Qualche settimana fa i sindacati erano riusciti a bloccare – almeno temporaneamente- il tentativo di riapertura del sito Whirlpool di Siena: dopo lunghe trattative, infatti, l’azienda aveva ceduto alla proposta dei sindacati di aspettare un protocollo nazionale di sicurezza. Il risultato, la mobilitazione dei sindacati a Siena ma anche degli stabilimenti di Napoli e Cassinetta, è stato frutto di una spinta dal basso dovuta alla persistente paura degli operai di tornare in fabbrica a rischiare il contagio e all’appoggio di molti solidali come i Giovani in Solidarietà di Colle Val d’Elsa e il Comitato Solidali Whirlpool di Siena che hanno puntualmente denunciato l’inconsistenza delle pretese di “essenzialità” della multinazionale: i padroni hanno dovuto fare un passo indietro per non rischiare di essere denigrati come successo negli scorsi mesi per la chiusura della fabbrica campana.
Poi le cose sono cambiate, con le accelerazioni sulla cosiddetta fase 2 Confindustria e consorterie varie stanno spingendo ovunque per la riapertura e le deroghe si moltiplicano. Il Prefetto, a cui era stato chiesto di riprendere la produzione, ha taciuto (in questi due mesi sono state respinte nel paese solo il 2% di queste richieste) e l’azienda ha fatto valere il silenzio assenso nonostante la Whirlpool non solo non rientra nella lista Ateco, ma non appartiene neanche a nessuna filiera. Ma quale protocollo nazionale? E’ bastato porre strutture di plexiglas nei reparti tra un operaio e l’altro, dare ad ogni operaio strumenti per la pulizia della propria postazione (ci chiediamo se basta uno straccio e del disinfettante per annientare un virus che ha bloccato mezzo mondo), mettere dei tornelli agli ingressi utili anche per il “dopo”, un bel servizio lautamente pagato sulla Nazione e via: pronti a ripartire!
Ebbene ancora una volta l’azienda ha dato prova di quanto sia facile fare carta straccia degli accordi istituzionali (nel 2018 con il Governo, oggi con i sindacati) senza essere minimamente punita.
Neanche i sindacati, di fronte alla apertura spregiudicata avvenuta per alcuni reparti il 23 aprile e per tutti gli altri dal 28, si sono mossi e anzi si sono divisi avallando, di fatto, la decisione della Whirlpool. La Fiom ha timidamente fatto notare che con i volumi produttivi richiesti ci si aspetta la fine della Cassa integrazione e il rilancio del sito. Una conclusione lasciata cadere tra le righe di un articolo e che in questo modo serve a poco, se non si mobilitano gli operai ad applicare con fermezza estrema un protocollo rigoroso su salute e sicurezza, se ci si limita a protestare senza organizzare l’eventuale astensione dal lavoro. Come si pretende di essere seguiti dai lavoratori se non si dà minimamente battaglia di fronte a violazioni e forzature così enormi?
Alle masse popolari, al contrario dell’impunità di cui gode l’azienda, è richiesto il rispetto totale di una quarantena che mostra delle contraddizioni anche pericolose per la salute: bambini a casa e genitori a lavoro (magari in fabbrica, ammassati), forze dell’ordine (privi, spesso, delle adeguate misure di sicurezza) contro chi si allontana da casa in solitaria per 400 m invece che 300 e aziende che aprono senza alcuno permesso e controllo, chiusure delle scuole ma aperture delle sale giochi, soldi dei cittadini che continuano ad essere investiti nella Tav o nella produzione degli F35 ma che non ci sono per i respiratori e per garantire a tutti una vita dignitosa in questo periodo. Sono le masse popolari ad organizzarsi per fare quello che il Governo non riesce a fare: ovunque infatti sono sorte Brigate di Solidarietà e volontari per distribuire cibo e prodotti per la cura della persona.
La resistenza dei lavoratori e delle masse popolari è varia e dispiegata (dalle scuole alle aziende, dalle piccole attività alla sanità), anche laddove sembra sopita o fiacca: alcuni lavoratori della Whirlpool si sono, infatti, rifiutati di entrare in fabbrica il 23 aprile per non cedere al ricatto salute-lavoro. Questi rappresentano la parte avanzata da sostenere e da spingere nel coinvolgimento degli altri colleghi. La stragrande maggioranza è entrata. Non va biasimata: un proletario non è libero perché sempre sotto ricatto (non lavorare= non guadagnare) e perciò non può permettersi neanche di tutelare la propria salute più di un certo periodo in questo sistema. Chiediamo anche a loro di resistere come possono (anche “solo” attraverso denunce o lettere anonime): è importante rispondere in maniera chiara e più unita possibile a questi soprusi! Non è vero né che la classe operaia non va a lavoro perché non ha voglia di lavorare né che è passiva “per natura”: ora il Covid-19 (e tutti gli scioperi che sono seguiti e che hanno portato al decreto sulla chiusura delle fabbriche non necessarie), in passato il Biennio Rosso, la Resistenza e l’Autunno Caldo ci hanno insegnato quanto può fare se si organizza. Sono sempre gli operai della Whirlpool, a partire dagli RSU e gli RLS, che devono imporre il rispetto totale dei famigerati Protocolli – che non sono una gentile concessione, il padrone è tenuto a garantire la sicurezza in fabbrica – e la fabbrica va immediatamente chiusa se manca una sola virgola!
Devono costruire intorno a queste figure organizzazioni operaie che li sostengono in questo e gli stanno sul fiato sul collo se svicolano, sono la spinta dal basso imprescindibile per avere DPI, sanificazioni e ogni altra misura necessaria e impedire i contagi.
In questa settimana (25 aprile-Primo Maggio) ricordiamo perciò quanto la classe operaia e le masse popolari sono riuscite a fare e quanto ancora possono fare se si organizzano e si mobilitano, invitandovi a partecipare alle iniziative della sezione e del Partito come l’iniziativa sulla FCA in programma venerdì 1 maggio alle 17.
Dipende da loro e dal legame con il movimento popolare del territorio, con operai di altre aziende come la Trigano e la GSK, con il movimento comunista che rinasce, per porre le basi del futuro perché indietro non si torna e come sarà il domani dipende dalla battaglia che mettiamo in piedi oggi.
Applicare la legge operaia: senza sicurezza astensione dal lavoro e tutti a casa a salario garantito!
Costruire organizzazioni operaie alla Whirlpool e in ogni azienda capitalista a sostegno di RSU e RLS per la sicurezza, per il salario pieno: che a pagare la crisi siano padroni e multinazionali!