Dalla lotta contro le mille emergenze alla lotta per un governo di emergenza popolare!
E’ di alcuni giorni fa la notizia di un focolaio di contagio da Covid-19 all’interno di un’occupazione in zona Romanina (periferia sud-est di Roma), abitata dal 2006 da una comunità di rifugiati e richiedenti asilo immigrati nel nostro paese. Immediato è scattato un coprifuoco nel coprifuoco con l’impiego di militari e forze dell’ordine a perimetrare l’occupazione e dichiararla zona rossa. E’ l’ennesimo lugubre spettacolino messo in scena da autorità che prima hanno permesso che il corona virus si propagasse in lungo e in largo nel paese e ora vessano le masse popolari, italiane e immigrate, continuando ad evitare le vere misure necessarie in campo sanitario per fronteggiare l’emergenza (come ad esempio la requisizione della sanità privata).
La musica non cambia neppure sul piano economico come dimostrato dai ridicoli stanziamenti del governo da 400 milioni di euro in buoni spesa per le famiglie in difficoltà. Una cifra irrisoria che viene spacciata come un grande beneficio ma che è nulla al confronto della quantità di denaro circolante nel nostro paese. Una cifra irrisoria che lascia a mani vuote una gran fetta di popolazione che non ha i “requisiti” necessari per accedere agli stanziamenti e che mantiene nella miseria anche chi riesce ad accedervi.
L’attuale situazione di emergenza ci offre un quadro chiaro di quello che il regime borghese è in grado di offrire alle masse popolari: impoverimento di massa, redistribuzione della miseria ed eterna precarietà esistenziale (cui si aggiunge l’ulteriore vessazione delle persecuzioni, delle multe e dello stato di polizia contro le masse popolari).
La questione abitativa, storica emergenza sociale nella città di Roma, ne è l’esempio.
Come è possibile pagare affitti e utenze con le poche centinaia di euro che saranno erogate dai vari ammortizzatori sociali e sussidi previsti per affrontare questa emergenza? Con quale sicurezza affronta l’emergenza chi vive in occupazione?
Il blocco degli sfratti fino al 30 giugno è un palliativo che rimanda soltanto il rischio di sfratti e sgomberi, posticipa pressioni e minacce di enti pubblici e privati che reclamano la proprietà degli immobili, mette momentaneamente “in attesa” la fame immobiliare degli speculatori del mattone. C’è ben poco da ringraziare governo e prefetti per il blocco degli sfratti! Dobbiamo pretendere che un tetto sopra la testa venga garantito a tutti non solo quando il rischio è morire di corona virus ma anche quando l’alternativa è finire in mezzo ad una strada!
Ora più che mai c’è bisogno di misure di emergenza che inizino ad affrontare in maniera risolutiva l’incompatibilità tra i profitti e la valorizzazione del capitale e lo stato di emergenza sanitaria, economica e politica in cui il paese versa. Numerose sono le proposte che i movimenti e le organizzazioni della lotta per la casa stanno avanzando a Roma e a livello nazionale per rivendicare alcune di queste misure. Citiamo a questo scopo due iniziative, una del Comitato Inquilini Senza Titolo del VII Municipio di Roma (collegato all’ organizzazione nazionale ASIA USB) e l’altro dell’organizzazione nazionale Unione inquilini.
Il Comitato Inquilini Senza Titolo del VII Municipio ha richiesto il blocco per dodici mesi del piano di dismissione del patrimonio immobiliare dell’INPS, che prevede lo requisizione delle case attualmente abitate e la loro messa in vendita a prezzi di mercato.
Invece l’Unione Inquilini ha lanciato un appello al governo Conte per l’istituzione di un fondo straordinario per l’erogazione immediata di un contributo affitto che possa consentire sia agli inquilini di pagare i canoni di locazione che ai proprietari di continuare a ricevere una rendita dalla propria proprietà (che per molti di loro costituisce parte integrante del proprio reddito).
Si tratta di rivendicazioni di buon senso ed è certamente necessario promuovere movimenti che ne rivendichino e ne impongano l’attuazione da parte del governo Conte e delle istituzioni locali. Ma è oggi più che mai necessario che ogni movimento rivendicativo oltre che perseguire i suoi obiettivi particolari, sia partecipe ed alimenti la lotta sul piano politico per l’attuazione di tutte le misure di emergenza di cui necessitano lavoratori e masse popolari per fronteggiare l’emergenza.
Come non è possibile fermare una pandemia se tutti i settori delle masse popolari non hanno la possibilità sia di curarsi che di proteggersi dal virus, alla stessa maniera non è possibile fermare gli effetti della crisi economica fintanto che tutti i settori delle masse popolari non hanno un lavoro o un reddito che gli permetta di assolvere alle necessità di alimentarsi, avere un tetto sopra la testa, istruirsi e dare il proprio contributo alla collettività.
E’ necessario organizzarsi e mobilitarsi in maniera unitaria, coordinata e capillare per l’attuazione immediata di tutte le misure necessarie ad impedire l’ aggravamento della crisi in corso, perché la crisi non finirà con l’epidemia (anzi, l’epidemia ha fatto scoppiare quelle mille e più emergenze che anche prima esistevano). E’ necessario organizzarsi e mobilitarsi per imporre un governo di emergenza popolare che queste misure sia capace di prenderle ed attuarle. Un governo che nasce dal coordinamento di tutte le organizzazione operaie e popolari, i movimenti, le reti che ad oggi lottano e si mobilitano ognuno nel proprio ambito proponendo misure e programmi giusti ma irrealizzabili fintanto che restano suppliche alla classe dominante, ai responsabili del disastro. Un governo del paese che si occupi non solo di porre fine alle mille emergenze oggi deflagrate per via dell’epidemia ma che tracci una linea di demarcazione fra un passato dominato dall’era del profitto e un futuro al servizio delle masse popolari, delle loro necessità, del loro benessere e della loro salute.
Inoltriamo a questo scopo le 12 misure proposte dal (nuovo) PCI (nell’Avviso ai Naviganti n.100 del 30 marzo) per porre fine all’emergenza prodotta dal Covid -19 che mostrano su quali punti e con quale visione d’insieme le tante organizzazioni operaie e popolari, i sindacati di base e le forze comuniste del nostro paese devono e possono unirsi fino ad imporre il governo che le attui!
1. Assunzione immediata e con procedura d’emergenza dei medici, infermieri e operatori sanitari necessari alla cura dei contagiati e degli altri malati, a somministrare i tamponi e verificarne l’esito, a garantire cure e prevenzione ad anziani, disabili, immunodepressi e altre categorie a rischio e che necessitano comunque di assistenza particolare, stabilizzazione di tutto il personale precario che lavora negli ospedali pubblici e privati, integrazione del personale di Emergency, di Medici Senza Frontiere e di altre organizzazioni simili operanti nel nostro paese: anche prima dell’epidemia da coronavirus gli ospedali pubblici erano sotto organico, per avere rapidamente l’assistenza sanitaria chi aveva i soldi si rivolgeva ai privati, le cure ad anziani, disabili e immunodepressi erano carenti, molte case di riposo per anziani erano dei lager, poco meglio delle prigioni e dei campi di concentramento per immigrati.
2. Requisizione senza indennizzo degli ospedali privati, impiego degli ospedali e di tutte le risorse sanitarie delle Forze Armate, riapertura dei presidi ospedalieri chiusi, uso degli edifici vuoti a disposizione dello Stato, delle Regioni, dei Comuni e di altri enti pubblici e requisizione senza indennizzo di quelli di proprietà delle grandi immobiliari, del Vaticano, delle Congregazioni e Ordini religiosi e dei ricchi per allestire in tempi rapidi reparti di terapia intensiva per curare i contagiati con sintomi gravi e i posti letto necessari a curare i contagiati con sintomi lievi e gli altri malati: vanno garantite le cure a tutti i contagiati e anche a tutti gli altri malati. No a scegliere quali contagiati curare e quali no perché mancano posti in terapia intensiva. No a privare delle cure chi è malato di altre patologie perché gli ospedali sono pieni di contagiati!
3. Conversione di tutte le aziende che possono facilmente produrre quello che serve alla cura dei malati e alla protezione del personale sanitario negli ospedali, alla prevenzione dei contagi nelle aziende che devono continuare a funzionare e nelle zone d’abitazione: non servono abiti di alta moda, profumi e auto di lusso, F35 e altre armi! Servono mascherine, disinfettanti, guanti e tute protettive, respiratori! Armani, Dior e simili si sono messi a fare mascherine e disinfettanti? Bene, era ora! Che Bergoglio mostri nella pratica la buona volontà che proclama e di avere sul clero, sulle Congregazioni e gli Ordini religiosi e sui suoi fedeli il potere che a suo dire Dio gli ha conferito. Ma siamo nel pieno di un’emergenza: la conversione a produzioni utili all’emergenza e la loro distribuzione vanno organizzate su scala nazionale e con una visione d’insieme, non in ordine sparso e lasciate alla libera iniziativa (benevola o interessata che sia), alle donazioni e alla speculazione.
4. Sanificazione degli ospedali, delle aziende che devono continuare a funzionare, di supermercati, farmacie e altri centri di distribuzione di beni e servizi essenziali, delle strutture residenziali per anziani, disabili, ecc., delle carceri, dei campi di concentramento degli immigrati e di tutte le strutture e luoghi d’abitazione e lavoro, delle strade e dei mezzi di trasporto, con frequenza decisa in base al rischio di esposizione al contagio: la prevenzione del contagio non va lasciata alla disponibilità di soldi o alla buona volontà, ma organizzata dalle autorità pubbliche ordinarie o d’emergenza.
5. Distribuzione alla popolazione di mascherine, disinfettanti e altri dispositivi di protezione individuale (DPI) e comunque fissazione amministrativa dei prezzi a cui vengono venduti nelle farmacie, nei supermercati e online.
6. Garanzia di un salario dignitoso e condizioni di lavoro sicure a chi continua a lavorare per produrre beni e servizi necessari alla cura dei malati, alla prevenzione dei contagi e all’approvvigionamento di quanto necessario alla popolazione per vivere, blocco dei licenziamenti, stabilizzazione dei precari e nuove assunzioni per garantire la produzione dei beni e servizi necessari senza danno per la salute e la sicurezza dei lavoratori.
7. Chiusura temporanea delle aziende finché la loro produzione non diventa indispensabile per la popolazione, con garanzia di salario pieno ai lavoratori per tutto il tempo in cui le aziende restano ferme, blocco dei licenziamenti e prolungamento dei contratti precari.
8. Integrazione delle produzioni essenziali svolte da lavoratori autonomi e assegnazione di un reddito dignitoso e sospensione di tasse, mutui, ecc. per i lavoratori autonomi che non svolgono attività essenziali.
9. Mobilitazione dei disoccupati con assegnazione di un salario e, su base volontaria, dei lavoratori delle aziende temporaneamente chiuse, degli studenti che hanno superato la maggior età e dei pensionati in buona salute, per svolgere le attività necessarie alla lotta all’epidemia.
10. Indulto per i detenuti sociali e loro assegnazione a lavori utili per far fronte all’epidemia, con assegnazione di un salario e di un’abitazione a chi ne è privo; lo stesso per i migranti attualmente reclusi in centri comunque denominati.
11. Sospensione degli sfratti a tempo indeterminato, assegnazione di un’abitazione dignitosa a chi ne è privo o vive in abitazioni insalubri e che non garantiscono dal contagio.
12. Mobilitazione delle Forze dell’Ordine e delle Forze Armate ai controlli negli ospedali e nelle aziende, a impedire speculazioni e usura, a lavori utili a far fronte all’epidemia e loro integrazione con le Brigate di Solidarietà in costituzione in tutto il paese.