Il diritto all’istruzione pubblica è sotto attacco, ma non è una novità. La crisi terminale del sistema capitalista accelera lo smantellamento, pezzo dopo pezzo, del servizio scolastico e universitario per le masse popolari. L’emergenza sanitaria degli scorsi mesi ha prodotto un salto di qualità, in negativo, di questo processo di demolizione. Dopo la prima fase della pandemia, è ancora più evidente come il sistema scolastico e universitario italiano siano allo sbando, totalmente iniqui e inefficienti, ben lontani dall’assolvere al compito di fornire a tutti un’istruzione gratuita e di qualità. La classe dominante ha approfittato anche della quarantena per fare cassa e far pagare ancora una volta il prezzo della crisi agli studenti (esemplari i tentati “sfratti” dalle case dello studente in piena pandemia o il mantenimento del pagamento delle rette a fronte di locali chiusi). Molti studenti universitari fuori sede sono dovuti tornare a casa perché non potevano più permettersi di pagare l’affitto mentre quelli rimasti sono stati privati di tutti i servizi basilari (mensa, biblioteche, connessione Internet per seguire le lezioni e studiare).
Per gli studenti delle superiori i disagi sono stati simili: dall’incertezza sullo svolgimento degli esami di maturità e sul metodo di valutazione, alla difficoltà a seguire le lezioni online che la ministra Azzolina ha reso obbligatorie con il sistema classista della Didattica a Distanza. Dopo tre mesi dall’inizio dell’emergenza non è stato fatto alcun passo avanti, non sono stati riaperti i locali di studio, né è stato approntato alcun tipo di lavoro o adeguamento per poter ripartire a settembre che ormai è prossimo.
Insomma, siamo in una situazione nella quale c’è ben poco da stare a guardare! Infatti gli studenti, così come gli insegnanti, si sono mobilitati per la difesa dei loro diritti. Nonostante il periodo estivo di solito coincida con la “pausa” anche delle lotte studentesche, l’emergenza sanitaria ha prodotto effetti che rendono i prossimi mesi molto caldi sotto tanti punti di vista. Tra le organizzazioni comuniste sicuramente il Fronte Gioventù Comunista (FGC) ) è quello che più di tutti si sta occupando su scala nazionale e a livello capillare della difesa del diritto allo studio, organizzando mobilitazioni e presidi davanti alle scuole, alle università e ai palazzi delle istituzioni. Molti anche gli organismi e collettivi studenteschi che stanno facendo sentire la loro voce: alcuni di questi, già nella prima fase della pandemia, hanno ripreso la mobilitazione con forza, non solo rivendicando alle istituzioni, ma anche cominciando a fare da soli quello che il governo non fa e non ha intenzione di fare. In questo senso segnaliamo la mobilitazione per la riappropriazione degli spazi per lo studio universitario portata avanti da alcuni collettivi universitari di Firenze che hanno organizzato aule studio all’aperto davanti alle università, sia per dimostrare che serve riaprire, sia per dare soluzioni concrete agli studenti che hanno bisogno di spazi (la mobilitazione ha suscitato la reazione scomposta del rettore che ha chiamato i carabinieri per procedere allo sgombero e il fatto che esso non si sia reso necessario – erano state infatti prese tutte le misure di sicurezza atte a prevenire i contagi – dimostra bene come gli studenti siano in grado di autorganizzarsi al meglio per provvedere ai loro bisogni). In linea generale, tanti organismi e collettivi si stanno chiedendo cosa sarà del loro destino se non fanno niente, se non si mobilitano in prima persona, e questo li porta a ragionare in termini più ampi, ad intuire l’esigenza di dover mettere mano al sistema dell’istruzione pubblica nel suo complesso. Quindi le mobilitazioni dei giovani per il diritto allo studio, insieme a quelle delle Brigate di Solidarietà e dei lavoratori della scuola rappresentano un campo importante di intervento per il Partito teso a costruire e rafforzare una rete capillare di organizzazioni studentesche che si mobiliti contro i tagli al pubblico, i finanziamenti al privato, l’aumento dei costi, il restringimento o l’eliminazione del diritto allo studio, ma che sia anche capace di individuare le misure concrete che servono nell’immediato, di incalzare le autorità ad attuarle, spingendosi a realizzare autonomamente tutte quelle che già ha la forza di mettere in campo.
Per raggiungere questi obiettivi, questa rete dovrà avvalersi sempre di più del ricco tessuto di comitati, associazioni, organizzazioni operaie e popolari presenti nei territori, perché l’emergenza Covid-19 ha mostrato bene che la classe dominante non ha uno straccio di soluzione ai problemi di nessuno e tutti i settori delle masse popolari sono in fermento. L’unico modo per difendere efficacemente il diritto all’istruzione, così come ogni altra conquista delle masse popolari è lottare per l’instaurazione di un governo di emergenza popolare, costruire la rete degli organismi che, dal basso, inizino in autonomia a fare fronte alle proprie esigenze affermando i propri interessi. Sulla base di questa prospettiva facciamo appello a tutte le organizzazioni comuniste e a tutti gli studenti con la falce e martello nel cuore a collaborare all’obiettivo di fare di ogni scuola e università un ambito di costruzione del nuovo potere, superando le schermaglie e le logiche da orticello, nella pratica di una lotta di classe che metta al centro i bisogni delle masse popolari.