Il programma popolare per fare fronte all’emergenza

“Ogni attività pubblica e privata va finalizzata a questo: altro che appellarsi alle donazioni private! I provvedimenti da prendere nell’immediato sono chiari e tutti rapidamente realizzabili.

  1. Assunzione immediata e con procedura d’emergenza dei medici, infermieri e operatori sanitari necessari alla cura dei contagiati e degli altri malati, a somministrare i tamponi e verificarne l’esito, a garantire cure e prevenzione ad anziani, disabili, immunodepressi e altre categorie a rischio e che necessitano comunque di assistenza particolare, stabilizzazione di tutto il personale precario che lavora negli ospedali pubblici e privati, integrazione del personale di Emergency, di Medici Senza Frontiere e di altre organizzazioni simili operanti nel nostro paese. (…)
  2. Requisizione senza indennizzo degli ospedali privati, impiego degli ospedali e di tutte le risorse sanitarie delle Forze Armate, riapertura dei presidi ospedalieri chiusi, uso degli edifici vuoti a disposizione dello Stato, delle Regioni, dei Comuni e di altri enti pubblici e requisizione senza indennizzo di quelli di proprietà delle grandi immobiliari, del Vaticano, delle Congregazioni e Ordini religiosi e dei ricchi per allestire in tempi rapidi reparti di terapia intensiva per curare i contagiati con sintomi gravi e i posti letto necessari a curare i contagiati con sintomi lievi e gli altri malati: vanno garantite le cure a tutti i contagiati e anche a tutti gli altri malati. No a scegliere quali contagiati curare e quali no perché mancano posti in terapia intensiva. No a privare delle cure chi è malato di altre patologie perché gli ospedali sono pieni di contagiati!
  3. Conversione di tutte le aziende che possono facilmente produrre quello che serve alla cura dei malati e alla protezione del personale sanitario negli ospedali, alla prevenzione dei contagi nelle aziende che devono continuare a funzionare e nelle zone d’abitazione: non servono abiti di alta moda, profumi e auto di lusso, F35 e altre armi! (…) La conversione a produzioni utili all’emergenza e la loro distribuzione vanno organizzate su scala nazionale e con una visione d’insieme, non in ordine sparso e lasciate alla libera iniziativa (benevola o interessata che sia), alle donazioni e alla speculazione.
  4. Sanificazione degli ospedali, delle aziende che devono continuare a funzionare, di supermercati, farmacie e altri centri di distribuzione di beni e servizi essenziali, delle strutture residenziali per anziani, disabili, ecc., delle carceri e di tutte le strutture e luoghi d’abitazione e lavoro, delle strade e dei mezzi di trasporto, con frequenza decisa in base al rischio di esposizione al contagio: la prevenzione del contagio non va lasciata alla disponibilità di soldi o alla buona volontà, ma organizzata dalle autorità pubbliche ordinarie o d’emergenza.
  5. Distribuzione alla popolazione di mascherine, disinfettanti e altri dispositivi di protezione individuale (DPI).
  6. Garanzia di un salario dignitoso e condizioni di lavoro sicure a chi continua a lavorare per produrre beni e servizi necessari alla cura dei malati, alla prevenzione dei contagi e all’approvvigionamento di quanto necessario alla popolazione per vivere, blocco dei licenziamenti, stabilizzazione dei precari e nuove assunzioni per garantire la produzione dei beni e servizi necessari senza danno per la salute e la sicurezza dei lavoratori.
  7. Chiusura temporanea delle aziende finché la loro produzione non diventa indispensabile per la popolazione, con garanzia di salario pieno ai lavoratori per tutto il tempo in cui le aziende restano ferme, blocco dei licenziamenti e prolungamento dei contratti precari.
  8. Integrazione delle produzioni essenziali svolte da lavoratori autonomi e assegnazione di un reddito dignitoso e sospensione di tasse, mutui, ecc. per i lavoratori autonomi che non svolgono attività essenziali.
  9. Mobilitazione dei disoccupati con assegnazione di un salario e, su base volontaria, dei lavoratori delle aziende temporaneamente chiuse, degli studenti che hanno superato la maggior età e dei pensionati in buona salute, per svolgere le attività necessarie alla lotta all’epidemia.
  10. Indulto per i detenuti sociali e loro assegnazione a lavori utili per far fronte all’epidemia, con assegnazione di un salario e di un’abitazione a chi ne è privo; lo stesso per i migranti attualmente reclusi in centri comunque denominati.
  11. Sospensione degli sfratti a tempo indeterminato, assegnazione di un’abitazione dignitosa a chi ne è privo o vive in abitazioni insalubri e che non garantiscono dal contagio.
  12. Mobilitazione delle Forze dell’Ordine e delle Forze Armate ai controlli negli ospedali e nelle aziende, a impedire speculazioni e usura, a lavori utili a far fronte all’epidemia, integrazione con Brigate di Solidarietà”.

Dall’Avviso ai Naviganti n. 100 del (nuovo)PCI del 30 marzo 2020.

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