Al tempo della guerra mondiale
in una cella del carcere italiano di San Carlo
pieno di soldati arrestati, di ubriachi e di ladri,
un soldato socialista incise sul muro col lapis copiativo:
viva Lenin!
Su, in alto, nella cella semibuia, appena visibile, ma
scritto in maiuscole enormi.
Quando i secondini videro, mandarono un imbianchino con un secchio di calce
e quello, con un lungo pennello, imbiancò la scritta minacciosa.
Ma siccome, con la sua calce, aveva seguito soltanto i caratteri
ora c’è scritto nella cella, in bianco:
viva Lenin!
Soltanto un secondo imbianchino coprì il tutto con più largo pennello
sì che per lunghe ore non si vide più nulla. Ma al mattino,
quando la calce fu asciutta, ricomparve la scritta:
viva Lenin!
Allora i secondini mandarono contro la scritta un muratore armato di coltello.
E quello raschiò una lettera dopo l’altra, per un’ora buona.
E quand’ebbe finito, c’era nella cella, ormai senza colore
ma incisa a fondo nel muro, la scritta invincibile:
viva Lenin!
E ora levate il muro! Disse il soldato.
[Da “la scritta invincibile”, di Bertolt Brecht]
Nelle ultime settimane sta avendo grande clamore mediatico la scritta murale “Fontana Assassino” apparsa a Milano a firma del Partito dei CARC. Sul sito del nostro Partito siamo venuti più volte su questo argomento, per approfondire il quale rimandiamo al video della conferenza stampa del 20 maggio.
In questo scritto vogliamo soffermarci su un aspetto particolare di questa vicenda cui chiamiamo i nostri lettori a farne ragionamento e giudizio, inviandoci commenti, critiche e osservazioni. La domanda che ci poniamo è perché una scritta su un muro può generare tanto clamore? Di cosa hanno paura i giornali, i politici, Confindustria e il resto della corte di maiali che grugnisce frasette anticomuniste mentre affoga nel pantano della società borghese a fine corsa? Perché più della scritta in sé, a destare scandalo è il simbolo della falce e martello che l’accompagna? Risponderemo a queste domande seguendo la traccia data dallo scritto di Brecht sulle “cinque difficoltà per chi scrive la verità”, testo pubblicato sul sito del (n)PCI di cui consigliamo la lettura e l’uso.
«Chi ai nostri giorni voglia combattere la menzogna e l’ignoranza e scrivere la verità, deve superare almeno cinque difficoltà. Deve avere il coraggio di scrivere la verità, benché essa venga ovunque soffocata; l’accortezza di riconoscerla, benché venga ovunque travisata; l’arte di renderla maneggevole come un’arma; l’avvedutezza di saper scegliere coloro nelle cui mani essa diventa efficace; l’astuzia di divulgarla fra questi ultimi. Tali difficoltà sono grandi per coloro che scrivono sotto il fascismo, ma esistono anche per coloro che sono stati cacciati o sono fuggiti, anzi addirittura per coloro che scrivono nei paesi della libertà borghese».
[Cinque difficoltà per chi scrive la verità, Bertolt Brecht]
Fontana è assassino perché assassina è la classe che rappresenta: questa è la verità delle verità che ha dato espressione ai sentimenti, alle idee e alla rabbia della maggior parte delle masse popolari lombarde.
Al tempo della democrazia borghese, le leggi e le norme sono tutte un fiorire di altisonanti diritti di stampa, di informazione, di libertà d’espressione e diritto universale a esprimere in tutte le forme il proprio pensiero. Queste grandi e pubblicizzate libertà lasciano intendere ai più che questa libertà, questa democrazia, esista davvero; che tutti, a seconda della propria volontà individuale o collettiva, siano liberi di esprimersi e di conseguenza, che chiunque si esprime dica la verità, o quantomeno la “sua” verità. Ma questo è un inganno.
Basti pensare che al fianco di queste leggi e norme “democratiche” ne esistono delle altre che impediscono ai lavoratori di denunciare pubblicamente tutte le porcate che avvengono nelle proprie aziende, pubbliche o private che siano. Il nome “democratico” di questo bavaglio per i lavoratori si chiama obbligo di fedeltà aziendale. Lo conoscono bene gli operai FCA di Pomigliano che sono stati licenziati per aver denunciato pubblicamente l’esistenza del reparto confino di Nola, in cui da mesi si susseguivano i suicidi dei loro colleghi a causa delle schifose condizioni di lavoro. Lo conoscono bene gli infermieri e gli operatori sanitari che nel pieno dell’emergenza COVID-19 hanno accusato le aziende ospedaliere di non adempiere ai propri doveri di tutela della salute di utenti e dipendenti, pagando queste verità con consigli disciplinari o addirittura con il licenziamento. Queste sono verità, eppure non tutti hanno il coraggio di scriverle; di questa legge bavaglio, ad esempio, ne parlano solo i lavoratori che ne richiedono l’abolizione e che s’industriano per violarla. La verità, in questo caso, non corrisponde alla libertà di divulgarla. La verità dei padroni, che pubblicamente possono dare dei farabutti a chi porta a galla le malefatte che fanno alle spalle dei lavoratori e della società, sono invece su tutti i giornali, nelle televisioni e siti internet.
La prima cosa da comprendere, quando si parla di verità, è che la verità è una sola e non diecimila, e che questa va sempre letta con principi di classe. La verità è ambito della lotta tra le classi. Nella società borghese prendersi la responsabilità di dire la verità fino in fondo, ponendosi dalla parte delle masse popolari è un atto coraggioso perché mette in discussione la classe dominante e i suoi governi. È un coraggio che infonde fiducia e illumina una via.
Bisogna imparare a scegliere sempre la verità che rafforza il nostro campo, il nostro potere in lotta con quello della borghesia: è così che la verità diventa rivoluzionaria!
Ogni verità che i comunisti portano a galla, agitano e su cui chiamano alla lotta le masse popolari è giusta perché al fondo contiene la principale delle verità che bisogna conoscere per capire la nostra epoca: per svilupparsi, emanciparsi e accedere alla fase della sua età matura e del suo massimo splendore, l’umanità deve rompere la proprietà privata delle forze produttive che l’attuale classe dominante, la borghesia, detiene attraverso il suo regime politico e il monopolio delle violenza contro le masse popolari. La classe operaia è la protagonista storica di questa impresa e i comunisti ne sono la parte più organizzata e cosciente. Ogni verità che si sceglie di portare a galla deve essere funzionale a questo scopo.
Di cose giuste rispetto alle ingiustizie del mondo, alle iniquità e allo sfruttamento dell’uomo sull’uomo se ne dicono, leggono e scrivono tante e anche in questi casi, chi le tira fuori, dimostra una certa dose di coraggio e volontà. Ma di per sé il coraggio non basta. Elemento decisivo per chi scrive la verità è comprendere quale aspetto della realtà in quel determinato momento è decisivo tirare fuori. Non fare questa scelta e descrivere la realtà così com’è, senza sottoporla ad analisi, senza distinguere il principale dal secondario a seconda di cosa serve alla classe operaia in quel dato momento e contesto, vuol dire non assumersi la responsabilità di quello che si dice, vuol dire limitarsi a piagnucolare dell’esistente, vuol dire seminare confusione e sfiducia in sé stessi e negli altri.
Noi comunisti sappiamo che in ogni momento c’è sempre una verità che valga la pena scrivere e che questa sia quella che rafforzi il più possibile in termini di coscienza, organizzazione e mobilitazione la classe operaia nella lotta per il potere. Questo è l’esatto contrario del bombardamento di informazioni, notizie e nozioni tossiche e inutili con cui i media del regime borghese bombardano le masse popolari del nostro paese. La scritta su Fontana ha indicato una verità decisiva in questa fase dell’emergenza sanitaria, economica e politica in Lombardia e indicato una via alle masse popolari circa i responsabili. La cosa è talmente vera che a poco servono le scaramucce contro il Partito dei CARC portate avanti dai media borghesi, così come le offese personali ai compagni del P.CARC fatte da Cruciani, Parenzo o Mughini. La giunta lombarda, Confindustria e i vertici della Repubblica Pontificia sono assassini e bisogna cacciarli per liberare la Lombardia e il resto del nostro paese da questi criminali stragisti e l’unica strada per portare fino in fondo questa lotta è far crescere il potere della classe operaia e delle masse popolari fino a fare dell’Italia un nuovo paese socialista.
L’accortezza di scegliere la verità si fonda, quindi, su un’altra questione decisiva: oggi nel nostro paese esistono due poteri in lotta tra loro. Il primo è il potere della borghesia che è quello più grande e influente, un potere antistorico, come abbiamo detto, che in virtù di questo oggi è sempre più in crisi ed è sempre più in difficoltà nel gestire la società; l’altro potere è quello della classe operaia e delle masse popolari aggregate attorno al partito comunista, un potere giovane, che sta crescendo e muovendo i suoi primi passi, portatore della nuova società e spinto dal movimento oggettivo della storia verso l’abolizione della divisione in classi, il comunismo.
La principale arma da conquistare per vincere è la fiducia degli operai e dei lavoratori che si può vincere: le scritte murali sono armi di questa guerra!
Come abbiamo detto la Guerra Popolare Rivoluzionaria è lo scontro tra due campi. Oggi il campo nemico è più forte di noi. Esso conta su una struttura politica ed economica di dominio, su un sistema di comunicazione di massa che funziona per intossicare menti e cuori e seminarvi confusione, su forze organizzate, sull’assenso e la disorganizzazione delle masse popolari.
Noi contiamo su una forza organizzata ancora piccola, su una resistenza popolare diffusa ma ideologicamente divisa e confusa e influenzata dalla sinistra borghese e dalla borghesia stessa, su una massa malcontenta ma dispersa, ma che rappresenta un grande bacino da organizzare, mobilitare e reclutare alla causa del comunismo.
L’arma fondamentale per vincere una guerra è che i soldati abbiano fiducia in sé stessi e nella vittoria e che abbiano una buona direzione. La borghesia ha approfittato del periodo di decadenza che il movimento comunista cosciente e organizzato ha attraversato nella seconda metà del secolo scorso. È riuscita ad uccidere in molti lavoratori la fiducia di essere capaci di conoscere la verità e la fiducia di essere capaci di cambiare il mondo, di costruire un mondo a misura dei loro bisogni, delle loro migliori aspirazioni e dei loro migliori sentimenti. Ma non è riuscita a ucciderla in tutti. Noi comunisti siamo vivi, milioni di lavoratori conservano quella fiducia e tanti di più tra di loro, stiamo vedendo, stanno rialzando la testa e stanno prendendo ad organizzarsi, mobilitarsi e i più avanzati a legarsi al movimento comunista che rinasce. E gli altri, quelli in cui quella fiducia è morta, hanno bisogno che il nostro contagio la rianimi, perché è l’unico modo in cui possono uscire dal marasma e dall’incubo in cui la borghesia li ha cacciati e ogni giorno più li affonda.
Le nostre scritte, adesivi, locandine dicono agli operai, ai lavoratori e agli altri elementi delle masse popolari di avere fiducia, che in Italia esiste la Carovana del (n)PCI, di cui il P.CARC fa parte, e che la vittoria è possibile. Questo per noi è l’aspetto principale. Ogni azione di propaganda così escogitata crea, inoltre, preoccupazione nel campo nemico, tra i padroni e gli altri esponenti della classe dominante e l’insicurezza si ripercuoterà nella loro condotta (come ben stiamo vedendo) e ogni pietra che i reazionari cercheranno di sollevare contro i comunisti, la classe operaia e le masse popolari che si organizzano finirà per cadergli sui piedi.
In particolare le scritte murarie sono uno strumento di propaganda storico del movimento comunista e che oltre a infondere fiducia e fare propaganda del comunismo tra le masse popolari, spinge chi la realizza e chi si propone di replicarle non solo a infrangere le leggi e le regole della democrazia borghese ma alimenta in lui il sentirsi e comportarsi come membro di un esercito che si sta formando in Italia allo scopo di eliminare il sistema politico ed economico che opprime il paese e il mondo.
Fare scritte murali, affiggere adesivi e locandine non sono gesti da ribelli o da estremisti, come cerca di propagandare la borghesia, sono vere e proprie operazioni di propaganda rivolte alla nostra classe, alle masse popolari, scegliendo le posizioni in cui condurle, mirando a settori ben definiti delle masse popolari, organizzandosi per raccogliere le reazioni che suscitano, valorizzando queste reazioni per elevare la coscienza e stabilire contatti.
La fiducia nelle proprie forze e la coscienza del proprio ruolo storico sono le principali armi che la propaganda dei comunisti deve consegnare alla classe operaia e alle masse popolari!
Le scritte murali, quindi, sono in funzione del nostro obiettivo: rovesciare i rapporti di forze, elevare il livello delle nostre forze, reclutare nuove forze, far superare alle masse popolari la sfiducia in sé stesse e mostrare quanto il nemico, la borghesia in crisi, sia in realtà una tigre di carta.
A questo fine operiamo tra le masse su vari fronti. Il principale è la costituzione di organizzazioni operaie e popolari che qui ed ora muovano dei primi passi nell’occuparsi della gestione di fabbriche, ospedali, scuole, officine, campagne, quartieri e città per imparare via via in questa lotta a prendere in mano la gestione complessiva della società, facendo crescere il nuovo potere in guerra con quello della borghesia e imponendo l’istituzione del Governo di Emergenza Popolare, un governo composto da elementi autorevoli del mondo culturale, politico e sindacale che le masse popolari via via selezioneranno.
Si tratta di un governo che imporrà le misure più urgenti per far fronte alla crisi generale del capitalismo, un governo transitorio perché si propone di imporre su grande scala ai capitalisti gli interessi delle masse popolari. Un governo che vivrà su questa contraddizione e che non potrà durare a lungo, che aprirà alla guerra civile che per noi comunisti e le masse popolari vorrà dire guerra di liberazione dai capitalisti e dalle forze occupanti del nostro paese. Quella guerra da cui usciremo vincitori e in cui faremo dell’Italia un nuovo paese socialista.
Per questo la nostra propaganda è rivolta innanzitutto ai lavoratori e alle masse popolari ed è al contempo sia sintesi delle loro migliori aspirazioni che indice della prospettiva in cui esse troveranno definitiva soddisfazione e realizzazione.
Quello che i padroni cercano di ridurre a una “campagna d’odio” è in realtà un piano politico di cui le masse sono protagoniste!
Il fatto di aver compreso una verità, di avere il coraggio di tirarla fuori e di sapere nelle mani di chi quella verità diventa un’arma comporta inoltre la capacità (quella che Brecht chiama astuzia) di divulgarla. Per questo la scritta in questione appella Fontana come un assassino, perché assassini sono gli interessi di classe che lui e la sua giunta difendono. È proprio questo che fa paura della scritta “Fontana assassino” perché il presidente della Regione Lombardia è preso a simbolo delle istituzioni dei padroni, di Confindustria, del Vaticano, degli imperialisti USA e dei vertici del regime politico che governa la Lombardia e l’Italia, la Repubblica Pontificia (il Vaticano, gli imperialisti USA, sionisti e UE, la Mafia, le organizzazioni criminali ecc.).
Tra i media borghesi si è parlato di minacce, intimidazioni o cose simili ma è chiaro a chiunque sia munito di buonsenso e che abbia a cuore gli interessi delle masse popolari che questo sbattere la coda è un gesto incondizionato di chi si è stato colpito su un nervo scoperto. Le altre scritte apparse per Milano, le mobilitazioni per la cacciata della giunta Fontana-Gallera, la lotta per il commissariamento popolare della regione Lombardia sono il fuoco che è divampato da una scintilla, un fuoco che per diventare incendio ha bisogno di essere alimentato con l’organizzazione stabile degli operai nelle aziende capitaliste, dei lavoratori nelle aziende pubbliche e di tutto il resto dei settori sociali falcidiati dall’emergenza sanitaria, economica e politica in corso.
Sono le organizzazioni operaie e i sindacati di base che, da subito e dall’interno, si sono mobilitati per chiudere le aziende non indispensabili e per garantire ai lavoratori adeguate misure di sicurezza; sono i lavoratori della sanità, coadiuvati dai loro sindacati, che hanno denunciato la disastrosa gestione dell’emergenza, le responsabilità politiche di questa e delle passate giunte e indicato soluzioni praticabili, come la riapertura di ospedali potenzialmente operativi ma chiusi o il sequestro senza indennizzo delle strutture private; sono le brigate di solidarietà e le altre organizzazioni popolari e associazioni che si sono mosse per fare fronte all’emergenza sanitaria ed economica sui territori, a fronte dell’immobilità delle istituzioni.
Si tratta perciò di avvalersi dell’esperienza e dell’autorevolezza che reti, coordinamenti, movimenti politici e sindacali e associazioni, hanno accumulato nella lotta per fare fronte all’emergenza Covid-19 per dare vita a una amministrazione di tipo nuovo, che sia loro espressione diretta e che traduca in provvedimenti generali le misure che esse via via indicheranno.
Non bastano le dimissioni di Fontana e, qualunque sia la sacrosanta, eventuale, pena a cui potrà condannarlo un tribunale borghese, essa non sarà mai sufficiente a colmare la voragine che si è aperta, in Lombardia e in tutto il paese, fra le esigenze, i bisogni e i diritti delle masse popolari e gli interessi e le pretese della classe dominante.
Questa rete di organismi popolari ha già oggi a disposizione le conoscenze, le capacità, l’autorevolezza e il prestigio che servono per mettersi alla testa del processo che invertirà la rotta rispetto al disastro che la borghesia imperialista ha imposto alla società; per impedire che delinquenti e criminali “meglio vestiti” prendano il posto di quelli che nel frattempo sono decaduti; per aprire una fase nuova affinché “tutto non sia come prima”.
Questo è il contenuto della lotta di classe in corso che la scritta muraria racchiude, non una semplice “campagna d’odio” ma un preciso piano politico di cui le masse popolari organizzate sono le protagoniste.