Gli operai devono essere fedeli alla propria classe, non ai padroni!

Agli operai, ai lavoratori della sanità e a tutti i lavoratori dipendenti

Liberamente tratto dal Comunicato del 17 aprile 2020 del (nuovo)PCI.

L’obbligo di fedeltà aziendale è sancito dall’articolo 2105 del Codice Civile e nelle settimane a venire i padroni non mancheranno di farvi ricorso, visto quanto vi hanno fatto ricorso negli ultimi decenni come arma di repressione contro i lavoratori e i sindacalisti più combattivi, meno rassegnati a subire quelle condizioni che sono causa degli incidenti e delle morti (omicidi veri e propri!), sui posti di lavoro.

L’obbligo di fedeltà aziendale è uno strumento con cui il capitalista pretende di garantirsi su due fronti: quello della concorrenza con altri capitalisti e quello dove ha a che fare con gli operai. Sul primo fronte, il capitalista mira a garantirsi dal lavoratore che diffonde informazioni sull’azienda perché può favorire il concorrente. Sul secondo fronte il capitalista mira a garantirsi dal lavoratore che diffonde informazioni sull’azienda e fornisce elementi che possono essere utili alla lotta di classe, utili agli operai per difendersi contro condizioni di lavoro pericolose, utili a sindacati che portano avanti una battaglia contro queste condizioni, utili a un partito come il (nuovo)Partito comunista italiano che usa le informazioni di cui viene in possesso per conoscere il nemico e il terreno di scontro su cui condurre le battaglie e la guerra.

Nei luoghi di lavoro pubblici il fattore “concorrenza” viene meno, ma resta il secondo fronte, quello dove il lavoratore che dice cosa accade sul suo posto di lavoro viene licenziato. Il fine principale dell’articolo 2105 del Codice Civile non riguarda quindi principalmente la lotta tra capitalisti, ma la lotta di classe tra borghesia imperialista e proletariato. Proletari sono i lavoratori sia del settore privato che di quello pubblico e la minaccia di licenziamento riguarda gli uni e gli altri.

L’articolo 2105 è quindi un’arma efficace in mano ai padroni privati e pubblici nella lotta di classe. Serve a togliere di mezzo i lavoratori più determinati nel denunciare crimini e malefatte dei padroni e serve da deterrente. Se un operaio denuncia condizioni che determinano un rischio, se denuncia incidenti sul lavoro occultati, se, come hanno fatto a Pomigliano d’Arco cinque operai, denuncia condizioni di lavoro tali da indurre al suicidio tre compagni di fabbrica, il giudice può, come fece la Corte di Cassazione il 6 giugno 2018 nel caso di Pomigliano, decidere di guardare il dito e non la luna e condannare i lavoratori e non gli autori del reato che i lavoratori denunciano.

Nella società divisa in classi la legge non è uguale per tutti, ma è uno degli strumenti con cui una classe domina l’altra: questo vale in generale, con eccezioni che confermano la regola, e vale quindi anche nel caso dell’articolo 2105. Un caso recente e dei più gravi è quello denunciato in forma anonima da un operaio dell’Hitachi di Pistoia alla sezione locale del P.CARC circa il licenziamento di Antonio Vittoria, ex delegato UGL dell’azienda perché, dice la lettera, ha messo in luce “cose che non devono essere viste” come il fatto che il numero degli incidenti sul lavoro è superiore a quanto dichiarato dall’azienda. L’azienda che si è fatta bella per avere fermato per pandemia la produzione prima di altre e più di altre, oltre a garantirsi di recuperare il “lavoro perduto” con sabati lavorativi a fine stato d’emergenza, a chiedere cassa integrazione allo Stato e a usare le ferie degli operai, ha approfittato della situazione per licenziare Vittoria il 12 marzo.

L’obbligo di fedeltà vieta la libertà di parola e fa della fabbrica un territorio in cui non vigono i diritti costituzionali. I padroni lo hanno sempre utilizzato per preservarsi dai reati che compiono e lo utilizzeranno ancor più oggi, che siamo in stato di emergenza sanitaria, in quelle aziende a cui il governo lascia la libertà di continuare a produrre.

Gli operai si ammasseranno nelle fabbriche e il padrone deciderà se usare o meno i dispositivi di protezione individuale e le altre misure a loro tutela contando sul fatto che di controlli sulla sicurezza c’erano pochi prima e ce ne saranno ancor meno ora; si “autodichiarerà” in regola e terrà il fucile puntato sui lavoratori che osano affermare il contrario,; lascerà magari a sindacati compiacenti anche il diritto di fare la possibilità di inscenare proteste inconcludenti. Nel peggiore dei casi, se i suoi reati verranno alla luce del sole, rischia una multa. Gli operai e tutti i lavoratori invece rischiano la vita e quindi non possono consentire che i padroni agiscano secondo il loro arbitrio, tacendo in osservanza all’obbligo di fedeltà aziendale, per mantenere una “riservatezza” che conviene a tutti tranne che a loro.

Per far fronte a questa situazione diversi sono i modi per organizzarsi.

Dove ci sono rapporti di forza che lo consentono, e cioè organizzazioni operaie legate alle masse popolari che il padrone non è in grado di attaccare, i lavoratori devono denunciare pubblicamente (ai giornali, alle amministrazioni comunali, alle ASL, alla Protezione Civile, all’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale (ARPA), ecc.) le condizioni di insicurezza in cui lavorano, sia quelle preesistenti l’emergenza sanitaria che quelle che si sono aggiunte dopo per la mancata applicazione delle norme anticontagio, e devono indicare cosa occorre fare perché i loro diritti e la loro salute siano garantiti.

Dove i rapporti di forza sono invece sfavorevoli, devono mandare lettere anonime (ai giornali, alle amministrazioni comunali, alle ASL, alla Protezione Civile, all’ARPA, ecc.).

Se i lavoratori non se la sentono di agire pubblicamente ma hanno informazioni circostanziate (come ad esempio nome e cognome dei dirigenti responsabili dei fatti denunciati e simili), le devono inviare al (n)PCI che provvederà a renderle pubbliche e quindi a farle oggetto di lotta politica.

Possono farlo

– usando Kleopatra, un programma che consente di scrivere messaggi cifrati che possono essere decriptati e letti solo da chi ha gli strumenti necessari per farlo (password e chiave segreta) e cioè dall’autore e dal destinatario dello scritto. Le istruzioni di dettaglio per installare e imparare a utilizzare Kleopatra sono reperibili sul sito www.nuovopci.it,

– associando a Kleopatra l’utilizzo di TOR per garantirsi il completo anonimato. Non è infatti importante che il padrone venga a sapere che qualcuno lo sta denunciando, ma che piuttosto non riesca a risalire in alcun modo a chi lo sta denunciando. TOR è un programma che permette di navigare in rete mantenendo l’anonimato. Esso rende possibile lo scambio di messaggi tra mail fittizie, senza che nessuno sia in grado di risalire a chi spedisce realmente. Le istruzioni per scaricare e imparare a utilizzare TOR sono sempre sul sito www.nuovopci.it.

I padroni pretendono che rispettiamo il vincolo alla riservatezza e se non lo facciamo sono pronti a colpire con l’articolo 2105 chi osa svelare i loro crimini e le loro malefatte.

A fronte di questo non dobbiamo farci scrupolo alcuno a utilizzare noi per primi ogni mezzo – come appunto quelli che il (nuovo)PCI mette a nostra disposizione – atto a denunciare in maniera anonima e quindi sicura i padroni che mettono a repentaglio la nostra sicurezza e le nostre vite.

 

L’obbligo di fedeltà imposto dalla legge 2105 è la spada di Damocle che pende sulla testa di ciascun lavoratore e l’organizzazione nei reparti (pubblica o clandestina che sia) è il primo passo da compiere per non essere schiacciati dai capitalisti. La ricca esperienza dei Consigli di Fabbrica e dell’Autunno Caldo è, da questo punto di vista, altamente istruttiva. Per questo diciamo ai lavoratori di studiare la storia della classe operaia. Il passo successivo allo studio è quello di riportare all’oggi quanto si è appreso e tradurlo in percorsi di lotta e strumenti utili per organizzarci e vincere – dal COMUNICATO DEL 26 APRILE 2020 della Sezione di Pistoia del P.CARC – Hitachi Rail: due pesi e due misure. Basta con i licenziamenti unilaterali!

 

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