[Internazionale] Lettera dagli USA sulla situazione di rivolta dopo la morte di George Floyd

Rilanciamo la lettera inviata ad una compagna del P. CARC da un’amica che abita negli USA, nella quale racconta la situazione di rivolta in seguito alla morte di George Floyd per mano delle forze dell’ordine. Il carattere di classe della guerra di sterminio non dichiarata, delle condizioni estreme, arbitrarie e intollerabili in cui la borghesia imperialista con l’accentuarsi della seconda crisi generale del capitalismo costringe le masse popolari, gli effetti devastanti, le privazioni, le esclusioni ed emarginazioni da condizioni di vita dignitose oggi più che possibili emerge con chiarezza. Le persone di colore – espressione in cui rientrano anche gli ispanici, i latino americani e i caraibici che non sono pochi negli USA – sono anche i principali componenti della classe operaia, quella più colpita dal Covid-19 per le condizioni miserabili (a livello sanitario ed economico – in cui i gruppi borghesi USA li costringono a vivere). La loro ribellione assume quindi un valore particolare, non è solo la lotta al razzismo quella che si manifesta ma assume un legame con le lotte della classe operaia.

In alcuni passaggi la lettera mette a nudo l’incapacità della classe dominante statunitense di dirigere una simile situazione e per certi versi le misure “fai da te”, che ogni Stato ha adottato, assomigliano molto a quanto avvenuto nel nostro paese, con governatori di Regione che prendevano misure a proprio uso e consumo, spesso mettendosi in antagonismo con gli altri. Basta pensare alle folcloristiche sparate di De Luca. Esemplari anche gli scontri interni fra governatori e Trump, fra sindaci e il presidente.

Altro elemento interessante riportato dalla nostra “corrispondente” è il ruolo che assumono i “ricchi di colore”, a partire da Obama, artisti e sportivi, i quali si stanno dimenando per sostenere di fatto il governo a contenere la rabbia dilagante con appelli alla calma e a fermare i saccheggi e le devastazioni delle “loro proprietà”, forse per paura che dopo Trump e i suoi accoliti tocchi a loro!

Il quadro che ne deriva è quello di una situazione esplosiva, con le masse popolari USA stanche di subire e desiderose di riscossa; a loro va la massima solidarietà e l’appello a che il movimento comunista USA si dia i mezzi per la propria politica per invertire il corso delle cose e dotarsi del partito comunista che serve.

Avanzare nella costruzione della rivoluzione socialista in Italia è il maggior sostegno che possiamo dare alle masse popolari USA nella loro lotta contro la repressione, per il miglioramento delle loro condizioni di vita, per liberarsi dal giogo della borghesia e fare la rivoluzione socialista!

Il primo paese che romperà le catene della Comunità Internazionale, aprirà la strada agli altri e sarà da esempio per le masse popolari degli altri paesi!

***

Carissima A.,

Grazie per la tua email con le notizie dell’Italia durante la “fase 2” della epidemia. Penso spesso a te, anche se non ti ho scritto per parecchio tempo.

Tutta la famiglia sta bene e anche i nostri amici più cari. Come avrai visto, proprio in questi giorni il paese è in uno stato straordinario, con il razzismo sistemico al centro dell’attenzione. Ci sono le manifestazioni durante il giorno da per tutto, e durante la notte le città sono sotto coprifuoco, stanno bruciando. Partendo da oggi, c’è una grande paura che il governo centrale federale (che ora si vede chiaramente essere un governo fascista con un pallone gonfiato narcisista e ignorante a capo) porterà le forze speciali armate e le squadre anti-terrorismo (!!?!) contro la gente che protesta in strada. Questa, veramente, è la “fase 2” dell’epidemia in America, dove la gente di colore ha sofferto molto il Covid-19 per ragioni varie: sono fra gli operai essenziali, spesso non possono smettere di lavorare fuori casa per sopravvivere, vivono in casa insieme con molti parenti e tanti hanno già problemi di salute. I neri, che sono circa 13% della popolazione nel paese fanno il 40% dei morti di Covid-19. Anche qui usiamo le metafore per descrivere quello che si vede chiaramente durante l’epidemia (mi è piaciuta la tua metafora “i nodi sono venuti al pettine e tutti aprono di più gli occhi”). Spesso qui diciamo: “togliere il velo” o “l’imperatore non ha i vestiti”. Durante questo ultimo periodo, la situazione già tesa è diventata letteralmente infuocata, c’erano quattro incidenti: due in cui i neri sono stati ammazzati dalla polizia (Breonna Taylor in Louisville, Kentucky e il famosissimo George Floyd in Minneapolis, Minnesota. La violenza contro di loro è ben conosciuta per i video che girano, uno in cui due uomini bianchi, con la scusa di difendere la loro zona di abitazione, hanno ucciso un nero che faceva footing (Ahmaud Aubrey in Glynn County, Georgia), e la donna bianca Amy Cooper che ha telefonato alla polizia dicendo “Un uomo Africano Americano mi sta minacciando!”, quando un uomo nero nel Central Park in New York ha chiesto a lei di legare il suo cane. E dopo due mesi con la gente chiusa in cassa è un’esplosione! Qui parlano dei “domino” che cadono.” E Trump soffia sul fuoco con i suoi “Tweets,” chiamando ai governatori degli stati di utilizzare soldati e violenza, di sparare per controllare i “thugs” (criminali, hooligans).

Penso che in questo momento è importante ascoltare le voci dei più profondi critici e attivisti fra le persone di colore, alcuni vecchi radicali, e gli organizzatori dei vari movimenti, per apprezzare il livello e il carattere della rabbia nella comunità dei neri, e la violenza che loro affrontano nella vita quotidiana. C’è’ anche la frustrazione della ripetizione di questi incidenti e la ormai lunga lista dei nomi della gente ammazzata dai poliziotti o dai bianchi che pensano che hanno il diritto di uccidere per protegger il loro spazio esclusivo e il privilegio bianco (si dice in inglese “white privilege”). Ho letto oggi un bellissimo e potente articolo scritto nel 1962 da James Baldwin, uno scrittore e attivista politico nero formidabile, in cui lui racconta la sua esperienza di essere nero negli Stati Uniti e di crescere ad Harlem. E sembra come se fosse stato scritto proprio oggi!

I segni positivi in questo momento di dolore estremo sono l’energia dei giovani che fanno le manifestazioni e la partecipazione delle persone di colore e dei bianchi (qui si chiamano “white allies”), che protestano spalla a spalla. Il nuovo simbolo di questa protesta sembra essere l’atto “to take a knee” (“inginocchiarsi”), che ha cominciato come un simbolo dell’omicidio di George Floyd, ma ha espresso ora il significato di protesta introdotto qualche anno fa da un nero giocatore di football, Colin Kaepernick, e significa solidarietà con il movimento. Ieri erano diversi i poliziotti che si sono inginocchiati o hanno camminato accanto i manifestanti, ma oggi sembra più una tattica calcolata per diminuire la tensione e controllare la folla. Ci sono diversi leader più conosciuti nelle comunità (Obama, politici locali, musicisti di rap, giocatori di pallacanestro, organizzatori dei movimenti: che strani alleati!) che stanno provando a canalizzare la rabbia della gente, di portare i manifestanti avanti con un programma di cambiamento e di richieste, e di incoraggiare loro di non distruggere proprio le loro case (“Don’t destroy your own houses!”) e le comunità dove vivono.

Seguirà un periodo molto duro qui, con un probabile aumento del Covid-19 dopo questi giorni di manifestazioni nelle zone dove ancora il virus è forte (come Washington DC), una crisi economica grave, e un atteggiamento punitivo dal governo centrale e il Dipartimento di Giustizia contro i manifestanti (“Sono terroristi!”). I governatori degli stati e i sindaci delle città, come dicevo nella mia ultima email, sono più consapevoli e sensibili della situazione intorno, e si stanno confrontando più spesso ora con Trump: due giorni fa, il sindaco di Chicago, Lori Lightfoot, ha detto, senza usare tutte le lettere ma con il senso molto chiaro: “Vaffanculo!” a Trump in televisione!).

Come vedi, sono molto toccata dalla situazione (e per questa ragione mi sono sforzata di scrivere questa lettera così tanto del mio Italiano da bambini!).

Fra un po’, 8 di Giugno, sarà permesso in Michigan (dove siamo) di circolare di nuovo. Senza direttive dal governo centrale (Trump), le regole di stare a casa e di mantenere distanza sono diverse qui in ogni stato (con qualche regolina, come di usare le maschere, diversi fra un paese e quello accanto). In Michigan abbiamo una governatrice abbastanza in gamba, e siamo fra gli ultimi a uscire dall’ordine statale di rimanere a casa. G. e io abbiamo fatte le lunghe passeggiate nella campagna nella mattina presto, prima di lavorare, ma non abbiamo visto gli amici e non siamo entrati in un negozio da due mesi e mezzo. Immagino che mi sentirò come una pulce uscendo dall’uovo, ma in un mondo trasformato!

Un grande abbraccio! E baci a G. e E. .

Megan

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