Caro sindaco Nardella,
Abbiamo letto le sue dichiarazioni in merito all’onorare i debiti del Comune impegnando gli edifici pubblici della nostra città per un periodo di 40 anni, seguendo alla lettera le prescrizioni del MES che il governo, di cui il suo partito è parte integrante e se vogliamo anche dirigente, ha firmato chiamandolo in un altro modo e spacciando questa sua azione come una “concessione strappata per il beneficio degli italiani”.
Ora, la misura che lei ha proposto non è assolutamente né nuova, né originale. Ricorderà certamente, come noi tutti ricordiamo, che questa è precisamente la via seguita dalla Grecia negli ultimi anni e che l’ha portata a concedere persino il Partenone in comodato d’uso alla Germania per “ripianare” il debito pubblico, oltre a porti come il Pireo e le Ferrovie. Con precedenti come questi, non c’è da meravigliarsi della continua ascesa della “minaccia” del “sovranismo”!
Scelte politiche come queste puntano a renderci eternamente schiavi delle banche e dei potentati finanziari internazionali, continuando a impoverire la maggioranza della popolazione: ceto medio, lavoratori, masse popolari.
Se i soldi mancano, caro sindaco, bisogna prenderli dai fondi stanziati per la stazione Foster (in cui sono già stati buttati a vuoto 700 milioni di euro) e per i lavori della tranvia che lei vuole “inspiegabilmente” proseguire (più di 500 milioni); si accantonino definitivamente i progetti di ampliamento dell’aeroporto di Peretola (350 milioni) e le speculazioni sullo stadio e la Mercafir (22 milioni); le vere necessità di Firenze e dei fiorentini sono il ripristinino dei servizi sanitari come i presidi di Gavinana e Santa Rosa chiusi dal suo collega di partito Rossi, si requisiscano le strutture sanitarie private, della Chiesa e affini che pullulano sulle colline di Careggi o Villa Donatello, si assuma personale a tempo indeterminato dalle graduatorie e dai potenziali medici e infermieri che escono ogni anno dalla nostra Università! E non ci venga a dire, sindaco, che “non è un settore di sua competenza”, perché il suo ruolo la rende la massima autorità sanitaria delle istituzioni cittadine. Solo con queste misure, come può vedere, recuperiamo quasi 1 miliardo di euro, più che abbondante per far fronte al debito; se aggiungiamo un bel contributo da Confindustria, che tanto spinge per le riaperture fregandosene del resto delle attività e della libertà di movimento e associazione dei cittadini la cifra sale ulteriormente!
Anziché impegnare gli edifici pubblici fiorentini, si riprenda in mano la gestione di tutte le aziende che sono state privatizzate o vendute alle multinazionali in questi anni di cui lo stesso aeroporto di Peretola e il Pignone sono solo due esempi, si impediscano nuove delocalizzazioni, come quella di Cavalli che minaccia di trasferire tutta la produzione a Milano, facendosi promotore della requisizione senza indennizzo dello stabile con l’impiego dei 170 dipendenti per produrre le introvabili mascherine a prezzo calmierato da distribuire invece gratuitamente: hanno anche tutte le competenze del caso.
Con queste misure saremo sicuramente in grado di far fronte anche alle ingenti perdite che abbiamo patito a causa della passata gestione del turismo, che ha reso il centro di Firenze una zona invivibile per le masse popolari con prezzi inaccessibili e più simile a una enorme panineria a cielo aperto, con l’ulteriore risultato che le paninerie, ora, sono tutte chiuse e i commercianti e partite IVA che vi lavoravano sono abbandonati al loro destino, spinti in un nuovo processo di proletarizzazione.
In conclusione, gli oltre 200 milioni di euro di mancate entrate di cui parla allarmato sulla Nazione sono conseguenza diretta delle scelte delle amministrazioni del Partito Democratico degli ultimi 15 anni, che ha sempre tirato dritto nonostante appelli, denunce e proteste di gruppi di opposizione consiliare, intellettuali e artisti, comitati popolari. A questi ultimi ci appelliamo per invertire insieme il catastrofico corso delle cose e impedire l’ennesimo saccheggio della città; invitiamo alla mobilitazione le (tante) brigate di solidarietà che sono sorte in ogni quartiere per prendersi cura dei bisogni immediati delle fasce più deboli delle masse popolari, ai lavoratori dei servizi pubblici – a partire da quelli della sanità – che spesso senza DPI e tutele sono stati chiamati a far fronte all’emergenza. Sono loro che dovranno imporre l’adozione delle misure di emergenza necessarie di cui sopra abbiamo riportato alcuni esempi concreti e far fronte alla crisi economica e politica che proseguirà una volta finita quella sanitaria.
Infatti la nostra città, la città di Lorenzo il Magnifico e del Rinascimento – una parola che indica l’uscita dal Medio Evo e quindi un periodo storico, ma anche un sistema produttivo e di rapporti sociali ben preciso e diventato antistorico: come il capitalismo oggi – nota per il suo dinamismo, il suo ottimismo e la sua beffarda allegria, non può davvero permettersi una tragedia greca quale ci si prospetta da questa epidemia.
Sta alle migliori forze della città rimboccarsi le maniche e farvi fronte, alle organizzazioni operaie e popolari già esistenti e quelle da costituire in ogni quartiere, azienda pubblica e privata, nelle scuole e università, mobilitarsi, organizzarsi e agire in modo coordinato per impedire l’ennesimo Sacco della città e farla veramente rinascere a nuova vita.
La sezione di Firenze Rifredi del Partito dei CARC
12 maggio 2020