Lettera di un giovane compagno: “Non dobbiamo stare immobili!”
Rilanciamo con piacere il post di un compagno pubblicato nei giorni scorsi su facebook.
Ci teniamo particolarmente a pubblicarlo perché se da una parte è ricco di entusiasmo e di amore per la propria classe, quella delle masse popolari, dall’altra è altrettanto ricco di odio per la classe che non è la sua, la borghesia imperialista e i suoi governi.
Amore e odio: due sentimenti opposti come opposte sono le classi e i loro interessi all’interno del sistema capitalista. Quindi, anche nel nostro paese.
L’invito che fa il compagno a non rimanere immobili è giusto.
Dobbiamo lottare QUI ed ORA alimentando l’organizzazione, la mobilitazione e il protagonismo proletario, perché una volta finita l’emergenza sanitaria nulla sarà come prima (benchè già prima del Covid-19 le masse popolari del nostro paese pagavano già il duro prezzo della crisi del sistema capitalista!).
Finirà l’emergenza sanitaria, ma resteranno l’emergenza economica, politica e sociale alle quali solo la classe operaia e le masse popolari organizzate potranno porre fine! Ecco perché, come dice il compagno: “Non dobbiamo stare immobili!”
Oggi più di ieri, il capitalismo dimostra il suo fallimento, si mette a nudo.
Dimostra che tutti i tagli al pubblico hanno messo in ginocchio la sanità, la salute, la libertà del nostro paese.
Tutte le stronzate che ci hanno venduto per normalità e giustizia sociale, la libertà del liberismo, sono solo a fine di lucro sulla pelle dei più deboli e di strategia di controllo.
Non solo la sovrapproduzione di capitale uccide le persone ma distrugge l’
ecosistema, in questa fase è più che palese che la causa dell’ inquinamento e
il surriscaldamento sono dovuti a una produzione eccessiva e fuori controllo.
Nonostante abbiano sempre cercato di addossarci questa responsabilità, come
adesso vogliono addossarci la responsabilità della crisi sanitaria e dicendoci
che la colpa è di chi non sta alle regole, a regole che non tutti possono
rispettare, per esempio chi è costretto a lavorare per ordine loro (della
borghesia e dei padroni, ndr) e per una condizione di un compromesso che non si
può rifiutare se si vuole mangiare.
E oggi più che mai sta attraversando una crisi dovuta alla sua
contraddizione più grossa tra capitale e lavoro.
Ma con questa contraddizione non possono nascondere il potere dei lavoratori e
delle lavoratrici, non possono nascondere il potere e l’ essenzialità del
potere operaio.
Stanno dimostrando che i padroni senza forza lavoro sono solo dei ricchi
cialtroni,
E la maschera lì si cala.
Nel frattempo che siamo chiusi in casa per tutelare la salute di tutti, cosa che il governo non riesce a fare, non dobbiamo restare immobili.
Dobbiamo prendere coscienza di tutto quello che ci hanno fatto bere, coscienza della situazione attuale e prendere atto che niente tornerà come prima.
Se affidiamo di nuovo la nostra vita a chi ci ha governato fino ad oggi la normalità del nostro futuro sarà peggio dei tempi passati perciò bisogna prendere atto di questo e non restare immobili.
Dobbiamo cominciare a ragionare, informarci e cospirare insieme.
Ci dobbiamo coordinare ora.
Per essere pronti quando potremmo riunirci di nuovo.
Un’ unità di classe che cerchiamo da tempo, tra lavoratori e lavoratrici della sanità, operai e operaie, precari e precarie, disoccupati e disoccupate, piccole imprese che faranno la fame.
Dobbiamo spazzare via questa borghesia fascista che amministra il paese.
Devono essere persone competenti ad amministrare il paese, che sanno cosa
vuol dire faticare, quanto è difficile guadagnarsi da vivere, non possiamo
continuare a delegare la nostra vita a persone che la nostra vita non l’hanno
mai fatta.
La loro incompetenza è palese e la loro debolezza anche.
Senza la forza lavoro non sono niente, loro hanno tutto da perdere, noi tutto da prendere (ad esempio i mezzi di produzione)
Sono loro che temono di andare in banca rotta e diventare poveri, noi lo
siamo già. Noi ricchi non siamo mai stati.
Per ora restiamo a casa, ma non restiamo immobili.
I compagni che ci hanno preceduto riuscivano a coordinarsi anche nei
primi del 1900, chi esiliato, chi in carcere ma ci riuscivano.
Noi possiamo fare di meglio avendo più strumenti a disposizione.
Possiamo fare consigli di fabbrica non essendo in fabbrica, possiamo fare riunioni senza riunirci, fare comunicati e avere la possibilità di leggerli tutti.
Per tenerci pronti allo scontro tra le classi che è iniziato da tempo, questo attacco del capitale lo abbiamo subito perché siamo sempre stati incudine e abbiamo dovuto resistere.
Ora possiamo rovesciare questa situazione e battere come Martelli; per riprenderci la giustizia e la libertà che ci spetta.
Come diceva Mao Tse tung
BISOGNA BASTONARE IL CAN CHE AFFOGA!
Gianluca Guadagni