Il 19 giugno 1986 in Perù, nelle prigioni di El Fronton, di Lurigancho e di El Callao, le forze armate del governo socialdemocratico di Alan Garcia e dei suoi padrini della Comunità Internazionale degli imperialisti, reprimevano con bombardamenti ed esecuzioni sommarie la rivolta dei detenuti politici del Partito Comunista del Perù – Sendero Luminoso. Da allora, i quasi 300 caduti del 19 giugno 1986 fanno parte della memoria del movimento comunista internazionale che ogni anno si rinnova nella celebrazione della Giornata Internazionale del Rivoluzionario Prigioniero (GIRP).
Il P. CARC ha organizzato incontri nelle città di Napoli, Roma, Pisa e Firenze, volti a celebrare la gloriosa memoria dei compagni protagonisti di quelle rivolte e ad alimentare la solidarietà con quanti oggi sono oggetto della repressione o sono ancora nelle mani del nemico. La lotta contro la repressione è uno dei fronti principali della lotta di classe e incontri come questi sono finalizzati anche alla formazione su come resistervi per non subirla e ribaltarla anzi, in operazioni politiche e organizzative tese a rispedire al mittente i suoi attacchi. Con lo stesso spirito abbiamo partecipato anche a un’iniziativa organizzata dal Laboratorio Contro la Repressione “Sacko” a Viareggio, svoltasi sempre il 19 giugno, mentre qualche giorno più tardi, il 29, anche la sezione di Siena-Val d’Elsa ha organizzato un ulteriore incontro presso il circolo ARCI “Ravacciano”.
Napoli. L’iniziativa, svoltasi nella sede di GalleRi Art, presso la Galleria Principe di Napoli, ha visto gli interventi di Fabiola D’Aliesio, della segreteria federale campana del P.CARC, e di Pietro Ioia, garante dei detenuti del Comune di Napoli, oltre che di Pablo Bonuccelli, direttore di Resistenza, in collegamento telefonico. Ha introdotto il dibattito Pino Guerra, della sezione di Napoli Nord.
I nostri interventi hanno messo al centro la natura di classe della repressione facendo riferimento anche alle recenti forme che essa ha assunto durante il mantenimento del lockdown, e la necessità della costruzione di un fronte che non lasci solo nessuno davanti alle prove da “Stato di polizia” in corso nel nostro paese. Pietro Ioia e alcuni esponenti di associazioni attive per i diritti dei detenuti hanno raccontato una serie di episodi circa la vita carceraria e gli affari che si consumano sulla pelle dei detenuti. Ioia inoltre ha parlato del ruolo politico dei detenuti e della necessità della mobilitazione e del sostegno dei parenti.
Roma. La sezione locale, il 21 giugno, ha promosso una giornata di solidarietà con i prigionieri politici e in particolare con i rivoluzionari turchi e il gruppo musicale Grup Yorum, alcuni membri del quale sono stati arrestati dal governo reazionario di Erdogan con l’accusa di essere affiliati al DHKP-C (Fronte Rivoluzionario di Liberazione Popolare) e che per dare visibilità alla loro detenzione hanno portato avanti lo sciopero della fame fino alla morte.
L’assemblea si è svolta nello Spazio Sociale Roberto Scialabba, sede della sezione romana, ed è stata diretta dalla segretaria, Roberta Tarantino, assieme al compagno Angelo D’Alessio. È intervenuta per l’occasione Valentina Vallesi, esponente del Fronte Antimperialista. Il dibattito si è concentrato sulla repressione come strumento necessario al mantenimento di una società basata sulla divisione in classi e che come tale va affrontata. Un compagno, ex prigioniero, ha sottolineato con il suo intervento come pure il detenuto politico continui a essere soggetto attivo nella lotta di classe in corso contro la borghesia imperialista che si combatte anche dall’interno delle carceri.
Oltre al dibattito e alla successiva cena, la sezione ha organizzato un omaggio a tutti i rivoluzionati prigionieri presso la tomba del compagno Antonio Gramsci, dove sono stati letti messaggi di solidarietà e si è onorato il più importante dirigente del vecchio PCI, morto nelle carceri fasciste.
Pisa. L’incontro si è svolto presso il circolo ARCI “Gramsci”. La segretaria delle Federazione Toscana, Silvia Fruzzetti, ha introdotto il dibattito, sottolineando in particolare il legame stretto fra l’acuirsi della lotta di classe e le restrizioni che la borghesia tenta di imporre alle masse popolari. La compagna ha mostrato che le varie leggi che hanno inasprito le condizioni dei detenuti sono state emanate in precisi passaggi della storia del nostro paese, che determinavano altrettanti giri di boa della crisi generale del capitalismo. Oltre alle leggi speciali degli anni ’70, per fare fronte all’aperta e diffusa ribellione della classe operaia e delle masse popolari, vediamo che la legge istitutiva del 41 bis è del 1992, lo stesso anno in cui la classe operaia italiana subiva un grosso colpo con l’accordo del 31 luglio che sancì la fine della scala mobile. Il regime viene ulteriormente inasprito nel 2009, data che coincide con l’entrata nella fase acuta e terminale della crisi, per arrivare a oggi: a fronte delle rivolte del marzo scorso, alcuni esponenti del governo e dell’apparato penitenziario propongono l’estensione del regime di 41bis ai detenuti rivoltosi. È evidente il legame tra l’estensione, l’approfondimento e l’aggravamento delle misure adottate dall’apparato repressivo e la lotta di classe.
Al dibattito erano presenti William Frediani, autore del libro “Un universo di acciaio e cemento”, un’analisi approfondita sulle condizioni del carcere e dei detenuti comuni che è stata in parte esposta dall’autore, e Gianfranco Castellotti, compagno e profondo conoscitore delle lotte e della repressione nelle carceri turche (che ha sperimentato in prima persona) che ha trattato della repressione con un’ottica internazionale, affrontando anche la questione delle rivolte che attualmente stanno sconvolgendo gli USA in seguito all’omicidio di George Floyd. In particolare, Castellotti ha mostrato come esse siano sì sbocciate in risposta a questo omicidio, ma sulla base di un profondo e radicato legame con la lotta di classe in corso e con lo sviluppo della mobilitazione per fare fronte alle condizioni che la classe dominante tenta di imporre alle masse popolari americane.
Firenze. L’iniziativa si è svolta sabato 20 giugno presso il circolo ARCI “Le Panche-Il Campino”, ed è stata introdotta dal compagno Giuseppe Baiano della sezione di Firenze Rifredi. Sono seguite le letture della testimonianza di José Mejia Huerta, un compagno senderista carcerato a El Fronton scampato all’eccidio, e della lettera che Nicoletta Dosio ha scritto in risposta alle cartoline mandate a lei e ad altri detenuti politici. L’intervento di Pasquale Abatangelo, militante delle BR per tanti anni carcerato, ha confermato l’importanza della corrispondenza come momento di “contatto” con l’esterno e di condivisione, di dibattito con gli altri prigionieri.
L’assemblea ha spaziato su cosa è la repressione oggi: quella contro gli operai in sciopero, contro gli infermieri come Marco Lenzoni, che finiscono sotto procedimento disciplinare per aver denunciato la mancanza dei dispositivi di protezione individuale, contro gli antifascisti multati il 25 aprile per avere portato un fiore alle lapidi dei nostri partigiani. Una riflessione particolare è stata fatta sulla tortura del 41 bis, regime carcerario pensato per annichilire i prigionieri politici e a cui Nadia Lioce, militante rivoluzionaria delle BR per la Costruzione del Partito Comunista Combattente, è sottoposta da 17 anni. Si è parlato del fatto che la repressione violenta nelle carceri non è una pratica riservata a paesi come il Perù degli anni ’80: l’8 marzo 2020 in Italia ci sono stati 13 morti nelle rappresaglie in risposta alla lotta per pretendere misure adeguate a fronteggiare il Covid-19 e ovviamente nessuna inchiesta aperta… Questa è la giustizia della borghesia: colpisce il proletariato e lascia indisturbati i macellai degli operai, come i padroni della ThyssenKrupp, e gli assassini come Attilio Fontana.