[Italia] Gli unici terroristi sono i capitalisti: solidarietà agli anarchici arrestati il 13 maggio

Piena e incondizionata solidarietà a tutti gli arrestati e gli inquisiti quali che siano i reati a loro contestati e la campagna diffamatoria di cui sono oggetto sui media, le differenze ideologiche e pratiche di attivismo e militanza. Chiunque si impegna sul terreno degli interessi delle masse popolari merita il sostegno e la solidarietà di fronte agli attacchi del nemico.

Nel contesto della “ripresa” dall’emergenza Covid-19, che per padroni e autorità borghesi è “ripresa dello sfruttamento, dell’oppressione di classe, della devastazione del territorio e dell’ambiente”, i Carabinieri del ROS su mandato della Procura di Bologna mettono a segno una “brillante operazione” con l’arresto di 7 anarchici e le restrizioni della libertà personale, fuori dal carcere, per altri 5. Tanto il tempismo dell’operazione quanto il contenuto delle accuse sono dimostrazione che dietro la propaganda di regime sugli “sforzi per garantire la salute pubblica” si nascondono invece gli sforzi per perpetrare il sistema economico, politico e finanziario su cui l’emergenza Covid-19 si è innestata: più di 30 mila morti non sono causati dal virus, ma dallo stato di abbandono in cui versa la sanità pubblica, dalle speculazioni, dalla legge della sistematica ricerca del profitto a cui sono sottoposti il paese e la società intera.
Il fatto di mobilitare i ROS per arrestare gli anarchici anziché intervenire nelle mille pieghe del malaffare e della malavita della classe dominante è indicativo della strada che le autorità e il governo vogliono imboccare.

Oltre alle accuse di attentati incendiari e altre “pratiche sovversive”, ai 12 anarchici viene contestato il “reato di solidarietà” verso i detenuti che sono insorti nel marzo scorso e verso le rivolte nei CPR [i moderni lager dove vengono rinchiusi gli immigrati]: cioè sono denunciati e arrestati per aver sostenuto chi si è ribellato alla condizione infame in cui le autorità lo costringono. Non solo, la Procura di Bologna ammette apertamente – rivendica – che tale condotta è particolarmente pericolosa in un contesto di “crescente malessere sociale” e pertanto occorreva dare un segnale.
Il segnale è chiaro: criminalizzare la solidarietà di classe è uno strumento per criminalizzare, tentare di isolare e reprimere organismi e singoli che contrastano la guerra fra poveri che le autorità borghesi invece alimentano in ogni modo e in ogni contesto, uno strumento per restringere quegli spazi di agibilità politica che prima sono stati sospesi in nome delle norme anti contagio e del rispetto del distanziamento sociale e che, con l’allentamento del lockdown, sono diventanti un ingombro per capitalisti, speculatori, padroni e sfruttatori.

“Il centro dello scontro [nella “Fase 2”] non sono le misure per la riapertura, ma il tipo di prospettiva verso cui indirizzare il paese: il mantenimento del vecchio sistema di relazioni economiche, politiche e sociali (cambiare tutto per non cambiare niente) oppure una profonda trasformazione basata sugli interessi delle masse popolari” – da Resistenza n. 5/2020.

L’obiettivo di tornare alla normalità pre-Covid-19 perseguito e propagandato da Confindustria, dal governo, dal Vaticano e dai comitati d’affari delle organizzazioni criminali è, contemporaneamente, un  delitto e un’illusione.
È un delitto, perché quella normalità è stata contesto e causa del disastro sanitario, economico e sociale in corso.
È  un’illusione, perché niente tornerà come prima: sotto la direzione della borghesia imperialista tutto può solo andare peggio.

Già oggi il fuoco della ribellione cova sotto la cenere ovunque e i prossimi saranno quindi mesi di lotte. Lotte per impedire che il costo del disastro sanitario, economico e sociale ricada sulle spalle dei lavoratori e delle masse popolari, lotte per strappare condizioni dignitose per vivere, per un lavoro utile e dignitoso, per mantenere ed estendere l’accesso ai diritti essenziali (scuola, sanità, ecc.).
Ognuna di queste lotte, quali che siano le parole d’ordine specifiche e gli obiettivi immediati e contingenti, saranno complessivamente la dimostrazione della necessità e della possibilità che le organizzazioni operaie e popolari assumano un ruolo dirigente della società e del paese e impongano un loro governo di emergenza.
Man mano che questa necessità e possibilità si faranno strada, la repressione delle autorità borghesi aumenterà: la classe dominante ha il terrore che la classe operaia e le masse popolari si organizzino e si mobilitino in modo autonomo e indipendente dai suoi sindacati di regime e delle sue associazioni corporative.
In questo contesto la resistenza alla repressione, la lotta contro la repressione e la promozione della solidarietà di classe diventeranno un fronte di lotta aperta e dispiegata più di quanto lo è già oggi.

Fare della lotta contro la repressione una questione politica, cioè una questione di ordine pubblico.
La Carovana del (nuovo)PCI di cui il P. CARC fa parte ha le radici piantate nella resistenza alla repressione, nella lotta alla repressione e nella promozione della solidarietà di classe. È un terreno su cui combiniamo elaborazione teorica e azione pratica da oltre 30 anni. È un terreno su cui abbiamo dovuto diventare “esperti” per fare fronte alla trentennale persecuzione poliziesca e giuridica con cui le autorità della Repubblica Pontificia hanno cercato di spazzarci via e impedire la ricostruzione del partito comunista in Italia.
Nonostante 8 procedimenti per associazione sovversiva e “terrorismo”, pedinamenti, sequestri di materiale, denunce, arresti, infiltrati e spie, non ci sono riuscite: la fondazione del (nuovo) PCI nel 2004 e, da allora, la sua opera nella clandestinità sono dimostrazioni dell’efficacia di quanto abbiamo elaborato e imparato dalla pratica.
Dalla nostra esperienza, in estrema sintesi, abbiamo elaborato, fra gli altri, tre principi utili a chi si trova a fronteggiare la repressione in questa fase:

  1. denunciare pubblicamente ogni attacco repressivo di cui siamo oggetto, perché serve a smascherare la reale natura dello Stato borghese agli occhi degli operai e delle masse popolari, anche in una parte di coloro che hanno fiducia nella legalità e nelle istituzioni. Non solo, bisogna chiedere apertamente la solidarietà da parte delle masse popolari;
  2. trasformare ogni attacco repressivo in occasione di organizzazione e mobilitazione. Significa andare oltre l’aspetto resistenziale, passando dalla difesa all’attacco. Disporsi in modo da combattere in attacco consente di “far cadere il sasso sulla testa di chi lo ha sollevato” anziché subire l’azione del nemico;
  3. passare da accusati ad accusatori, spostando sul piano politico quello che la borghesia vorrebbe tenere sul piano tecnico e legale.

Confermiamo e rilanciamo la disponibilità a sostenere con le forze che abbiamo a disposizione tutte le mobilitazioni di piazza, di strada, di quartiere che trasformano in pratica concreta il principio della solidarietà di classe: da comunisti lavoriamo per unire e far combattere insieme contro i capitalisti, i padroni e le loro autorità tutto quello che la borghesia punta a dividere e a contrapporre, promuovendo la guerra fra poveri.

“Nulla sarà più come prima è una constatazione. I comunisti devono aggiungere un pezzo: “tutto può essere meglio di prima”. La mobilitazione della classe operaia e delle masse popolari organizzate può realmente decidere che tutto andrà meglio di prima e ai comunisti sta il compito e la responsabilità di dirigerle, orientarle e organizzarle affinché impongano il loro governo di emergenza, un governo che di fatto le farà avanzare nella lotta per l’instaurazione del socialismo” da Resistenza n. 5 / 2020

Inviamo cartoline, lettere e telegrammi in sostegno agli anarchici arrestati.

– Elena Riva e Nicole Savoia: Strada Delle Novate, 65, 29122, Piacenza;

– Duccio Cenni e Guido Paoletti: Via Arginone, 327, 44122, Ferrara;

– Giuseppe Caprioli e Leonardo Neri: Strada Statale 31, 50/A – Loc. San Michele, 15121, Alessandria (AL);

– Stefania Carolei: Via Gravellona, 240, 27029, Vigevano (PV).

Piccolo Manuale di Difesa Legale
Sai quali precauzioni prendere per ridurre al minimo il rischio di essere fermato in caso di cortei militanti? Sai quali sono i tuoi diritti? Sai come comportarti durante un interrogatorio o una perquisizione? Conoscere i tuoi diritti previene gli abusi polizieschi.
Il testo è liberamente scaricabile qui oppure lo puoi ricevere scrivendo a carc@riseup.net (5 euro).

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