Altro che pagare le multe! Chi reprime le celebrazioni del 25 Aprile raccoglierà ciò che ha seminato

Nelle settimane di lockdown, lo Stato ha comminato centinaia di migliaia di multe ai trasgressori del distanziamento sociale. Hanno fatto notizia i molti casi di arbitrio da parte delle Forze dell’Ordine che hanno multato (e in certe occasioni anche minacciato e picchiato) cittadini che stavano “rispettando le regole”, come ha fatto notizia l’ingente schieramento di uomini e mezzi (elicotteri, droni, ecc.) utilizzati per perseguitare la popolazione: uomini, soldi e mezzi che dovevano essere impiegati per fare fronte all’emergenza anziché per acuire i disagi e creare un clima soffocante in una situazione già grave.

Le centinaia di deroghe a favore della riapertura delle aziende che non producono beni e servizi essenziali e che spesso violano le disposizioni sanitarie fanno il paio con i divieti di assemblea, sciopero e mobilitazione dei lavoratori e con le decine di licenziamenti di chi non si sottomette all’obbligo di fedeltà aziendale. Sono la prova più evidente che la repressione non era – e non è – una necessità utile a limitare il contagio tramite l’imposizione del distanziamento sociale (ci si ammala per strada e non in reparto o in ufficio?), ma solo il tentativo di impedire la mobilitazione e l’organizzazione dei lavoratori e delle masse popolari.

Ciò che è avvenuto il 25 Aprile e nei giorni seguenti ne è la conferma: in varie città chi è uscito di casa per celebrare la Resistenza e omaggiare le lapidi e i monumenti ai partigiani caduti è stato minacciato, multato, schedato, picchiato e denunciato. Il caso più eclatante si è avuto a Milano.

 

In vista del 25 Aprile, il P.CARC aveva pubblicizzato la “Staffetta partigiana”, un’iniziativa attorno a cui aggregare chi, nel rispetto delle misure sanitarie, voleva onorare i partigiani caduti e celebrare la vittoria della Resistenza. Oltre al P.CARC, nel quartiere di via Padova si sono mobilitati altri gruppi di cittadini e compagni raccogliendo, tutti, il sostegno di quanti, pur senza scendere in strada, hanno partecipato alle celebrazioni dalle finestre, dai balconi, dai portoni dei palazzi.

La Polizia è intervenuta in forze per intimidire, dissuadere e schedare i partecipanti alla Staffetta, causando lei stessa ciò che pretendeva di vietare, gli “assembramenti pericolosi”.

Si è creata quindi una situazione in cui i compagni, divisi in piccoli gruppi e sostenuti da residenti e abitanti, rivendicavano il diritto alle celebrazioni, mentre la Polizia era intenzionata a impedirle. In questo contesto alcuni compagni sono stati picchiati brutalmente dagli agenti e uno è stato portato in Questura (rilasciato in giornata con una denuncia per resistenza a pubblico ufficiale). Quattro membri del P.CARC sono stati multati per 400 euro a testa dopo essere stati accerchiati per più di un’ora da decine di poliziotti.

 

Il significato e il senso della repressione contro chi commemorava i partigiani caduti è più chiaro alla luce di due elementi. Il primo è che da molti anni la destra reazionaria cerca di svuotare del suo significato il 25 Aprile, dal momento che non riesce a vietarne la celebrazione.

Nella situazione attuale, cavalcando strumentalmente le misure anticontagio, essa è riuscita a far pressioni su autorità e istituzioni (prefetture, questure, ecc…) per ostacolare e impedire le commemorazioni a dispetto di una circolare del Ministero dell’Interno di senso contrario.

Il secondo elemento è che, alla luce della “pressione che sale” in tutto il paese, il 25 Aprile è stato, non solo idealmente e non solo metaforicamente, l’occasione per tanti lavoratori, per tanti elementi delle masse popolari, per tanti compagni e compagne il contesto e l’occasione per rialzare la testa collettivamente. Una prova generale di mobilitazione che ha dimostrato nella pratica, una volta di più, che organizzarsi per affermare i propri interessi è necessario. I lavoratori e le masse popolari che si mobilitano sono oltretutto più responsabili delle autorità e delle istituzioni nel rispetto delle norme sanitarie come dimostrano le celebrazioni del 25 Aprile a confronto con la lugubre passerella che il governo ha organizzato il 28 in occasione dell’inaugurazione del ponte Morandi ricostruito (dove si è determinato un pericoloso, oltre che ingiustificato, assembramento), o con l’inaugurazione dell’ospedale costruito in zona Fiera a Milano (costato fior di quattrini e oggi praticamente inutilizzato), o ancora con la ridicola manifestazione di Fratelli d’Italia davanti Montecitorio.

Il messaggio è chiaro: governo e padroni ci obbligano a lavorare a ogni costo, a spendere soldi nei supermercati e a sottostare alle speculazioni sui prezzi, ma vietano ogni iniziativa a tutela dei nostri interessi, altrimenti sono botte, multe e denunce. Ma è un messaggio che, con fermezza, intendiamo rispedire al mittente.

Faremo ricorso contro le multe affinché siano annullate e chiamiamo tutti coloro che sono stati multati ingiustamente a fare lo stesso. Non solo. Seguendo l’esempio della compagna Rosalba Romano (condannata per l’attività del sito Vigilanza Democratica e che ha deciso di non pagare la cifra a cui è già stata condannata) e di quanti hanno disobbedito e stanno disobbedendo a condanne illegittime, ci organizzeremo per non pagare le multe indipendentemente dall’esito del ricorso. Non daremo un centesimo a questo Stato che viola la Costituzione, infanga la Resistenza e perseguita chi si organizza, si mobilita e si attiva per affermare gli interessi delle masse popolari. Procederemo a presentare un esposto contro le autorità e le istituzioni che a Milano hanno prestato il fianco alla banda di criminali reazionari che, non paghi di avere la responsabilità diretta del tasso di mortalità da Covid-19 più alto del mondo, lanciano le loro sguaiate provocazioni contro il 25 Aprile, contro la Resistenza e contro il movimento comunista, operaio e popolare di ieri e di oggi.

Le vie legali sono uno strumento utile, ma accessorio. L’aspetto principale resta difendere, praticandoli, gli spazi di agibilità politica e i diritti conquistati con la vittoria sul nazifascismo.

Con il pretesto delle norme anticontagio, la classe dominante vuole sottomettere gli operai, i lavoratori e le masse popolari. Dobbiamo trasformare ogni attacco in occasione per avanzare nel coordinamento e nella mobilitazione: dobbiamo costruire un fronte ampio per una nuova liberazione nazionale. Per un nuovo 25 Aprile.

Iscriviti alla newsletter

Abilita JavaScript nel browser per completare questo modulo.

I più letti

Articoli simili
Correlati

La lotta per la formazione

La formazione è un pilastro dell’attività del P.Carc. Si...

Manuale di Storia contemporanea

La conoscenza della storia è uno strumento della lotta...

4 novembre in piazza: appello del Calp di Genova

Unire le lotte e le mobilitazioni contro la guerra...

Quando i sionisti attaccano hanno paura della verità

Liliana Segre e la denuncia all'attivista Cecilia Parodi