Rilanciamo l’appello del Comitato Lavoratori della Scuola di Siena su cui lavoratori, studenti e genitori del territorio stanno portando avanti una raccolta firme.
È un esempio positivo di organizzazione e coordinamento tra le diverse “categorie” che compongono il mondo della scuola sulla base, non solo della denuncia del cattivo presente ma anche, e soprattutto, delle proposte che il Comitato ha elaborato ai autonomia dalle istituzioni e intorno alle quali sta sviluppando opinione pubblica e organizzazione perchè la soluzione non arriverà dall’alto, dai fautori dell’attuale disastro ma solo e soltanto dal basso, dall’organizzazione delle masse popolari che si mettono a tavolino per individuare le misure che servono, per imporle nei fatti alle autorità costituite, per iniziare ad attuarle in autonomia sulla base delle loro forze.
Questa è la Buona Scuola che vogliamo!
POSTO ALLA SCUOLA, SPAZIO AI DOCENTI!
Gli eventi degli ultimi mesi hanno modificato significativamente la vita di tutti in ogni aspetto di essa. Nel campo scolastico, nella fattispecie, la pandemia ha sconvolto la possibilità di garantire effettivamente la continuità dell’attività didattica, creando non pochi problemi, tanto ai docenti quanto agli studenti.
Infatti questi ultimi non hanno potuto, attraverso le lezioni online, compiere il giusto percorso di apprendimento, sia a causa della condizione economica delle famiglie che, spesso, ha comportato il mancato possesso di un computer o di una connessione internet opportuna (a poco sono servite le briciole date dal governo), sia a causa dei limiti stessi della “Didattica a Distanza” che non può garantire a tutti un’istruzione efficace.
I docenti si sono visti invece caricati di ulteriore lavoro costretti dal nulla ad inventarsi una ridicola didattica digitale che dal prossimo anno alcuni vorrebbero obbligatoria, in nome di un modello di scuola e di lavoro che niente hanno a che fare con il diritto all’istruzione pubblica e ad un lavoro dignitoso.
Negli ultimi mesi sono proliferate manifestazioni da parte sia di studenti che di docenti e personale Ata per denunciare una situazione insostenibile sia da parte degli uni che degli altri. Le mobilitazioni hanno riguardato la scuola e l’istruzione in toto : ricordiamo anche i colleghi esternalizzati di Prato che si sono battuti per avere lo stipendio pieno anche durante il lockdown. Aggiungiamo i due flashmob organizzati a Siena per chiedere per i precari storici la stabilizzazione che lo Stato nega (e per la quale l’Italia paga una sanzione all’Europa) e la riapertura a settembre in totale sicurezza.
Bisogna organizzarsi per contrastare la tendenza che è in atto ad approfittare dell’emergenza sanitaria per avanzare ulteriormente nella distruzione dell’istruzione pubblica, facendo di ogni scuola un centro di mobilitazione per definire misure che permettano di riaprire gli edifici scolastici in sicurezza e di difendere e ampliare il diritto allo studio:
1. Nessuno deve essere bocciato! Se la gestione dell’emergenza ha, di fatto, sospeso il diritto allo studio, le bocciature non sono altro che un modo per penalizzare gli studenti (soprattutto quelli con svantaggio socio-economico familiare);
2. Cominciare da subito a fare una mappatura e un’inchiesta sugli spazi e sugli edifici scolastici del territorio per permettere la riapertura a settembre e porre fine per sempre allo scempio delle “classi pollaio”, tutelando la sicurezza e la salute di docenti, studenti e personale ATA;
3. NO all’obbligatorietà della DaD! Devono essere studenti e docenti a definire le modalità di utilizzo delle nuove tecnologie in ambito scolastico;
4. Assunzioni dal 1°settembre per tutti i docenti precari con più di tre anni di servizio, eliminando il concorso-farsa che, peraltro, mette a repentaglio la stessa salute dei partecipanti e rappresenta una spesa per il ministero della pubblica istruzione (una spesa che potrebbe essere investita per la messa in sicurezza degli edifici scolastici);
5. Internalizzazione dei lavoratori della scuola esternalizzati che percepiscono uno stipendio pari ai 1/2 degli statali (il resto va alla cooperativa) per garantire loro una vita dignitosa.
Come è stato giustamente fatto per gli addetti alla sanità, a momenti di emergenza si risponde con decreti d’urgenza: stabilizzare i precari storici, internalizzare i lavoratori della scuola esternalizzati e investire il denaro pubblico nella costruzione o riadattamento di locali scolastici idonei
all’emergenza sanitaria per garantire agli studenti un apprendimento sicuro ed efficace!