L’11 luglio si svolge l’assemblea nazionale del Patto d’Azione. Di seguito quattro proposte di mobilitazione unitaria.
La pandemia da Covid-19 ha sconvolto il mondo. Essa è sorta e si è sviluppata nel contesto creato dalla crisi generale del capitalismo e, per la gestione criminale che è stata fatta della sanità (come di altri servizi pubblici), ha provocato centinaia di migliaia di morti in gran parte evitabili, ha mostrato tutte le storture e le ingiustizie della società capitalista e le ha alimentate, ha mostrato che la classe dominante non può dirigere la società nell’interesse generale delle masse popolari e dell’ambiente e che le masse popolari sono per essa solo carne da macello da sacrificare sull’altare del profitto. Ha creato una situazione da cui non si può tornare indietro. I lavoratori e le masse popolari non vogliono e non devono tornare alla “normalità” che ha creato l’attuale corso disastroso delle cose.
Tutte le chiacchiere sul ritorno alla normalità sono propaganda della guerra che la classe dominante (la borghesia imperialista) conduce contro le masse popolari, tutti gli appelli all’unità nazionale e al perseguimento del “bene comune” sono il paravento per nascondere il fatto che i padroni pretendono maggiore libertà di manovra per sfruttare ancora di più i lavoratori (avanzare in modo deciso nello smantellamento dei diritti, delle tutele e delle conquiste della classe operaia), per continuare a coltivare ai fini del loro profitto vecchi e nuovi ambiti di speculazione (sanità privata, istruzione privata) e allargarli ulteriormente.
Si è aperta una fase in cui l’incompatibilità fra gli interessi della classe dominante e quelli delle masse popolari si è acuita ed è destinata ad aggravarsi ancor più, in cui la rovinosa crisi della classe dominante trascina velocemente verso la rovina l’intera società, in cui più palesemente e urgentemente si pone per le masse popolari la questione di costruire il potere alternativo a quello della classe dominante, il nuovo potere del proletariato. Il punto raggiunto dalla crisi del sistema capitalista ci obbliga (e ci consente) di ragionare e di agire non solo sul piano rivendicativo per cui “la crisi la devono pagare i padroni”, ma anche su quello propriamente politico.
Ogni organismo operaio, popolare, sindacale e politico si trova a un bivio: o si accoda alle istituzioni e alle autorità borghesi o partecipa alla creazione delle istituzioni e delle autorità popolari. Noi sosteniamo con decisione questa seconda strada. Chi tra le organizzazioni politiche e sindacali crede che è possibile percorrere la prima strada non farà altro che alimentare sfiducia e disfattismo fra la classe operaia e le masse popolari, rendendosi complice delle manovre e della miseria prodotta dalla classe dominante. Oltre a perseguire l’obiettivo immediato e circoscritto di ogni mobilitazione, sosteniamo quindi ogni organismo operaio e popolare affinché si concepisca e agisca come una nuova autorità pubblica:
– agisca con continuità, iniziativa e autonomia indipendentemente dall’esito della singola battaglia, in modo da stringere relazioni con altri organismi che promuovono lotte simili (sullo stesso tema) e con organismi della stessa zona che promuovono lotte di diverso tipo, con l’obiettivo di costituire o rafforzare una rete territoriale via via più ampia del fronte delle masse popolari (operai, lavoratori, Partite IVA, studenti, ecc.);
– combini le attività “tradizionali” (manifestazioni, presidi, scioperi, ecc.) con altre che sono adeguate a fare della singola rivendicazione una questione politica: irruzioni nel consiglio comunale o regionale, scioperi al contrario con pretesa del pagamento del lavoro svolto (sotto forma di buoni spesa, esenzioni dai servizi comunali), ecc;
– si coordini con tutti gli organismi del territorio per elaborare misure concrete per fare fronte ai problemi che l’incuria delle autorità e delle istituzioni borghesi ha aggravato, chiama alla mobilitazione il resto della popolazione per attuarle direttamente, con gli strumenti e i mezzi che ha a disposizione.
Quanto più le organizzazioni operaie e popolari agiranno come le autorità pubbliche del territorio a cui le masse popolari si rivolgono, in cui ripongono fiducia e a cui “rispondono”, tanto più aumenterà la capacità della classe operaia e delle masse popolari organizzate di fare a meno dei padroni e delle loro istituzioni.
A questo proposito, l’aspetto decisivo è l’organizzazione (le forme, il contenuto e l’orientamento) della classe operaia. Se gli operai decidono una cosa e si organizzano per farsi valere, non esiste Confindustria, governo, polizia o esercito che possa fermarli. La mobilitazione e organizzazione della classe operaia è l’unica strada per far valere gli interessi di tutte le masse popolari.
Ai fini della traduzione pratica di questo ragionamento, avanziamo la proposta di intervento comune su 4 aspetti:
– Sanità, sicurezza sul lavoro e diritti dei lavoratori: non c’è nessuna seria discussione sul diritto alla salute (né in generale, né sui luoghi di lavoro) finché sussiste l’obbligo di fedeltà aziendale. Esso colpisce i lavoratori di ogni settore e, in particolare, è usato come un manganello contro gli infermieri (che ieri erano chiamati “eroi” e oggi sono minacciati di licenziamento e licenziati se denunciano le carenze, i tagli e le speculazioni nella sanità). Il Patto di Azione deve sostenere la lotta contro l’obbligo di fedeltà aziendale, andando oltre la “campagna di opinione”: costituzione di comitati di utenti della sanità e lavoratori; creazione di squadre di vigilanza di lavoratori (nelle aziende pubbliche e capitaliste), promozione del coordinamento fra lavoratori di vari settori e confluenza delle mille vertenze in atto in una unica campagna nazionale.
– Lavoro, reddito, nazionalizzazione delle aziende in smantellamento: una serie di rivendicazioni che, combinando aspetti particolari e generali, incalzino governo e enti locali in una campagna nazionale per il prolungamento del blocco dei licenziamenti e il prolungamento dei contratti precari, l’internalizzazione dei dipendenti sotto cooperativa, pagamento regolare o integrativo del salario al 100% per la cassa integrazione, garanzia di tutele per un reddito dignitoso per i lavoratori autonomi.
– Lotta alla repressione: contrasto della repressione poliziesca contro lavoratori, sindacalisti, attivisti e comunisti: rendere pubblico ogni attacco repressivo, promuovere (chiedere e dare) la solidarietà delle più ampie masse popolari, trasformare ogni attacco in occasione per promuovere organizzazione e radicamento territoriale, campagna per il non pagamento delle multe (ricorsi, azioni militanti, ecc.) In una sintesi: passare da accusati ad accusatori.
– Rafforzamento e sviluppo delle brigate di solidarietà esistenti e creazione di nuove sui posti di lavoro, nelle aziende, nei quartieri: per dare attuazione pratica alla parola d’ordine “nessuno sia lasciato solo” e per allargare la rete di solidarietà popolare che già nelle settimane di lockdown ha sostituito efficacemente le autorità e le istituzioni borghesi (che hanno letteralmente abbandonato la parte più povera della popolazione).
Ognuno di questi quattro ambiti è già terreno di attivismo e iniziativa da parte di organismi aderenti al Patto d’Azione e da parte di altri organismi con cui costruire un terreno comune: al Patto d’Azione la possibilità di dare una spinta e uno sbocco positivo.
Niente sarà più come prima, tutto deve essere meglio di prima!