È ora di chiudere il teatrino

Il punto sulla situazione politica

Durante le lunghe settimane di lockdown, mentre la popolazione era impegnata a sopravvivere al Covid-19 e alla criminale gestione dell’emergenza da parte delle autorità borghesi, la crisi politica si è acuita nei toni e nei contenuti.

I toni sono quelli di Governo e Regioni che ci hanno inondato di spot alla “andrà tutto bene” a fronte di un’evidenza che dimostrava tutt’altro o quelli pecorecci di Salvini e Meloni che hanno sfornato idiozie a raffica nel tentativo di guadagnare consenso. I contenuti sono le manovre di Confindustria, delle varie lobby e delle Regioni governate da Lega e Forza Italia che hanno condizionato in vario modo l’azione governativa (vedi le polemiche sull’istituzione delle zone rosse, il boicottaggio dell’erogazione della Cassa-integrazione in deroga, i ricatti di Renzi a Conte sulla fiducia a Bonafede).

Le manovre per condizionare l’opera del Governo Conte in modo coerente con gli interessi del padronato e le minacce di cacciarlo in favore di un governo “di emergenza” delle Larghe Intese si sono susseguite senza sosta.

Chiariamo. Il Governo Conte ha dimostrato mille volte la sua sottomissione alla UE, alla NATO, al Vaticano e a Confindustria: sono sue le responsabilità, ad esempio, di aver permesso che migliaia di aziende rimanessero aperte in piena pandemia e di aver disposto il confinamento in casa di milioni di persone sottoponendole alla speculazione sui prezzi senza provvedere alla distribuzione di generi di prima necessità, delle mascherine, ecc, ma la sua natura conciliatoria, la sua illusione di poter tenere insieme gli interessi e i diritti dei lavoratori e delle masse popolari con gli interessi e le pretese dei padroni, lo rendono agli occhi dei capitalisti poco affidabile. Per contro, i “sovranisti al servizio dei padroni” Salvini e Meloni, hanno dimostrato mille volte di essere lo zerbino

della UE e i burattini di Confindustria nonostante la martellante propaganda “antisistema”, gli annunci di “marce su Roma per la libertà”, i patetici presidi in piazza Montecitorio, ecc.

È in corso, di fatto, una lotta tutta interna alle Larghe Intese che non porterà alcun beneficio ai lavoratori e alle masse popolari. Esse infatti, non beneficeranno in alcun modo di un’eventuale “spallata” a Conte da parte di Renzi, Lega e Fratelli d’Italia (e una parte del PD) perché quella spallata servirebbe solo a sottomettere ancora di più il paese a quegli stessi comitati di affari, circoli della finanza e Comunità Internazionale degli imperialisti che da sempre sono impegnati solo a spolparlo. Le masse popolari non beneficeranno però neppure di un’eventuale resistenza e persistenza del Governo Conte: i prestiti miliardari, a fondo perduto concessi a FCA e ai Benetton, a fronte delle briciole destinate a cassintegrati, disoccupati e commercianti ne evidenziano bene il motivo. La libertà accordata ad Arcelor Mittal di usare i lavoratori come carne da macello per poi liquidarli lo spiega ancor meglio e lo conferma pure il mancato commissariamento della Regione Lombardia.

Peggio e meno peggio. Con tutte le differenze del caso, sembra di essere tornati al 2006, quando il Governo del circo Prodi era considerato “meno peggio” della banda Berlusconi. Ma il meno peggio apre le porte al peggio (i partiti della sinistra borghese sono stati cancellati alle elezioni del 2008 come, di questo passo, il M5S, la “nuova sinistra borghese”, sarà cancellato alle prossime elezioni) e nel frattempo le masse popolari vengono massacrate, prosegue lo smantellamento dei diritti e delle tutele, la distruzione dell’apparato produttivo e di centinaia di migliaia di posti di lavoro.

È quello che la sinistra borghese non vuole capire o fa finta di non capire quando inonda di invettive il Governo Conte, ma si sottomette alle sue manovre e misure fra mille piagnistei e lamenti. La sinistra borghese non vede un’alternativa o non si assume la responsabilità di promuoverla. Non concepisce un’alternativa perché è immersa fino al collo nell’elettoralismo (opera solo in funzione di calcoli elettorali, cercando di raccogliere gli scontenti del PD, del M5S, ecc.) ed è impregnata di legalitarismo (il cieco rispetto delle regole e delle norme imposte dalla classe dominante anche se esse sono palesemente illegittime e illegali): per cambiare le cose aspetta di avere il permesso di chi comanda.

Con più di 30mila morti (ma i dati sono parziali e manipolati), con una crisi economica di proporzioni non ancora del tutto evidenti (o nascoste, sminuite e manipolate) nel teatrino della politica borghese si parla di nuovi governi, di elezioni politiche anticipate, elezioni regionali e amministrative, di colpi di mano, alleanze dentro e fuori dal Parlamento.

È ora di chiudere il teatrino e porre fine alla messinscena.

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