Tratto dal giornale RESISTENZA, organo del Partito dei CARC
Si susseguono denunce sulla gestione dell’emergenza da parte del governo, sulle responsabilità dei tagli alla sanità pubblica, sulle pericolose conseguenze della militarizzazione del territorio. Portavoce di movimenti, grandi associazioni nazionali, dirigenti di sinistra, sindacati di regime e di base stanno usando l’autorevolezza di cui godono fra ampi settori della classe operaia e delle masse popolari per mettere in chiaro tutto quello che non va. E fanno bene. Ma se vogliono avere un ruolo davvero positivo in questa situazione devono fare un passo in più: devono usare la loro influenza, le loro conoscenze, gli strumenti, le risorse e le relazioni derivanti dalla loro posizione per promuovere l’organizzazione e la mobilitazione della classe operaia e delle masse popolari.
Devono coordinarsi e costituire un nuovo CLN che abbia, riportato all’oggi, lo stesso ruolo che ebbe il CLN durante l’occupazione nazista. Oggi il paese non è occupato dai funzionari del capitale in uniforme nazista, ma da quelli in giacca e cravatta, a uccidere non sono le squadracce fasciste e le SS, ma è un virus, la distruzione non è provocata dai bombardamenti, ma dalla frantumazione del sistema economico e finanziario che strangola l’economia reale.
E’ il momento di passare dalla denuncia all’assunzione di responsabilità. Di usare e far valere l’organizzazione, i mezzi, i soldi e le risorse e la capillare presenza sul territorio di ARCI, ANPI, LIBERA, CGIL, FIOM, EMERGENCY, ecc. Devono mettersi in gioco i sindacati dei medici, degli infermieri, degli operatori della sanità, le Pubbliche Assistenze, i consorzi di produzione e distribuzione, gli eletti a tutti i livelli del M5S e le Amministrazioni locali.
Cosa deve fare il nuovo CLN? Deve iniziare ad attuare le misure necessarie, partendo da ciò che già oggi è possibile fare
1. Reperire in modo indipendente dalle autorità statali i Dispositivi di Protezione Individuale adeguati a tutelare il personale medico e sanitario. Questo implica anche iniziare a organizzarne direttamente la produzione. Distribuire capillarmente i DPI secondo criteri trasparenti e pubblici (evitare corse all’accaparramento).
2. Reperire beni di prima necessità e a lunga conservazione da distribuire in modo coordinato e organizzato alla popolazione delle zone più colpite secondo criteri trasparenti e pubblici e in modo da tutelare sia chi si occupa della distribuzione che chi ne usufruisce (fare in grande quello che già fanno a livello territoriale le Brigate di Solidarietà).
3. Garantire, con criteri trasparenti e pubblici e attraverso fondi speciali, di cui il CLN si fa garante, il “reddito di quarantena” per ogni adulto in stato di necessità (badanti, baby sitter, disoccupati, sottoccupati, lavoratori in nero) che oggi il ridicolo Decreto “Cura Italia” abbandona a sé stesso.
4. Imporre con la politica del “fatto compiuto” la riapertura degli ospedali chiusi a seguito dei tagli alla sanità che ancora funzionano o potrebbero tornare a essere funzionanti attraverso minime opere di recupero (riaprirli senza aspettare le autorità e le istituzioni: in ogni regione e in ogni provincia la lista è lunga, iniziamo a individuarli, a “schedarli”). Allestire subito ambulatori attrezzati a gestire l’assistenza “ordinaria” che oggi viene trascurata o elusa (quante sono le persone chiuse in casa senza diagnosi e senza cure adeguate?).
5. Organizzare l’astensione di massa dal lavoro nelle aziende la cui produzione non è necessaria a fare fronte all’emergenza sanitaria e sociale e la mobilitazione degli operai e dei lavoratori non impiegati nelle attività necessarie.
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Per questo 25 aprile l’ANPI ha lanciato un appello al quale hanno aderito tra gli altri: ARCI, CGIL, CISL, Le Sardine, PD, Confederazione italiana tra le Associazioni combattentistiche e partigiane, Unione degli Universitari, Rete degli studenti medi, Rete della Conoscenza, Istituto nazionale Ferruccio Parri, ANPPIA, Articolo UNO, ANED, FIAP, Articolo 21, Rete #NOBAVAGLI, AUSER …ad esporre dalle finestre, dai balconi il tricolore e alle ore 15 ad intonare Bella ciao.
Raccogliamo questo appello e invitiamo l’Amministrazione Comunale e l’ANPI di Cecina a mantenere anche l’omaggio alla lapide in ricordo del partigiano Ilio Barontini come riconoscimento dell’opera svolta nella Resistenza sul nazifascismo, il punto più alto raggiunto dalla classe operaia italiana nella sua lotta per il potere