Massa, 09.04.20
Solo l’emergenza COVID-19, con la conseguente sostanziale mancanza di circolo di persone, ha evitato che il crollo del ponte ad Albiano Magra (SP) assumesse le proporzioni di una strage. Al momento del crollo infatti stavano transitando sul ponte solo due mezzi, i cui conducenti fortunatamente ne sono usciti quasi illesi. Questo ennesimo crollo non è ne una fatalità ne un evento legato ad una particolare eccezionalità è piuttosto la rappresentazione del fatto che la società capitalista è allo sbando.
Un sistema sociale, quello capitalista, che oramai ha esaurito ogni ruolo progressista e che non riesce a garantire più nemmeno le condizioni minime di sicurezza per le persone. Nella sola Liguria a partire dalla strage del ponte Morandi i crolli sono stati tre (e fanno il paio con i continui piccoli e grandi crolli in tutta Italia all’interno delle scuole, ad esempio) e non vi è nessun ragionavole motivo affinchè questa tendenza debba invertirsi.
Al di la delle responsabilità individuali di singoli uomini, di singoli funzionari e di singoli amministratori, la causa del crollo del ponte, così come quella delle mille altre tragedie annunciate in tutti gli ambiti della vita sociale, hanno il loro epicentro nel profitto individuale di pochi.
Le grandi opere inutili (utili solo per quei pochi che ci guadagnano), a discapito di mille opere che sarebbero necessarie per la cura dei territori e la sicurezza collettiva, lo smantellamento sistematico della sanità pubblica ad appanaggio di interessi privati, i lacci, i lacciuoli e i vincoli imposti dalla comunità internazionale e dalle altre istituzioni della borghesia (in sintesi la direzione della borghesia sulla società), sono il mix che fa si che in questa società si passi da un’emergenza all’altra.
La soluzione di prospettiva a queste mille tragedie che hanno un unico comune denominatore è quella di strappare la direzione della società alla classe il cui proprio profitto individuale è la causa della sofferenza di tutti e instaurare una società socialista.
Quello che le masse popolari possono fare nell’immediato è quello di organizzarsi in ogni ambito della vita sociale (posto di lavoro, azienda pubblica, quartiere, territorio, o su problematiche specifiche) e coordinarsi per vigilare, denunciare, elaborare ed imporre soluzioni: solo il protagonismo popolare è l’antidoto a queste “tragedie”!
In ultimo non possiamo che rivolgere un pensiero al nostro Ponte di Trieste, oggetto più volte negli ultimi anni di segnalazioni per evidenti crepe (che come nel caso del ponte di Albiano sono state semplicemente coperte) e usura dei piloni portanti. Noi non siamo ingegneri, ma abbiamo abbastanza esperienza per affermare che quando ci dicono che “va tutto bene” c’è da iniziare a preoccuparsi.