L’emergenza sanitaria e la successiva fase di lockdown sono state teatro di sommovimenti importanti nel campo dei comunisti. In particolare nei mesi scorsi, al principio della sua fase congressuale, è sorto un importante dibattito nell’area politica del PC di Rizzo e del Fronte della Gioventù Comunista. Queste due organizzazioni raccolgono una parte numericamente importante dei compagni fuoriusciti dalla vecchia sinistra borghese in disfacimento (PRC e Comunisti Italiani) e numerosi giovani delle scuole medie superiori e delle università, aggregati dietro le bandiere della lotta per il socialismo, della difesa della prima ondata della rivoluzione proletaria[1] e dell’esperienza dei primi paesi socialisti. A più riprese, fuori da ogni logica concorrenziale, abbiamo sottolineato la positività del costituirsi in Italia di un’area politica con basi ideologiche e politiche controcorrente con il ciarpame della sinistra borghese sugli “errori e orrori” del comunismo.
Ugualmente, a più riprese, abbiamo cercato di stabilire rapporti fraterni con i compagni del PC Rizzo e del FGC, tesi all’unità d’azione e alla solidarietà reciproca ma anche al dibattito franco e aperto e alla lotta ideologica sulle divergenze esistenti. In particolare credevamo e crediamo che l’impianto ideologico e politico di queste due organizzazioni è impregnato di importanti errori nel bilancio dell’esperienza del vecchio movimento comunista italiano ed internazionale. Crediamo che tali errori, lungi dall’essere soltanto temi di disputa storiografiche, indirizzano gli sforzi di questi compagni su un viatico inconcludente ai fini della ricostruzione di un partito comunista rivoluzionario capace di oltrepassare i limiti su cui si è arrestato il primo Partito Comunista italiano.
Il principale di questi errori consiste nel circoscrivere le cause del declino del vecchio movimento comunista al tradimento operato da capi opportunisti e succubi della corrente del revisionismo moderno[2] che dopo il 1953 dilagò nel movimento comunista internazionale (nel nostro paese i Togliatti, i Longo e poi Berlinguer). Già il (nuovo)PCI ha argomentato in “Pietro Secchia e due importanti lezioni” (che invitiamo i nostri lettori a leggere) come furono proprio i limiti della sinistra del vecchio movimento comunista, dunque della sua parte migliore e più devota al comunismo, nella comprensione delle condizioni, delle forme e dei risultati della lotta di classe, a consentire l’ascesa del revisionismo moderno in capo al movimento comunista italiano e internazionale. L’individuazione dei limiti della sinistra del vecchio movimento comunista è dunque il presupposto per condurre un serio e scientifico bilancio dell’esperienza passata dei comunisti e non attestarsi ad una valutazione del passato rabberciata e foriera della ripetizione di vecchi errori.
E’ così che, posto erroneamente il problema delle basi teoriche su cui fondare la rinascita del movimento comunista in Italia, il gruppo dirigente di PC e FGC ha articolato negli anni una linea di ricostruzione del partito incentrata sulla proclamata fedeltà ai principi del marxismo-leninismo e sulla continuità con la condotta del vecchio PCI. Quindi, propaganda del socialismo in chiave attendista, partecipazione alle elezioni con liste PC, visibilità mediatica e raduni alla presenza dei dirigenti nazionali, promozione di lotte rivendicative in campo studentesco tramite il FGC, intervento sindacale per promuovere la costituzione di un sindacato apparentato al Partito. Un tentativo su piccola scala di riesumare il vecchio PCI senza fare i conti con il fatto che nessun partito comunista e operaio attivo nei paesi imperialisti nel corso della prima ondata (non solo il partito italiano), seguendo tale linea, ha portato a compimento la rivoluzione socialista. Senza fare i conti con il fatto che l’attestarsi su un simile terreno, nel secolo scorso, da parte dei partiti comunisti e operai europei, è stato decisivo del loro liquefarsi davanti all’ascesa del fascismo e poi, una volta sconfitto il fascismo, della loro integrazione nei sistemi politici borghesi e della loro successiva trasformazione in partiti della sinistra borghese.
Diventare una componente, sia pur di sinistra ed identitaria, del teatrino della politica borghese è anche lo sbocco pratico della linea di ricostruzione del partito praticata da PC Rizzo e FGC.
Da qui la natura ibrida di quest’aggregazione dove confluiscono indistintamente sia coloro che aspirano a ritagliarsi un posto nel teatrino della politica borghese (per ripercorrere, fuori tempo massimo, le gesta del PRC di una volta, anche se più di sinistra e identitario), sia compagni che aspirano alla costruzione di un partito comunista rivoluzionario, che vogliono lottare per costruire la rivoluzione socialista e non solo declamarla, che aspirano a militare in un vero partito comunista e che non vogliono ridursi a fare l’ala di sinistra del teatrino politico borghese.
Queste sono le due linee che agitano le acque nel PC di Rizzo e nel FGC, trasversalmente all’una o all’altra organizzazione. Queste sono le due visioni strategiche che si contendono il terreno, non solo nel PC Rizzo e nel FGC ma nell’insieme del movimento comunista del nostro paese: organizzare riedizioni delle esperienze della sinistra borghese (siano esse nella variante riformista elettoralista o economicista) o ricostruire un movimento comunista cosciente e organizzato dotato di una strategia per fare dell’Italia un nuovo paese socialista. È questo il reale oggetto del contendere dello scontro in atto nell’area del PC di Rizzo e del FGC benchè i promotori delle due frange contendenti (Rizzo e Mustillo), nel dibattito pubblico, si scontrino su questioni secondarie, su regole congressuali e commissariamenti di federazioni, su alleanze elettorali e analisi della situazione internazionale. Non solo, entrambe le frange dimostrano di non differire quanto al loro allineamento strategico che resta nell’alveo dei tatticismi propri della sinistra borghese, Rizzo calcando con l’elettoralismo (vedere, da ultimo, la sua proposta di referendum per l’uscita dall’UE) e Mustillo puntando invece su una linea di tipo economicista-movimentista (di cui è impregnato l’appello per il Fronte Unico di Classe). Non è per caso che nello scontro in atto restano inevase le questione decisive relative al bilancio dell’esperienza, a quale Partito Comunista costruire, alla strategia e alla tattica con cui operare.
Ma è proprio dalla risposta a queste domande (non dalla massa di voti e partecipanti a cortei che una frangia o l’altra si dimostreranno capaci di radunare) che dipenderà l’esito positivo, ai fini della rinascita del movimento comunista, della battaglia apertasi nel PC di Rizzo e nel FGC.
Diversi sono i compagni di questa area politica che stanno reagendo al dibattito in corso tirando i remi in barca e amareggiati e arrabbiati per la piega presa dal dibattito. A questi compagni diciamo di non tirare i remi in barca, di trasformare l’amarezza e la rabbia in attivismo e in lotta perchè il dibattito in corso nella loro organizzazione assuma un’altra piega. Diciamo loro di dare battaglia nel proprio circolo o istanza per l’elevazione del dibattito nella propria organizzazione, affinchè esso si incentri sulle questioni decisive per la rinascita del movimento comunista senza essere soppiantato dal chiasso delle opposte tifoserie pro-Rizzo e pro-Mustillo. Che l’attuale crisi del PC Rizzo e del FGC si trasformi in un’opportunità di sviluppo del dibattito sul bilancio del vecchio movimento comunista, su quale Partito Comunista costruire, sulla strategia e la tattica da adottare per avanzare nella lotta per il socialismo nel nostro paese.
La pandemia mondiale sta portando alle più estreme conseguenze la crisi del sistema di potere della borghesia imperialista. Esso è messo alle corde dai contrasti divenuti insanabili all’interno della stessa classe dominante e dall’impossibilità di tenere a bada la resistenza spontanea delle masse popolari. La rivolta in corso negli USA, nel cuore del sistema imperialista mondiale, a seguito di un fatto consueto negli USA (le brutalità poliziesche contro la comunità nera) è una perfetta fotografia dello stato delle cose. C’è bisogno di un nuovo sistema politico e di un nuovo potere, il potere della classe operaia e delle masse popolari, il solo in grado di spazzare via ed eliminare quello putrescente della borghesia imperialista. La rinascita del movimento comunista cosciente e organizzato (non di sue caricature elettoraliste ed economiciste) è l’aspetto decisivo perchè ciò avvenga. Compagni, non è questo il momento per tirare i remi in barca! È questo il momento per remare con più forza e per rimuovere gli ostacoli che fanno avanzare lentamente la causa della rinascita del movimento comunista e della lotta per il socialismo nel nostro paese!
Il Partito dei CARC contribuisce a fare la rivoluzione socialista e chiama gli altri comunisti a fare lo stesso, promuovendo e partecipando alla lotta per l’instaurazione di un governo di emergenza delle masse popolari organizzate (il Governo di Blocco Popolare), disposto e capace di far valere la forza e gli interessi delle masse popolari attuando le parti progressiste della Costituzione del 1948 e per rompere con le imposizioni della Comunità Internazionale, che con la sua azione sia strumento per avanzare ulteriormente nella lotta per instaurare il socialismo. Il primo passo da compiere in questa direzione è rafforzare e sviluppare la rete delle organizzazioni operaie e popolari che iniziano, in autonomia, a fare fronte alle loro esigenze e a prendere in mano la situazione nelle aziende, nelle scuole, nelle università, nei territori, fino ad avere la forza di imporre il proprio governo su scala nazionale. Questo è il lavoro comune che è possibile fare da subito e su questo base avanzare per costruire anche l’unità dei comunisti.
[1] Prima ondata della rivoluzione proletaria mondiale: con la rivoluzione russa del 1917 ebbe inizio la prima ondata della rivoluzione proletaria che ha sconvolto il mondo e ha aperto una nuova epoca per tutta l’umanità. A livello internazionale la rivoluzione proletaria aveva oramai conquistato e consolidato nell’URSS una sua base territoriale, la sua prima base rossa. La sua esistenza e la sua attività fecero fare un salto di qualità alle forze rivoluzionarie sia dei paesi imperialisti sia dei paesi oppressi. La rivoluzione proletaria mondiale assunse da allora in ogni paese due aspetti: la mobilitazione rivoluzionaria delle masse popolari del paese e la difesa e il consolidamento della base rossa della rivoluzione proletaria mondiale, l’URSS.
[2] Revisionismo moderno: la corrente impostasi nei partiti comunisti e nei paesi socialisti a partire dal 1956 (XX Congresso del PCUS). Nei partiti comunisti essa sosteneva la “via pacifica e parlamentare al socialismo” come via unica universale al socialismo, si opponeva all’accumulazione delle forze rivoluzionarie e all’internazionalismo proletario. Nei paesi socialisti essa sosteneva lo sviluppo dei residui elementi di economia mercantile e capitalista, la liquidazione degli elementi di comunismo, l’integrazione dei paesi socialisti nel sistema imperialista mondiale. Il revisionismo moderno, favorito dal periodo di ripresa e sviluppo attraversato dal capitalismo nel periodo 1945-75, ha corroso i partiti comunisti e i paesi socialisti fino al loro crollo alla fine degli anni ’80.