[Verbania] Intervista ad una lavoratrice di una RSA del Verbano Cusio Ossola

L’intervista fatta in forma anonima per evitare ripercussioni sul luogo di lavoro ad una Operatrice Socio Sanitaria (OSS) del Verbano Cusio Ossola, dà uno spaccato della gestione di molte RSA , dove le condizioni in cui si trovano a lavorare ogni giorno gli operatori sanitari, lavoratori chiave in questa emergenza, sono lasciati all’incuria, alla cronica assenza di personale e senza dispositivi di protezione personale adeguati. Una situazione non molto diversa dal caso del Pio Albergo Trivulzio di Milano passato alle cronache in questi giorni.Attraverso la mobilitazione i lavoratori della RSA hanno ottenuto di poter fare i tamponi per conoscere il proprio stato di salute. Questa esperienza è utile per dimostrare la necessità di un cambio nella gestione della sanità pubblica.

Andrà tutto bene” solo organizzandosi e mobilitandosi, legandosi al resto del personale ospedaliero, e promuovendo la solidarietà da parte di altre categorie di lavoratori, e delle masse popolari per pretendere:

  • Stabilizzazione di tutto il personale precario e un piano di nuove assunzioni subito,

  • Aumento immediato dei posti letto negli ospedali, tramite la requisizione delle cliniche private, e la riapertura dei reparti e degli ospedali chiusi come ad esempio l’ospedale di Premosello Chiovenda,

  • Un piano straordinario e trasparente per la sanità pubblica che garantisca la sicurezza per i lavoratori, la manutenzione e cura delle strutture esistenti, le attrezzature adeguate e una sanità al servizio delle masse popolari, in cui i lavoratori della sanità, gli utenti, e i comitati popolari di salute pubblica svolgano un ruolo di controllo .

  • Abolizione dell’obbligo di fedeltà aziendale per i lavoratori

Trasformiamo l’emergenza Coronavirus in lotta per contrastare la vera emergenza sanitaria nel nostro paese, i tagli selvaggi degli ultimi anni e la gestione scellerata della classe dominante!

Ribadiamo l’applicazione della Costituzione nata dalla lotta partigiana a garanzia di uno stato in cui il popolo è sovrano e la sanità è pubblica e di accesso universale.

Invitiamo tutte le forze politiche, le associazioni, i comitati popolari, i singoli cittadini ad aderire all’appello per costruire insieme la Settimana Rossa dal 25 Aprile al Primo Maggio per costruire il Nuovo 25 Aprile !

Impariamo dall’esperienza della Resistenza, facciamo vivere nel presente i suoi valori e organizziamoci per difendere la sanità pubblica , e il lavoro utile e dignitoso per tutti.

Facciamo fronte agli effetti della crisi con un “Governo di Emergenza Popolare” che metta al centro gli interessi delle masse popolari del nostro paese, e che ponga le basi per l’unica alternativa a questo sistema: la società socialista.







Intervista OSS, Ossola VCO

Potresti presentare in breve che tipo di lavoratrice sei e in che tipo di azienda lavori?

Io sono un operatore sociosanitario e lavoro all’interno di una casa di riposo in RSA, gestita tramite una direzione consorziata. Io, però, sono stata assunta tramite una cooperativa esterna. Sono stata assunta in prova, e ora ho un contratto rinnovabile fino alla fine di maggio.

Quali sono stati i cambiamenti dovuti alla situazione Coronavirus Covid-19?

Apparentemente non è cambiato molto: i dispositivi di protezione li abbiamo quasi sempre avuti, tranne le mascherine e i camici, ma ci sono state fornite mascherine banali, in carta di riso senza filtro, non sufficienti alla protezione. In più, per chi come me porta gli occhiali, la mascherina rappresenta una scomodità. In questo settore sei molto a contatto con l’utente perché devi avvicinarti sul suo corpo per potervi praticare pulizie, igiene personale, trattamenti, per spostarli, dunque il contatto è sempre stato molto diretto. In questo particolare momento tutti consigliano la distanza, purtroppo però nel nostro settore non è possibile e ci troviamo disorientati, spaventati e preoccupati, soprattutto gli utenti stessi che vanno dagli 80 ai 90 anni di età, dunque più a rischio. Si sono già trovati disorientati per il fatto di non aver più potuto vedere i famigliari dal momento in cui, nei primi di marzo, hanno bloccato le visite. Molte sono signore con demenze senili, perciò difficilmente pensano di far chiamata o video chiamate, le persone che stanno meglio hanno cellulari privati con cui chiamare oppure chiedono ad infermieri.

Potremmo così dire che il vostro lavoro non garantisce sicurezza ora come ora. Mi hai anche detto che ci sono casi di febbre.

I casi di febbre ci sono stati. Due o tre giorni fa una nostra operatrice al controllo di temperatura che bisogna fare all’entrata e all’uscita, è risultata avere 38° di febbre a quello serale. Di conseguenza mi è stato chiesto di prolungare di mezz’ora il mio turno serale per sostituirla.Il punto è che ora lei è assente e dobbiamo aiutarci a vicenda a coprire i suoi turni perché non abbiamo sostitute e i disagi subentrano, anche se è appena rientrata una ragazza che era appena stata in quarantena perché aveva avuto la febbre, seppur influenzale e non dovuta al coronavirus. Il punto è: ma il tampone a queste signore che sono a casa per febbre, viene fatto? Le signore che sono lì che hanno febbre per altri motivi lo fanno? Sino ad oggi, che sappiamo noi, di tamponi non ce ne sono.

A questo riguardo, avete provato a chiedere in direzione?

Sì, abbiamo provato a chiedere in direzione ed è stato risposto che la necessità è limitata al tempo della febbre.

Mi è stato detto che, per chi è a casa, se supera i tre giorni di stato febbrile non serve il tampone. Però è tutto relativo perché io non l’ho sentito direttamente, non so se sta a me chiedere a questo proposito al direttore.

Non potresti chiederlo assieme a delle colleghe?

Facciamo turni separati o al massimo siamo in due gruppi che si vedono solo al cambio turno e difficilmente riusciamo a metterci d’accordo. Potrei chiedere alla responsabile, quello sì.

Se non sbaglio avevate già fatto qualcosa del genere, avevate chiesto alla responsabile…

L’avevamo chiesto, ma aveva preso tempo, aveva detto che sarebbero arrivati come le mascherine, ma non mi ha dato risposte sicure.

Oltre ai problemi legati alla situazione attuale, quali sono altri problemi all’interno dell’azienda che vedi presenti già da prima?

Io sono lì da poco, il punto è che sembrano che siano tutti collaboranti, ma all’interno abbiamo una situazione dove ad alcuni membri del personale sono lì da tanto tempo e gli altri appena arrivati, ovviamente quindi esiste una pressione tra membri “più anziani e più giovani”- relativamente di carriera, si intende. Io sono nella fascia d’età dei membri più anziani, ma sono lì da poco tempo e mi trovo pressata perché loro hanno la pretesa che io impari subito determinate cose, che io sia subito all’altezza di fare le cose nelle tempistiche che loro hanno da anni. C’è chi ha un’esperienza di vent’anni e pretende che tu in tre mesi sappia fare le stesse cose al volo o che automaticamente riconosci tutto come fanno loro. Ti fanno pressione, ti stressano, ti urlano dietro. Tra OSS. La coordinatrice fino ad un certo punto è responsabile, ci dà una risposta, ma molte altre volte ci dice di arrangiarci e questo non rappresenta nulla di buono, perché significa che non si sta prendendo le proprie responsabilità e non sta svolgendo le proprie funzioni all’interno di un ambiente dov’è stata preposta, continuando a scaricare su altri. Mi è già capitato che lei si tirasse indietro e non rispondesse alle nostre esigenze, ci siamo trovati un po’ allo sbando, nella cooperativa non si conosce nessuno perché è di Pinerolo e non abbiamo contatti diretti. In più una volta che si entra bisogna dare una percentuale di 4 rate all’entrata, che vengono automaticamente scalate dallo stipendio, però dovrei controllare meglio.

Mi dicevi che questi problemi, questo stress tra voi OSS, questi comportamenti sono alimentati dal fatto che c’è carenza di personale.

Incide molto perché all’interno della struttura le assunzioni vengono svolte in modo parecchio calibrato e limitato, copriamo appena i turni. siamo 14 membri su 40 utenti e ci sono due persone a turno. Il punto è per piano, perché sono 20 utenti a piano, 20 sotto e 20 sopra, ad alta intensità, cioè utenti che vanno seguiti molto, momento per momento. Hai poi tempistiche molto strette: parti alle 6 del mattino, per le 08:30 devono far colazione e aver finito per le 09:30, ma non si riesce ad essere precisi con gli orari. Vanno lavati, preparati e va data loro la colazione, per scendere verso le 10 al piano inferiore, lì c’è una sala da pranzo, dalla cucina manda i pasti, tu devi comunque apparecchiare, servirli, seguirli, portarli in bagno, ritirare il tutto e poi tornare su a finire il turno al piano superiore, mettendo tutti nuovamente a letto per il riposo pomeridiano o la chiusura serale. Al piano di sopra tutto sommato resta più leggera, però sono più complesse le situazioni fisiche, mentre all’altro piano sono più complesse quelle mentali. Il punto è che con tutte queste relazioni devi anche seguire tutte le problematiche di alcune OSS, ognuno ha le sue peculiarità e tu devi cercare di andar d’accordo con tutti e collaborare con tempistiche e lavoro in sincronia. A fine giornata sei esausta.

Hai riscontrato problemi per quanto riguarda il salario?

Per il lavoro che svolgo il salario non è corrisponde allo sforzo che faccio. Non ti dà abbastanza rispetto a quello che dai.



Secondo te cosa si dovrebbe fare per risolvere i problemi nella tua azienda, soprattutto in questa situazione ma anche in generale?

Purtroppo non sono io quella da risposte utili, nel senso che io non vedo… Per me bisognerebbe cambiare le condizioni interne. Prima di tutto bisognerebbe non essere gestiti da una cooperativa che non sa le nostre problematiche, ma gestiti direttamente dalla RSA, dalla direzione interna, cosa che loro non si assumono perchè è più comodo delegare qualcuno che usi le spese esterne, le spese interne se le gestiscono solo per gli amministrativi, di conseguenza le nostre problematiche le sanno relativamente, internamente non c’è un rapporto diretto con la direzione c’è solo una rappresentante che fa da filtro e alla fine non aiuta, fa le sue veci personali, non risulta solo come OSS ma come impiegata quindi un livello superiore ed ha privilegi diversi dai nostri. Lei non ci ascolta, sembra quasi che serva per attutire le nostre richieste, fa da paciere e non per darci una mano.

Collaborate anche con altri infermieri o altre categorie di lavoratori?

Sì, oltre al nostro gruppo di lavoro di OSS, siamo quasi tutte donne, lavoriamo anche con gli infermieri cui dobbiamo rispondere come autorità, come gerarchia, fanno i turni con noi ma più lunghi, di 8/10 ore ed in alcuni casi le notti. Di conseguenza qualsiasi cosa succeda all’interno sono responsabili prima di tutto gli infermieri di qualsiasi problematica, dopo di che segue il direttore sanitario, e il direttore amministrativo in ultimo.

Gli infermieri, tue colleghe e le OSS hanno riscontrato problemi e quali?

Ci sono soggetti e soggetti, alcune la pensano come me, le infermiere hanno le stesse nostre problematiche ad esempio: devono coprire i turni, sono affaticate, in mancanza di personale e hanno maggiori responsabilità rispetto a noi se succede qualcosa, quindi sono sotto pressione. Sono anche loro assunte dalla cooperativa, ovviamente hanno un altro stipendio. Una cosa assurda è che quando chiedi di cambiare la mascherina ti dicono che deve durare due tre giorni ma tutti sappiamo che la mascherina dura 8 ore al massimo. Anche loro cercano di tenere queste tempistiche perché non hanno alternative, rischiano allo stesso modo, anzi sono a contatto con più fluidi di noi.

A livello nazionale e a livello sanitario questo governo sta affrontando bene l’emergenza o dovrebbe far di più? Avrebbe senso nazionalizzare gli ospedali privati? Cosa pensi dei problemi che ci sono negli altri ospedali?

I problemi degli altri ospedali sono anche più gravi perché noi non abbiamo un reparto intensivo o di infettivologia, infatti la gente sta morendo perché non hanno i mezzi.

A livello generale questo governo sta facendo dei gran casini, non si son trovati pronti e non sono pronti neanche adesso. Basta vedere il piccolo dettaglio del continuo cambio delle autocertificazioni, non è possibile, già da questo si capisce che non c’è organizzazione, fanno e ritirano decreti. Non è modo di affrontare coerentemente da persone che dovrebbero essere di un certo livello e avere delle conoscenze: stanno lavorando male sulla nostra pelle. Il fatto che non esistano mascherine o che non siano adeguate e le persone “normali” come me lo capiscono al volo è grave, è pericoloso. Non puoi dirmi “stiamo a un metro e stop, o chiudiamoci in casa” bisogna dare alle persone gli strumenti adatti per difendersi, cosa che non hanno fatto assolutamente se non per alcune persone e in certi ambienti. Ma la realtà di tutti giorni va avanti e si vede, la gente continua a morire, soprattutto negli ospedali dove c’è l’assistenza diretta, che sono i maggiori focolai.

Durante i corsi per OSS si usavano camici in stoffa, ci hanno insegnato tutte le buone pratiche e io le conosco. Per isolare i contagiati ci è stato detto di fare una cosa assurda: spostare da un piano all’altro gli anziani della clinica, un piano per i positivi e uno per i negativi su e giù dai piani, senza disinfezioni degli ambienti. A qualcuno è toccato fare parte del personale che doveva stare a cura dei positivi. Lavorando quotidianamente i camici che usiamo sono in un materiale leggerissimo. Abbiamo una paziente che è molto agitata e appena ti avvicini si aggrappa e li strappa di continuo. Non sono di un materiale appropriato. I tamponi una volta cominciata l’emergenza sono stati fatti solo ai pazienti e non agli operatori sanitari, il compito di farlo è stato affidato alle infermiere della struttura che sanno fare il lavoro ma non sono specializzate per questa specifica condizione. Io sono molto preoccupata, sto pensando che se muoio ho un’assicurazione sulla vita che può tutelare mio figlio.

In seguito alle pressioni e alle continue richieste alla responsabile ci hanno finalmente dato mascherine chirurgiche e camici in vera stoffa, in più hanno fatto i tamponi a chi lavora nella struttura oltre ai pazienti. Avrò il responso tra tre giorni.





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