[Toscana] Lettera di una compagna della Scuola di Base Makarenko

Rilanciamo il contributo di una compagna che sta frequentando la Scuola di Base Makarenko, indirizzato alle compagne che partecipano alla scuola.

Il contributo è utile proprio perché fissa l’aspetto principale della lotta delle donne delle masse popolari: non c’è liberazione della donna senza l’abolizione della società divisa in classi. Della guerra tra poveri, delle contraddizioni esistenti anche tra uomo e donna (così come tra quelli esistenti tra giovani e adulti, autoctoni e immigrati ecc.) la società capitalista si alimenta e con queste si mantiene in vita, se pur superata storicamente ogni condizione oggettiva che dettasse una distinzione (l’uso della tecnologia e dei macchinari ad esempio ha messo fine alla divisione del lavoro su basi fisiche). Contraddizioni che il sistema capitalista riprende dalla millenaria dominazione del Vaticano, il quale – come dice la compagna – poco velatamente cela il suo ruolo. Quello che la compagna sottolinea è il ruolo dello studio e della formazione alla concezione comunista del mondo, alla scienza con cui gli uomini fanno la loro storia. La compagna fa vivere come la sua formazione, e quindi il percorso pratico di emancipazione intrapreso, abbiano ricadute nella vita quotidiana, nello stabilire le priorità e nel riuscire ad organizzarsi in modo da ritagliarsi il tempo necessario al percorso di formazione da comunista. Scardinando quindi il sistema composto dalle mille attività correnti in cui le masse popolari, a maggior ragione se donne, sono avviluppate e che puntano a distoglierle dalla lotta di classe e dal legame con il movimento comunista.

Operaie, lavoratrici, studentesse, disoccupate, madri e figlie facciamo un passo avanti, per noi e per tutte le donne delle masse popolari, usciamo da questa emergenza sanitaria più forti, invece che in ginocchio come vorrebbero Bergoglio e i suoi sodali!

Operaie, studentesse, compagne, arruolatevi nelle fila del movimento comunista per costruire la rivoluzione socialista e quindi per l’emancipazione della donna!

NON C’E’ RIVOLUZIONE SOCIALISTA SENZA EMANCIPAZIONE DELLA DONNA, NON C’E’ EMANCIPAZIONE DELLA DONNA SENZA RIVOLUZIONE SOCIALISTA!

***

Noi donne e compagne del Partito dei CARC abbiamo la consapevolezza, a cui far sempre riferimento, di non essere in antagonismo con gli uomini delle masse popolari; che la nostra emancipazione non è in antagonismo con questi.

Nel nostro paese noi donne delle masse popolari subiamo una doppia oppressione: quella di classe, per cui siamo sfruttate e sottopagate negli ambienti di lavoro; e quella di genere, promossa dalle concezioni borghese e clericale e per cui siamo oggetti da possedere, serve, vacche da riproduzione o carne da macello (pensiamo al numero crescente dei femminicidi!). Viviamo la doppia oppressione non solo nel posto di lavoro, ma anche tra le mura di casa. La donna viene considerata il “sesso debole”, la concezione maschilista e patriarcale che la classe dominate promuove con il nemmeno tanto velato assenso del Vaticano, promuove di fatto una guerra tra poveri tra uomini e donne.

La doppia oppressione che subiamo ci spinge avanti e spinge in noi la voglia e la determinazione per cambiare l’ordinamento sociale vigente. Noi compagne del P.CARC abbiamo la consapevolezza che la nostra emancipazione può avvenire solo insieme agli uomini delle masse popolari e non in antagonismo con questi.

L’emergenza da Covid-19 ha fatto emergere chiaramente in ogni ambito della vita questa doppia oppressione: dall’esser trattate come carne da macello dentro aziende e ospedali (al pari dei colleghi uomini), allo scarico della gestione dei figli a fronte di insufficienti misure economiche e strutturali (le scuole rimangono chiuse), passando per la precarietà del lavoro, le violenze domestiche e l’impossibilità di accedere al SSN. Le misure necessarie e urgenti di cui le donne delle masse popolari oggi hanno bisogno sono evidenti e di semplice applicazione. Ma la loro applicazione dipende e dipenderà da quanto queste si mobiliteranno direttamente per attuarle laddove possono essere attuate (quanto fatto in tutto il paese dalla Brigate di Solidarietà mostra in embrione un esempio luminoso di quanto possibile già da oggi fare) e per far pressioni sulle istituzioni affinché le attuino. Nessuna soluzione positiva arriverà da uno o un altro governo, a meno che non sia un governo di emergenza che sia fondato proprio sulle organizzazioni che dal basso impongono la propria autorità. Oggi le donne delle masse popolari per trovare soluzioni positive agli effetti della crisi che vivono, assieme a tutto il resto delle masse popolari, devono organizzarsi e attivarsi per questo.

La nostra emancipazione, come donne proletarie, dipende da quello che facciamo per raggiungerla. La formazione alla concezione comunista, alla scienza del materialismo dialettico, ha un ruolo fondamentale in questo percorso. Con l’esperienza della Scuola di Base Makarenko il Partito sta dando a noi compagni che vi partecipiamo l’opportunità di formarci ideologicamente e moralmente, e di educarci conseguentemente all’autorganizzazione e all’autodisciplina.

Nella società attuale, trovare il tempo e riuscire ad organizzarsi per poter svolgere attività di studio e formazione, per portare avanti il percorso di emancipazione anche attraverso l’attività pratica, non è affatto scontato. Questo è vero per tutti i proletari in un paese capitalista e lo è ancora di più per le donne; ma è il passo che dobbiamo fare per la nostra emancipazione.

La nostra emancipazione come donne è principalmente e strettamente legata alla nostra classe di appartenenza, è per questo che noi in primo luogo dobbiamo e vogliamo attivarci. Attivarci e mobilitarci per il cambiamento delle nostre condizioni significa lottare per l’instaurazione di una nuova società, la società comunista, perché soltanto eliminando la divisione in classi riusciremo a liberarci dall’oppressione di genere.

Lottare per cambiare lo stato di cose esistente è un dovere per ogni donna e compagna perché ne va della nostra vita.  Il periodo storico che stiamo vivendo, con l’aggravarsi della fase terminale di crisi del capitalismo, ci pone di fronte al compito di imparare sempre meglio a dirigerci e dirigere la lotta di classe per dare il nostro contributo a costruire la rivoluzione socialista nel nostro paese.

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