Trasmettiamo un contributo di un compagno attivo nella lotta che molti comitati popolari promuovono contro la presenza della base USA di Camp Darby, tra Pisa e Livorno.
Una delle tesi più diffuse promosse dalla classe dominante è che di fronte a questa situazione “tutti devono fare sacrifici”, che i “soldi per tutto non ci sono”, che “bisogna fare delle scelte”. Il contributo inviatoci dal compagno Simone smentisce queste tesi, dimostrando il contrario.
A fronte dell’emergenza sanitaria l’industria bellica non ha fermato la propria produzione e anzi, il governo italiano aumentato ancora di più i soldi investiti nell’acquisto di armamenti, aumenta ancora di più la sottomissione del nostro paese ai gruppi imperialisti, alla NATO, ai padroni della guerra e alla loro sete di profitto.
A fronte di migliaia di morti in Italia, i miliardi investiti per l’industria bellica sono un insulto alle famiglie devastate dai lutti e dalla crisi economica, sono uno schiaffo in faccia a chi da mesi non percepisce uno stipendio. I miliardi investiti nella “Difesa” devono essere immediatamente investiti:
- per consegnare un adeguato numero di DPI ai lavoratori impiegati nelle strutture sanitarie, nelle sanificazioni e nella messa in sicurezza degli ospedali pubblici, nella messa in sesto degli ospedali e reparti tenuti chiusi, nell’assunzione di nuovo personale medico e infermieristico sbloccando le graduatorie di assunzione;
- per sbloccare la CIG a tutti i lavoratori e i sussidi alle P. IVA, per garantire un reddito d’emergenza a tutte le famiglie che non percepiscono uno stipendio dignitoso che gli permetta di affrontare dignitosamente l’emergenza economica;
- per garantire una adeguata assistenza a tutte le persone rimaste isolate a causa della malagestione dell’epidemia: assistenza domiciliare, acquisto di beni di prima necessità.
Il governo Conte lo fara? Sarà così nella misura in cui ogni lavoratore della sanità, ogni operaio, ogni P. IVA, ogni elemento delle masse popolari oggi si organizza con la propria rete di contatti, i propri colleghi, i propri solidali per indire scioperi, manifestazioni, proteste, mobilitazioni di ogni tipo, tanto più ognuno di loro comincerà ad organizzarsi direttamente per far fronte all’emergenza.
Già oggi è possibile ottenere piccole ma significativi risultati: bisogna unire quello che classe dominante intende dividere!
Unirsi nella lotta per imporre al governo le misure necessarie a far fronte all’emergenza economica, sanitaria e sociale è l’aspetto decisivo per non lasciare in mano alla classe dominante la gestione dell’emergenza, a partire dalla lotta per imporre alle amministrazioni locali l’utilizzo dei fondi a loro disposizione, liberati dalla sospensione del patto di stabilità e del vincolo di bilancio, per sostenere redditi e distribuire alle masse popolari tutti quei beni e servizi di cui hanno bisogno.
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Aumentano le spese militari
Anche l’Italia ha segnato un aumento (+0,8%) toccando quota 26,8 miliardi di spese militari. Si tratta dell’1,4% del Pil e colloca Roma al 12° posto nella classifica generale dei vari paesi.
Il COVID ha scatenato una rincorsa a gli armamenti da parte di potenze che si contendono lo scenario economico-militare-finanziario, che non si verificava dal 1989 fine della guerra fredda.
È chiaro dentro questo scenario che i grandi monopoli dell’industria bellica hanno preso al balzo la situazione di crisi economica, sociale, politica e sanitaria, continuando il loro processo produttivo di accrescimento e concentrazione di capitali da reinvestire, in modo da soppiantare così un bel po’ di concorrenza con altri gruppi (non esistono monoblocchi alla Deep State ma gruppi imperialisti e capitalisti sempre in competizione tra di loro)
Questo processo ha dato modo al mercato bellico di riorganizzarsi e di aprirsi nuovi spazi di intervento e di spartizione di intere aree di nazioni oppresse e coloniali, che servono come base di appoggio alle scorrerie degli imperialisti nella frenetica concorrenza a chi accaparra di più.
Il grande monopolio dell’arma ha continuato la sua produzione nonostante la chiusura di interi settori produttivi secondari e non di prima necessità (come se i missili, cacciabombardieri, mitra e testate nucleari siano necessari per uscire dal pantano dell’emergenza sanitaria e servano a sfamare la popolazione) e questo ci fa capire la natura sottomessa degli stati borghesi che servono con fedeltà e cieca fiducia le scorribande dei gruppi imperialisti per contendersi nuove aree di investimento con la guerra.
In Italia la Leonardo ha continuato a incrementare i propri profitti in barba alla sicurezza dei suoi lavoratori che hanno continuato la produzione, senza che venissero tutelati da nessuno, sindacati compresi che attraverso la loro politica di compromesso si piegano alle manovre finanziarie.
Roma è al dodicesimo posto per avere incrementato capitale bellico, aumentando dello 0,8% il PIL.
La produzione di missili e cacciabombardieri in tempi di guerra come il nostro danno alla borghesia il libero arbitrio di attaccare quando vogliono quei paesi che ritengono nemici perché non si piegano al programma comune della borghesia imperialista di spartizione e ripartizione di territori, ed è per questo che i tentativi di destabilizzazione degli stati canaglia sono sempre più all’ ordine del giorno, come sta succedendo in Venezuela è successo all’ Iran, alla Cina, a Cuba, Cile ecc.
questo perché nella scacchiera della speculazione finanziaria deve tornare tutto e non ci possono essere pezzi mancanti.
La nostra solidarietà deve essere forte a tutti i popoli che contrastano l’imperialismo e i reazionari, ai popoli che non si piegano di fronte a minacce, occupazioni e blocchi economici, ricordandosi che anche noi siamo un paese militarmente occupato da basi Nato e usa che fanno circolare armamenti per saccheggiare i popoli oppressi del mondo ,ma servono anche come prova di forza contro le masse popolari del nostro territorio.
Per questo non bisogna piegare la testa contro i lacchè dell’imperialismo che governano la nostra società e attraverso una lotta pratica bisogna alimentare le contraddizioni, creare un segno di demarcazione tra noi e loro e farli diventare tigri di carta.
Il miglior contributo per spezzare le catene è costruire nel nostro territorio il nuovo potere delle autorità popolari che organizzano il contrattacco contro gli imperialisti, che spingono un governo di emanazione delle masse popolari a fare per il bene reale della società.
Un governo che metta al centro i reali interessi di classe nell’ ambito sanitario, produttivo, scientifico ecc. e che non sia colluso con la politica affaristica dei gruppi Imperialisti e dei loro governatori che investano sulle bombe invece che su le terapie intensive.
Un governo di emergenza popolare che metta alle strette le politiche asservite alle basi Nato ma che fa avanzare quelle di salute pubblica, lavoro utile e dignitoso per tutti e reddito di emergenza.