Questa lettera ci arriva da un operaio metalmeccanico lombardo. Ringraziandolo ne pubblichiamo alcuni stralci. L’aspetto più importante che qui vogliamo mettere in evidenza è come si possa partire dal proprio contesto particolare per iniziare concretamente a ragionare e operare in un’ottica più generale. Questa ottica più generale è poi l’aspetto decisivo, perché permette di vedere sempre meglio quello che occorre fare anche nel proprio contesto particolare.
Lavoro in una fabbrica metalmeccanica vicino a Malpensa. (…) Nelle prime settimane, quando era lo stesso Governo a dire che il Coronavirus era una semplice influenza, non è stata presa la minima precauzione all’interno dei reparti e alcuni trasfertisti sono stati mandati a installare delle macchine proprio nella zona del lodigiano, senza la benché minima protezione individuale. I contagi però aumentavano progressivamente, soprattutto nelle fabbriche e negli altri posti di lavoro, inducendo i lavoratori per primi a rendersi conto che la situazione non era così semplice come veniva rappresentata.
Nel reparto dove lavoro (dove per fortuna non c’è lo stesso servilismo presente negli altri reparti) abbiamo iniziato col chiedere alla RSU quale fosse la posizione del sindacato e di indire un’assemblea per discutere la questione e decidere collettivamente su quale azione mettere in campo, perché siamo noi operai per primi a sapere quali sono le reali condizioni in cui lavoriamo e di conseguenza cosa è meglio per la nostra salute. Purtroppo a tutto questo non è seguita alcuna risposta e la RSU ha fatto da “filtro” per impedire che all’interno arrivassero le direttive sindacali. Anzi, la gestione dell’emergenza è stata volontariamente lasciata dalla RSU nelle mani della direzione aziendale, che si è limitata a comunicare unilateralmente come intendesse applicare in fabbrica il DPCM, senza rendersi conto di quali fossero le reali condizioni di lavoro nei diversi reparti.
Il risultato è stato che nel reparto macchine utensili, dove c’è un operatore per macchina e la distanza tra una macchina e l’altra è più di tre metri, ogni lavoratore aveva la mascherina; nei reparti di montaggio e collaudo invece, dove è impossibile mantenere la distanza di sicurezza di un metro, non è stato consegnato nessun dispositivo di protezione! Quando le RSU e le RLS sono state interrogate sul perché alla maggioranza dei lavoratori non venissero forniti i necessari dispositivi di protezione, la risposta è stata sempre la stessa: “la Direzione ha fatto il necessario e se non riuscite a mantenere la distanza di sicurezza tra di voi, la responsabilità è vostra!”.
Nel frattempo in tutta Italia, soprattutto nelle grandi fabbriche, iniziavano gli scioperi per pretendere la chiusura delle attività produttive non essenziali e la salvaguardia della salute dei lavoratori e delle loro famiglie. Sulla scia di quanto succedeva fuori il nostro reparto ho avuto un diverbio molto violento con la RSU per costringerla a far avere a tutti i lavoratori le mascherine e, seguendo l’esempio degli altri lavoratori, spingerla a indire uno sciopero per forzare la chiusura della fabbrica. La risposta che ne è seguita è stata disarmante: la RSU oltre a consegnare me e il reparto letteralmente nelle mani della direzione, denunciandoci come un “reparto a cui piace fare polemica” e dei “provocatori che mettono i bastoni fra le ruote all’azienda”, ha rassegnato le dimissioni giustificandosi che era “stanca di sentire polemiche sul suo operato”. (…)
Un compito particolare…
Ora, non piangiamo per aver perso la RSU: una RSU che fa gli interessi del padrone e non dei lavoratori è un danno dal punto di vista sindacale e politico, perché rende molto difficile costruire una realtà davvero conflittuale all’interno della fabbrica. Quindi ci assumiamo la responsabilità politica di averla eliminata!
Detto questo, si aprono delle possibilità nuove per costruire davvero qualcosa di diverso da ciò che c’è stato fino ad ora: la discriminante politica la può fare soltanto la creazione di una Organizzazione Operaia (OO) interna alla fabbrica. Soltanto una OO può spingere la futura RSU a fare ciò che effettivamente risponde agli interessi dei lavoratori e solo su perseguendo questa linea potrà essere reso diverrà chiaro a tutti che gli interessi del padrone non sono gli interessi dei proletari (cosa che fino ad ora veniva occultata), ricostruendo e si riuscirà a ricostruire così, nel contempo, un consenso alla conflittualità, che ci consenta di attrarre, progressivamente, un numero sempre maggiore di operai. (…)
… e uno generale
La crisi sanitaria causata dal COVID-19 molto presto si trasformerà in crisi economica e sociale, con licenziamenti, cassa integrazione e repressione di qualunque dissenso attraverso lo Stato di polizia. Qualunque RSU e OO si troverà a dover affrontare una situazione drammatica che riguarderà l’intero tessuto sociale, per questo diventa indispensabile allargare lo sguardo fuori dalla fabbrica per comprendere quale compito svolgere nel contesto generale. I padroni taglieranno migliaia di posti di lavoro nonostante le parole rassicuranti del Governo, mandando in rovina decine di famiglie e di proletari, per non parlare dei precari che per primi hanno già iniziato a pagare per questa crisi.
Salvare i posti di lavoro e ribaltare i rapporti di forza è possibile?
(…) Le mobilitazioni spontanee del 25 Marzo per chiudere le attività non essenziali, hanno dimostrato una cosa importante: se gli operai si organizzano e si mobilitano con determinazione senza aspettare le direttive dall’alto, possono imporre la loro linea al sindacato, a un sindacato che ha fatto di tutto per scongiurare lo sciopero ma che alla fine ha dovuto cedere (anche se in ritardo) alla pressione della base per non restare isolato e per riportare la mobilitazione all’interno dei ranghi istituzionali. Questa spontaneità, unita alla rabbia e alla determinazione che hanno dimostrato i proletari, sono un punto di partenza fondamentale su cui lavorare per invertire a nostro vantaggio il corso delle cose e per spingere la lotta al di là dei recinti istituzionali e degli obiettivi immediati. Le OO attraverso lo strumento indispensabile del Partito, devono essere il tramite per portare alla coscienza dei lavoratori la linea del Governo di Blocco Popolare, una linea che deve essere generalizzata e veicolata nella maggioranza delle masse popolari, attraverso la creazione, lo sviluppo e il coordinamento di altre Organizzazioni Operaie e Organizzazioni Popolari.
Solo il Governo di Blocco Popolare sarà la garanzia per difendere i posti di lavoro e per non elemosinarli ai padroni, perché la lotta verrà indirizzata verso un obiettivo generale che tra i suoi principi ha la difesa e la creazione di un lavoro utile e dignitoso per tutti e tutte. La situazione è gravida di conflitti e di contraddizioni da usare per minare il sistema dalle fondamenta: facciamo in modo che una scintilla dia fuoco alla prateria!
LM