Intossicazione

Il punto sulla situazione politica

La crisi del sistema politico della classe dominante nel nostro paese è ben rappresentata dalla differenza fra la forma (il modo in cui vengono presentate le cose) e la sostanza (il contenuto delle cose). Due esempi di intossicazione dell’opinione pubblica.

L’emergenza sanitaria. La diffusione del Covid-19 è diminuita, l’emergenza sanitaria è rientrata e la preoccupazione principale delle autorità borghesi, dopo la strage di decine di migliaia di morti, è garantire ai capitalisti la ripresa degli affari, il “ritorno alla normalità”. Per tornare alla normalità le autorità allentano le regole del distanziamento sociale, in modo che riprendano su ampia scala sia la produzione che il consumo di merci (commercio) e promuovono una martellante campagna di colpevolizzazione delle masse popolari che sarebbero tanto incoscienti da pretendere di riversarsi nelle strade e nelle piazze come del resto le norme governative e regionali non solo consentono, ma incoraggiano a fare. In questo clima scoppiano nuovi focolai di contagio di “preoccupante consistenza”. Dove scoppiano? Alla Bartolini di Bologna (107 contagi che hanno interessato 79 operai e i loro famigliari), azienda della logistica in cui fin da marzo – come in tutte le aziende della logistica – i lavoratori sono in lotta per il rispetto delle norme anticontagio e anziché DPI hanno ottenuto dalle autorità manganellate e denunce, e a Mondragone, nelle palazzine abitate dalle famiglie di lavoratori delle campagne, trattati come schiavi. Ecco che mentre infuria la polemica sul fatto che “gli assembramenti ingiustificati” (i giornali e i politicanti borghesi si scagliano contro “la movida”, ma il bersaglio a cui mirano sono presidi e manifestazioni di protesta) sono potenziali cause di focolai, è ben dimostrato invece che gli assembramenti “giustificati”, quelli nelle aziende, sono certamente causa di focolai. Sono assembramenti non solo giustificati, ma coscientemente esclusi da ogni controllo: alla Bartolini sono stati i sindacati a dover chiamare più volte la ASL e i carabinieri a fronte delle segnalazioni fatte all’azienda che però le ha insabbiate per non chiudere (ad oggi, nonostante il numero dei contagi, non ha ancora chiuso).
Chi pensava che, dopo gli oltre 20 mila morti della Lombardia causati dalla mancata istituzione delle zone rosse imposta da Confidustria per non fermare la produzione, il governo e le autorità avessero imparato qualcosa, è smentito dai fatti. La classe dominante vuole tornare alla normalità e le mille Bartolini e Mondragone d’Italia dimostrano che lo sta facendo.

Gli Stati generali. Benché già prima della pandemia l’obiettivo di conciliare gli interessi delle masse popolari con quelli dei capitalisti, degli speculatori e della Comunità Internazionale degli imperialisti UE, USA e sionisti fosse chiaramente fallimentare (perché sono interessi inconciliabili) e, nonostante la pandemia abbia ampiamente dimostrato la loro inconciliabilità, Conte persevera su quella strada cercando il modo di fare fronte alle contraddizioni che l’aggravamento della crisi economica suscita anche nelle file della classe dominante.
Fra i capitalisti non solo permane la lotta fra fazioni per tutelare ognuna i propri interessi a discapito delle altre, ma ad essa si è aggiunta la lotta per conquistare una posizione di primo piano nella gestione degli ingenti fondi che le istituzioni della UE hanno stanziato per “tornare alla normalità”. La combinazione dei due aspetti ha alimentato la guerra per bande nel campo della classe dominante e, di conseguenza, ha aumentato l’ingovernabilità di un paese in cui ogni gruppo di potere gioca una sua propria partita. Questo è il contesto in cui (e la causa per cui) Conte ha convocato gli Stati generali dell’Economia con l’obiettivo di tenere insieme gli interessi dei vari gruppi di potere della Repubblica Pontificia, sulla base di un “piano comune” da far condividere con le buone (il riconoscimento di un ruolo nella spartizione o di un posto al tavolo delle trattative) o con le cattive anche ai sindacati di regime e ai sindacati di base.
Il tentativo non può andare a buon fine: non è sufficiente la spregiudicatezza di Conte nell’aggirare le istituzioni esistenti (in particolare il Parlamento, definitivamente esautorato da task force, comitati tecnico-scientifici, commissione Colao, ecc.) perché ogni gruppo di potere vuole mantenere le mani libere per giocare la sua partita, per tutelare e incrementare i propri affari e la sua sfera di influenza e per sviluppare sue relazioni con le autorità e le istituzioni della Comunità Internazionale.
Chi pensava che la classe dominante, di fronte al peggioramento della crisi generale, potesse assumersi una responsabilità nella tutela del “bene comune” a cui pretende di assoggettare le masse popolari, con il fallimento degli Stati generali ha la dimostrazione, invece, della totale incapacità della borghesia di ragionare oltre i propri interessi immediati e oltre la contingenza.

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