voglia porle.

Avanti compagni! La rinascita del movimento comunista in Italia segue un percorso tortuoso, di lotta, ma è l’unica strada per farla finita con la crisi del sistema capitalista e instaurare un nuovo e superiore sistema di relazioni sociali, il Socialismo!

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