Lo scoppio della pandemia da Covid-19 sta modificando abitudini e modi di fare ereditati dal vecchio sistema di produzione capitalista ormai in putrefazione e destinato al suo superamento.
Nonostante la crisi economica, politica, ambientale e culturale sia in continuo crescendo dal 2008 (anno dell’entrata nella fase acuta e terminale della crisi per sovrapproduzione assoluta di capitale) l’emergenza sanitaria dovuta al Coronavirus ha fatto emergere situazioni già conosciute che il lookdown ha fatto soltanto esplodere nella loro gravità.
Tra le mille situazioni d’emergenza che si stanno manifestando nel paese spiccano i lavoratori autonomi e le partite IVA: categorie ausiliarie e complementari dell’economia capitalista in quanto relegate a compiere lavori ad essa necessari che per vari motivi l’azienda capitalista non assume direttamente in proprio. I lavoratori autonomi infatti, dipendono strettamente dall’economia capitalista, vivono ai suoi margini, di quello che l’economia capitalista lascia loro, di quello che ognuno di essi riesce a prenderle (e questa è una delle fonti dell’individualismo che li caratterizza: non hanno un contratto collettivo di lavoro). Ne dipendono direttamente nel senso che lavorano per le aziende capitaliste e sono queste che forniscono loro i mezzi di produzione ed elaborano la tecnologia del loro mestiere. Ne dipendono indirettamente nel duplice senso:
è lo Stato della borghesia imperialista che stabilisce le regole e le condizioni del loro lavoro e le imposte che devono pagare;
i loro clienti, quando non sono direttamente le aziende capitaliste, dipendono da queste per il loro potere d’acquisto, quindi per gli ordinativi che passano ai lavoratori autonomi. Questo stato delle cose ognuno lo può facilmente constatare considerando i tipi di lavoratori autonomi a portata di mano: il camionista, l’allevatore, il coltivatore, il bottegaio e altri (tratto da: Avv_Nav_36_Forconi_e_lavoratori_autonomi del nuovo PCI).
Nel nostro paese i lavoratori autonomi sono all’incirca un quarto degli adulti che formano le masse popolari e in Toscana sono circa 323 mila le imprese che operano sul territorio impiegando quasi 1 milione e 130 mila occupati. Sono quindi una parte considerevole della popolazione e nel nostro paese (come in paesi con una analoga composizione di classe) lo sviluppo della rivoluzione socialista comporta di necessità il loro coinvolgimento. Il procedere della crisi generale del capitalismo colpisce con forza i lavoratori autonomi e crea le condizioni per la loro partecipazione alla rivoluzione socialista.
Dal mese di marzo la Segreteria Federale Toscana ha iniziato a dare maggiore attenzione a questo prezioso ambito di lotta facendo inchiesta sulle organizzazioni di categoria già oggi esistenti, sulle principali rivendicazioni e producendo un sondaggio sottoposto a un campione di lavoratori autonomi di differenti città della Toscana.
Consapevoli di non partire certo da zero, la prima esperienza come carovana del (nuovo)PCI è stata fatta nel 2013 prendendo parte alle mobilitazioni dei Forconi, ci siamo mossi principalmente con l’obiettivo di raccogliere nuovi contatti e capire i passi concreti da indicargli per accompagnare i lavoratori autonomi a passare dalla denuncia delle inefficienze dello Stato, per quanto legittima e importante che sia, all’organizzazione e al coordinamento con la classe operaia per attuare le soluzioni che loro stessi stanno elaborando.
Siamo entrati in contatto con un mondo attivo e propositivo, caratterizzato da elementi delle masse popolari che non vogliono assolutamente arrendersi e subire passivamente gli effetti peggiori della crisi che per loro significa chiusura delle attività lavorative o fallimento.
Dai sondaggi sottoposti ai lavoratori autonomi abbiamo avuto la conferma che il malcontento dovuto alla crisi del capitalismo viene da lontano e già prima del Covid-19 si stavano organizzando per protestare a Roma contro l’ultima finanziaria e contro le liberalizzazioni: per prolungare la propria esistenza la borghesia imperialista deve spogliare non solo il proletariato, ma anche i lavoratori autonomi e perfino quei capitalisti che per una ragione o l’altra non godono dei benefici e dei profitti del capitale finanziario.
Dalle risposte emerge con forza la consapevolezza che lo Stato non offre mai un sostegno duraturo nel tempo e di tipo qualitativo (soltanto il Governo di Blocco Popolare può attuare regole e misure che vanno negli interessi delle masse popolari e quindi che ledono gli interessi dei capitalisti). L’aiuto che lo Stato offre ai lavoratori autonomi è di tipo quantitativo. Viene definita una quantità specifica di denaro da destinare alla categoria che però non potrà mai essere sufficiente per accontentare tutte le richieste e tutte le necessità esistenti.
Nel momento in cui lo Stato elargisce dei finanziamenti inevitabilmente si trova a dover: 1) tenere in considerazione gli interessi delle grandi compagnie rispetto alle quali non ha la benché minima forza di imporgli sacrifici a vantaggio delle attività più piccole; 2) tenere in considerazione che nel sistema di produzione capitalista le banche dettano le regole. Questo significa che gli aiuti alle piccole aziende non sono mai a fondo perduto (sono prestiti e non aiuti) ma dal prestito vogliono trarci un sostanziale profitto per continuare ad accumulare capitale.
Il compito dei comunisti e degli elementi avanzati delle masse popolari, in primo luogo degli operai avanzati (perché gli operai sono in condizioni più favorevoli all’azione politica di quanto lo siano le altre classi delle masse popolari), è moltiplicare le Organizzazioni Operaie e Popolari, orientarle a coordinarsi e costituire un proprio governo d’emergenza che prenda il posto dei governi emanazione dei vertici della Repubblica Pontificia e della Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti europei, americani e sionisti. Tutti i movimenti rivendicativi e di protesta, di ogni gruppo sociale malcontento perché i suoi interessi sono calpestati dal capitale finanziario, oggi noi comunisti possiamo e dobbiamo indirizzarli alla creazione delle condizioni per la costituzione del Governo di Blocco Popolare.
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Di seguito trovare una lettera e alcune delle risposte al nostro sondaggio. Buona lettura
1. Tra le misure e gli indennizzi economici previsti nel decreto Cura Italia, il governo ha messo in campo un bonus esentasse e non cumulabile del valore di 600 euro su base mensile, destinato a lavoratori autonomi e partite Iva. Ritieni che la misura sia appropriata?
Ritengo che la misura dovrebbe essere proporzionale ai redditi dichiarati.. Come si parla di percentuale sulle buste paghe dei dipendenti andrebbe fatto anche per gli autonomi…. Magari mettendo un tetto.. Ma è troppo irrisorio se pensi poi che ti levano 900 euro ogni trimestre per INPS
2. In queste ore c’è chi sta promuovendo la petizione #Aiutaunapiva, indirizzata al Presidente Conte, ai Ministri competenti, ai Presidente di Camera e Senato, e ai Presidenti dei gruppi parlamentari di lavorare a un emendamento al Decreto Cura Italia che vada nella direzione di chiedere alle partite Iva che stanno subendo meno danni di rinunciare al bonus previsto dal governo e creare un fondo di solidarietà per altri lavoratori di categorie meno garantite e tutti coloro che stanno pagando il prezzo più alto all’attuale emergenza. I beneficiari potrebbero essere individuati sulla base di criteri come Isee e il calo effettivo delle attività. Eri al corrente di questa iniziativa? Trovi giusta questa iniziativa? Perché?
Non sono al corrente dell’iniziativa. Non la trovo giusto a livello di legge e come imposizione perché non puoi decidere sulla testa degli altri… Puoi sensibilizzare una categoria ad essere più solidali ma la solidarietà non la obblighi, o ce l’hai o non ce l’hai.
3. Quali altre misure dovrebbe prendere il governo?
Oggi questo black out dovrebbe essere preso per ripartire da zero. Non solo per rabberciare un sistema malato. Lo stato oggi dice che non si può licenziare. Come posso non farlo se non produco? Perché mi costringe ad assumermi dei costi a cui non posso sottostare? Lasciandomi l’obbligo di pagare affitti, tari, contributi, bollette?
Allora chi li mantiene tutti i dipendenti? Ci vogliono 3 anni di sgravi fiscali al 100% come fu fatto 5 anni fa. La cassa integrazione immediata al lavoratore tramite la partita Iva da cui dipende. Nuovo regolamento sugli affitti commerciali e ritornare a prima del liberismo di bersani che ha rovinato e squilibrato completamente i mercati, quindi tornare alle licenze d’ambito controllate. Il governo dovrebbe incentivare a fondo perduto non dico il 25% dei fatturati ma almeno 3-5% destinati a bollette e affitti. Tutelare i proprietari dei fondi commerciali che subiscono un mancato incasso per il 2020. Dare penali a chi tiene i fondi sfitti. Quindi incentivare a ripartire con il commercio.
4. Esiste o pensi che debba esistere un organismo che rappresenti e tuteli i tuoi interessi e quelli della tua categoria?
Secondo me gli uffici del suap e in questo caso assessorato alla sviluppo economico dovrebbe essere rappresentato da persone lungimiranti e capaci di sviluppare il mercato in maniera strategica e non solo di blocco regolamento.
È un paese ingessato. Le associazioni di categoria sono diventate aziende a se stanti, offrono qualche servizio ma non hanno efficacia. I sindacati dovrebbero essere meno ottusi, non siamo più ai tempi dove le ditte sono rappresentate da capitalisti scellerati che fanno forza nella schiavitù e scorrettezza, dovremmo creare un sindacato del buon senso.
Oggi tutti pensano al diritto e nessuno più al dovere e il sistema mentale va a colpire solo chi subisce per legge senza pensare che oggi le leggi non rispecchiano più il comportamento del lavoratore. Quindi spostare l’attenzione del sindacato anche a favore delle partite. Magari quelle più piccole.. Fino a 15.20 dipendenti.
La fipe dovrebbe rappresentare la categoria ma il fatto che sono gestite tutte dalle associazioni è evidente che non hanno forza e pensiero indipendente.
5. Credi che molte partite iva dovranno ricorrere ad un prestito bancario per far fronte al danno economico?
Credo 95% debbano ricorrere a questo prestito
6. Secondo te lo stato non ha realmente i soldi per aiutare le partite iva oppure le grandi banche hanno influenzato le scelte del governo?
Entrambi i casi: le banche non si fidano della garanzia del governo perché la sace spa non ha la capacità di sostenere eventuali perdita. Quindi lo Stato avrebbe fatto meglio a dare poco ma a fondo perduto che mettere con la propria garanzia il cappio al collo a tutti.
Un operatore della ristorazione di Pistoia
Sono un gestore di un impianto di carburante e come tale sono una Partita IVA.
Premetto che le problematiche nel nostro settore sono molteplici, a prescindere dall’emergenza Covid-19, perché al contrario di ciò che in diversi pensano noi non siamo la compagnia, ma siamo altro. Gestori, per l’appunto, che molto spesso faticano ad arrivare a fine mese come tanti altri lavoratori nel nostro paese.
Detto questo, per fronteggiare l’emergenza dal punto di vista economico, il Governo ha stanziato anche per noi il contributo di 600 euro che sì sono un aiuto, ma piccolo, che nella maggior parte dei casi sono davvero pochi.
Io penso che in questo momento di pandemia nella quale si sta acuendo l’emergenza nel nostro paese, debbano essere prese misure di emergenza, perché i soldi non mancano di certo e come per tutti coloro che ne hanno bisogno, anche per le piccole imprese che nell’ambito dell’imprenditoria in generale sono quelle rimaste più colpite, occorrano misure precise a partire da:
1.eliminare per tutto l’anno in corso tutti gli adempimenti che ognuno di noi deve pagare allo Stato (IVA e tasse) e non rimandare!, perché se i soldi non li abbiamo ora non li avremo nemmeno fra 3 o 4 mesi. Questo sarebbe già un aiuto a superare questa fase senza dover rischiare la chiusura delle nostre attività;
2. garantire al 100% gli eventuali prestiti che gli esercenti chiedono e chiederanno per poter fronteggiare questa situazione con restituzione degli stessi a tasso zero e non vedersi applicati interessi di alcun tipo!. A fare da garante al 100% deve essere lo Stato e non al 90% come sembrerebbe. In questo modo le banche non dovrebbero fare niente. Diversamente, restando in mano un 10% alle banche, la situazione cambierebbe di poco perché resterebbe sempre la solita burocrazia che le banche si troverebbero a seguire, smontando così tutto il piano che invece avrebbe la finalità di venirci incontro;
3.eliminare tutta la burocrazia che ad oggi è presente per poter accedere ad eventuali sostegni messi a disposizione dallo Stato.
A tutto ciò vorrei aggiungere che lo Stato, benchè nella mia categoria esista un sindacato che cura i nostri interessi, dovrebbe per lo meno anche dare ordine alle compagnie di venirci incontro con misure interne per superare questa crisi, perché anche la mia categoria di gestori di impianti di carburante ha problemi a valanghe!
Io sto tenendo duro, come tanti miei colleghi, ma questa volta se nessuno si prende la responsabilità fino in fondo (compreso il Prefetto e le amministrazioni del territorio!) di intervenire con misure concrete ed efficaci credo che più del 50% delle piccole medie imprese sarà costretto a chiudere e questo sarebbe un grande danno per tutto il paese.
Un gestore di un impianto di carburante di Massa Carrara
Tra le misure e gli indennizzi economici previsti nel decreto Cura Italia, il governo ha messo in campo un bonus esentasse e non cumulabile del valore di 600 euro su base mensile, destinato a lavoratori autonomi e partite Iva. Ritieni che la misura sia appropriata?
Secondo me è una grande presa in giro perché non tutti ne hanno diritto, come ad esempio io che ho già un reddito da lavoro dipendente. Non ci sarebbe nulla di male se non fosse che lo Stato, quando vuole le tasse mi impone il dovere di pagargliele. Del resto siamo in Italia dove ogni partita iva ha un socio al 65% che per l’appunto è proprio lo Stato. 600 euro al mese inoltre, per un’azienda che ad esempio ha un capannone in affitto o che sta pagando un mutuo, mi sembrano davvero irrisorie. Un contentino dato dallo stato per far finta di provare a risolvere il problema. Secondo me la misura più opportuna sarebbe che lo stato si assumesse realmente tutti i debiti della partita iva, tasse comprese e solo in quel caso, forse, 600 euro al mese potrebbero servire a sopravvivere, sempre che la partita iva non sia una società con diversi soci, perché in quel caso una cifra di questo ammontare sarebbe come un’elemosina.
In queste ore c’è chi sta promuovendo la petizione #Aiutaunapiva, indirizzata al Presidente Conte, ai Ministri competenti, ai Presidente di Camera e Senato, e ai Presidenti dei gruppi parlamentari di lavorare a un emendamento al Decreto Cura Italia che vada nella direzione di chiedere alle partite Iva che stanno subendo meno danni di rinunciare al bonus previsto dal governo e creare un fondo di solidarietà per altri lavoratori di categorie meno garantite e tutti coloro che stanno pagando il prezzo più alto all’attuale emergenza. I beneficiari potrebbero essere individuati sulla base di criteri come Isee e il calo effettivo delle attività Eri al corrente di questa iniziativa? Trovi giusta questa iniziativa? Perché?
Non ero al corrente della petizione, quindi vengo a conoscenza adesso che le partite iva economicamente meno colpite dovrebbero rinunciare al bonus, ma come si fa a sapere se è davvero meno colpita? Se si parla di quella di qualcuno che fattura 10, 20 o 30 mila euro al mese e non ha spese sicuramente è meno colpito rispetto a chi invece ha affitti, macchinari anche in leasing ecc.. per questo ritengo giusta la petizione se viene applicata una distinzione in questo senso. Altrimenti, se io devo rinunciare al bonus per farli rientrare allo stato, su questo non sono d’accordo.
Quali altre misure dovrebbe prendere il governo?
La misura secondo me necessaria per una partita iva in questo momento, come ho già detto rispondendo nella prima domanda, è che lo stato si sobbarchi tutte le spese della partita iva, comprese le tasse. Non è infatti possibile che una partita iva che in questo momento non può lavorare, come per esempio io che sono un autista che trasporta bagagli ai turisti e ho disdette fino a luglio, debba poi una volta ripresa l’attività coprire le spese di tutta una stagione che non ho fatto. Se lavorerò ad agosto e settembre sarà oro che cola. Mi sembra dura riuscirci !
Esiste o pensi che debba esistere un organismo che rappresenti e tuteli i tuoi interessi e quelli della tua categoria?
Una rappresentanza di categoria dovrebbe esistere e la trovo utile, anche perché dovrebbe farsi portavoce delle tue problematiche. Il problema però è che la rappresentanza in Italia viene vista come una rappresentanza di se stessi e non di una categoria. Chi dovrebbe rappresentarmi non penso che possa fare realmente i miei interessi. Sarebbe una bella cosa ma dubito che potrebbe funzionare.
Un autista per il trasporto bagagli ai turisti della provincia di Siena