La sezione di Peretola del P.CARC esprime massima solidarietà ai lavoratori dell’azienda Cavalli dello stabilimento di Sesto fiorentino. Nel 2019 l’azienda cerca di mettere in cassa integrazione 200 lavoratori tra Firenze e Milano, poi l’ennesimo passaggio di proprietà nelle mani di multinazionali straniere, (stavolta DAMAC Properties, una società con sede a Dubai), piani futuristici di marketing, strategie confuse di reindustrializzazione, il tutto condito con la buona parola delle istituzioni, e dopo un anno ci risiamo. Una storia che ormai la classe operaia del nostro paese conosce fin troppo bene.
Approfittando di questa fase di emergenza questi speculatori dalle candide tovaglie in testa, per chiudere lo stabilimento di Firenze, hanno avanzato la richiesta di trasferimento a Milano ai 170 operai che lavorano la dentro, un modo semplice per aggirare la parola licenziamento. Quello che a Dubai non sanno è che i lavoratori faranno di tutto per impedirglielo e lanciano, in occasione del nuovo tavolo di discussione presso la Confindustria di Firenze, il 3 giugno una manifestazione di tutti i lavoratori della Cavalli.
I rappresentanti delle istituzioni, da cui i lavoratori si aspettano giustamente risposte immediate e concrete, fino ad ora si sono limitati a qualche timido rimprovero ai padroni e a parole di compassione per gli operai che rischiano il posto di lavoro. Purtroppo per loro però non sono semplici arbitri come vogliano far sembrare, sono a governare i nostri territori, il nostro paese e i lavoratori possono costringerli a prendere in mano le aziende e a gestirle sotto il loro controllo invece di svenderle, il nostro paese non è un bazar.
Per farlo hanno già da tempo imboccato la giusta strada della mobilitazione e costretto diversi politici a occuparsi di questa questione dimostrando che tanto più lavoratori si mobilitano, solidarizzano tra di loro tanto, tanto più esponenti sindacali politici e della amministrazione locale sono costretti a rincorrerli.
Non sarà l’azienda a cedere come Mittal (ex Ilva di Taranto) sta dimostrando, non rispetteranno nessun tipo di accordo preso con le istituzioni come hanno già fatto, non saranno Confindustria, la Regione, e nemmeno i sindacati a trovare una soluzione efficace. L’unica soluzione è chiamare a raccolta tutti i comitati le associazioni, i lavoratori organizzati di altre aziende (come hanno fatto gli operai della GKN di Campi Bisenzio il 26 di maggio), e spingere per la nazionalizzazione della Cavalli come di tutte le aziende del tessuto produttivo del Paese.
Sono i lavoratori che devono far fare la valigia ha i padroni stranieri!