[Milano] Il problema non sono i Navigli ma la sicurezza nei posti di lavoro, la mancanza di presidi sanitari e l’emergenza economica!

Dopo nemmeno due giorni dalla riapertura delle aziende (quelle poche che non avevano chiuso), interesse primario del Sindaco di Milano sono gli assembramenti (veri o spacciati per tali, poco ci interessa) sui Navigli, ma non lo abbiamo visto così solerte nell’imporre la chiusura delle aziende che non producono nulla di essenziale, nel fare controlli affinché nelle aziende che dovevano restare aperte fossero adottate tutte le misure di sicurezza atte a prevenire e contenere il contagio, non si è preoccupato di quello che succedeva nella RSA della Città Metropolitana e non ha detto nulla a sostegno del lavoratore dell’Istituto Palazzolo Don Gnocchi di Milano licenziato perché ha denunciato, insieme ad altri colleghi (colpiti anche loro da sanzioni disciplinari) le condizioni criminali in cui gli operatori sanitari sono stati costretti a lavorare nella RSA. Eppure punta il dito sui Navigli.

 

Preoccuparsi di quello che succede sui Navigli a fronte di quello che succede ogni giorno nelle aziende è indice di due aspetti:

  • Quello che succede sui Navigli (o in qualsiasi altra parte della città) lo possono vedere e denunciare tutti, quello che succede nelle aziende lo possono denunciare soltanto i lavoratori al prezzo di pesanti sanzioni disciplinari, licenziamenti, ritorsioni e ricatti, nonostante ciò che fanno sia negli interessi della collettività e sia una questione di salute pubblica… questa è l’infamia dell’obbligo di fedeltà aziendale! È il caso di Luciano Pasetti e dei lavoratori del Don Gnocchi (per restare in ambito milanese).
  • Si cerca di coprire la luna (le responsabilità dei contagi) con il dito (la “folla” sui Navigli) per distrarre dalle responsabilità di una giunta che ben poco ha fatto per i lavoratori della Città Metropolitana.

Crediamo che Sala e la sua giunta debbano preoccuparsi delle condizioni di vita e di lavoro dei milanesi! Perché a due mesi dall’inizio dell’emergenza sanitaria abbiamo ancora gravi mancanze:

una distribuzione capillare di presidi sanitari (distribuzione a ogni individuo) – di pregio il lavoro svolto dalle brigate volontarie ma ha potuto garantire la distribuzione delle mascherine a una piccola parte;

una sanificazione accurata nelle strade, dei caseggiati (è interesse della collettività avere ogni zona sanificata), delle aziende e ancora non è chiaro se la sanificazione dei mezzi ATM avvenga rispettando tutti i criteri e le prassi adeguate o sia fatta al risparmio;

un controllo capillare della riorganizzazione del lavoro in ogni azienda e luogo di lavoro atta a garantire la tutela e la prevenzione del contagio;

vanno predisposti i tamponi a tutti a partire dal personale della sanità;

controllare se nelle grandi aziende, sono adottati tutti i dispositivi e le prassi di sicurezza, se sono funzionali e adeguati al tipo di attività lavorativa e che non vengano prese misure di sicurezza a scapito dei lavoratori e come scusa per cancellare i loro diritti(per esempio: non devono essere chiuse le mense aziendali, ma ne va riorganizzato l’accesso e le modalità di fruizione);

Trovare fondi per far avere i bonus spesa ai nuclei familiari risultati idonei ma senza finanziamento e per allargare la platea dei beneficiari;

Rendicontare pubblicamente come sono stati utilizzati i fondi raccolti per la Protezione Civile.

 

Che Sala, anziché sprecare il suo tempo a vergognarsi di chi cammina sui Navigli, si mettesse all’opera in questo senso; anziché mandare i vigili a fare le multe ai ristoratori in presidio li mandasse a distribuire i presidi sanitari e a verificare il prezzo di vendita; desse indicazioni alla questura per fare lavori di pubblica utilità come verificare il rispetto delle norme anti-contagio nelle aziende; si occupasse di stabilizzare i precari di AMSA e ATM e imponesse nuove assunzioni per garantire un servizio accurato, efficiente e sicuro anche dal punto di vista della prevenzione; si mettesse alla ricerca di fondi per dar da mangiare ai milanesi rimasti senza lavoro e senza alcun tipo di reddito.

 

Non riponiamo fiducia in chi per due mesi ha solo straparlato ma di concreto ha fatto poco o niente: di quello che serve nei posti di lavoro e nei quartieri possiamo occuparcene dal basso, uniti e organizzati.

Organizziamoci per esercitare controllo operaio e popolare nei luoghi di lavoro, sui mezzi di trasporto e nei supermercati per l’adozione delle misure di sicurezza e per la sanificazione;

Organizziamoci per reperire e far reperire presidi sanitari, per l’autoproduzione collettiva delle mascherine e la loro distribuzione (anche sostenendo piccoli artigiani locali), organizziamoci per la sanificazione dei caseggiati e per il controllo popolare delle sanificazioni sui mezzi di trasporto e nei supermercati;

Organizziamoci per imporre lo stanziamento del Reddito di quarantena, l’allargamento dei bonus spes e per lo sblocco della CIG, mobilitiamoci per individuare in ogni quartiere le persone attualmente prive di reddito attraverso moduli di inchiesta popolare;

Organizziamoci per l’astensione dal lavoro non sicuro.

 

Il lavoro svolto dalle Brigate Volontarie nei territori e dai sindacati come SI Cobas, ADL Cobas e USB nei luoghi di lavoro è una base da cui partire, diffondiamo queste pratiche in ogni quartiere e in ogni azienda, per prendere in mano con decisione il nostro futuro.

Perché il problema non sono i Navigli ma come e per conto di quali interessi viene diretta la nostra città! Paladini del cemento e dei profitti non hanno gli stessi interessi di chi per vivere deve lavorare!

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