Rilanciamo come sezione di Bergamo del P-CARC, la lettera inviata dal Tavolo della Salute (organizzazione popolare di Bergamo) da cui evidenziamo che le responsabilità per questa situazione sono politiche e amministrative in capo a quelle strutture che hanno diretto politicamente il governo del paese ai vari livelli. Così come come di coloro che nelle strutture sanitarie e amministrative hanno negli anni avallato il degrado e lo smantellamento strutturale e organizzativo del servizio pubblico. Soggetti che ora si stanno muovendo in modo fognarolo per garantirsi l’immunità! serve controllo e organizzazione popolare per prendere in mano la gestione delle parti e delle funzioni del paese che la borghesia oramai abbandona al degrado interessata solo a soddisfare la sua dipendenza patologica e (ormai evidente) criminale dal profitto.
LETTERA APERTA AL MINISTERO DELLA SALUTE E ALL’ISTITUTO SUPERIORE DI SANITA’
Non è facile scrivere di questa epidemia perché il collasso, ormai
evidente, della sanità lombarda e italiana porterebbe ad elencare i
tagli, le privatizzazioni, la desertificazione della medicina preventiva
e territoriale.
Ma è difficile parlare anche dei numeri
dell’epidemia perchè ci sono quelli ufficiali, che vengono elencati in
macabre e insensate conferenze stampa quotidiane e poi ci sono i numeri
reali. I decessi nella bergamasca sono stati più del doppio dei decessi
ufficiali per Covid-19 (fonte: inchiesta de L’Eco di Bergamo 31-03-2020)
Ne danno denuncia anche l’Ordine dei Medici della Provincia di Bergamo e
la FIMMG (Federazione Italiana Medici di Medicina Generale):
“Questa epidemia sta evidenziando in modo ormai lampante che la riforma
socio sanitaria in Lombardia è stata una buffonata e ha fallito su tutti
i fronti. Certi numeri ufficiali hanno l’aria di essere artefatti per
salvare certe teste. Ma è il caso di parlare chiaro perché gli accessi
in pronto soccorso in flessione, indicano in realtà il fatto che gli
ospedali sono pieni e non hanno più posto. Non si sa più dove ricoverare
i malati che, diciamoci la verità, se in ospedale potessero essere
accolti, ci andrebbero eccome!”
(Guido Marinoni – Presidente Ordine dei Medici della Provincia di Bergamo) (fonte: L’Eco di Bergamo 29-03-2020)
“Sono diffusi dalle autorità numeri sempre più inattendibili e non
vorremmo che la confusione serva a nascondere la responsabilità dei
generali in questa Caporetto della Sanità Pubblica italiana.
(Paola
Pedrini – Segretaria regionale FIMMG – Federazione Italiana Medici di
Medicina Generale) (fonte: L’Eco di Bergamo 29-03-2020)
I
contagiati e i morti seguono l’andamento delle scelte che vengono fatte,
è evidente a tutti che se si fanno meno tamponi si avranno meno
contagiati e morti per Coronavirus, e viceversa. Ai malati e ai deceduti
a domicilio e nelle RSA (case di riposo per anziani) non viene fatto
nessun test per cui non sono conteggiati come infettati. Sono gli stessi
medici di base di Bergamo a denunciare che l’incidenza della malattia
sul territorio è largamente sottostimata per mancanza di test a tappeto.
Tutto il territorio è sfuggito al controllo, a partire dalla mancata
chiusura dei paesi della valle Seriana dove si è evidenziata per prima
l’epidemia, alla mancata chiusura delle fabbriche, potenziali vettori
del contagio. Ci si è concentrati maggiormente sulle terapie intensive e
sui posti letto negli ospedali, ignorando i drammi che si consumavano
nelle abitazioni e nelle strutture per anziani (RSA). Pensare ora di
fare i tamponi a tutto il personale sanitario è improponibile perché
ormai si calcola che più del 50% degli operatori risulterebbe positivo:
si resterebbe sguarniti di personale!
Ormai i posti in ospedale sono
esauriti, la mancanza di posti letto nelle terapie intensive in regione
Lombardia è uno dei pochi dati attendibili, per questo assistiamo al
trasporto di pazienti nelle terapie di ospedali siciliani e pugliesi,
oltre che trasportati in Germania; eppure Regioni limitrofe hanno ancora
disponibilità di posti letto, come mai dobbiamo affrontare
trasferimenti lunghi e rischiosi? Per quale motivo Fontana non chiede
aiuto a queste regioni?
Come pensiamo di uscire da questa pandemia
se a distanza di un mese non ci sono ancora direttive chiare su come
identificare e conseguentemente isolare i contagiati?
Il Piano Nazionale contro le pandemie non ha funzionato!
Nel 2003 l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), dopo l’epidemia
dell’influenza Aviaria, ha indicato ai Paesi di stilare un piano contro
le pandemie, da tenersi costantemente aggiornato, che permetta:
– l’identificazione del virus
– la riduzione e l’impatto sui servizi sanitari sociali
– l’assicurare il mantenimento dei servizi essenziali
Nel 2010 l’Italia stila il Piano Nazionale contro le pandemie (mai più
adeguato) che dirama all’interno delle Regioni, con linee guida ben
precise di garanzia e protocolli per:
– Personale sanitario (medici, operatori sanitari ecc.)
– Strutture Assistenziali e lunga degenza
– Servizi sanità a contatto con il pubblico (farmacie, ambulanze, ecc.)
– Forze di Polizia e Vigili del Fuoco
– Dispositivi di protezione (quanti, dove e come)
– Scorta nazionale di antivirali
– Kit diagnostici
– Supporti tecnici da impiegare nella prima fase emergenziale da distribuire alle Regioni
– Contare i medici e formarli.
Nel 2013 il Parlamento Europeo aveva chiesto ai Paesi membri di
aggiornare i Piani Nazionali di emergenza ogni 3 anni e di renderne
conto.
Dall’intervista a Donato Greco, per 20 anni capo del
Dipartimento di Epidemiologia dell’Istituto Superiore della Sanità,
risulta che le Regioni italiane non hanno stilato i Piani di Contingenza
che andavano compilati, cioè quell’insieme di operazioni logistiche che
permette di affrontare una emergenza sanitaria in tempi brevi.
Chi avrebbe dovuto stilare e adeguare i piani di contingenza?
Il Piano Nazionale contro le pandemie indica 3 Enti:
– Ministero della Salute
– Regioni, che a loro volta devono indicare i referenti locali per lo
stoccaggio dei presidi medici (mascherine, tute, bombole di ossigeno per
l’implemento delle terapie intensive ecc.)
– CCPM (Centro di
Controllo di Prevenzione delle Malattie) che ha la funzione di raccordo
tra le Regioni e il Ministero della Salute
(fonte: Rai3 “Report” 30-03-2020)
Come è possibile che la vita delle persone possa dipendere dalle politiche regionali?
E’ tempo di pensare alle gestione della sanità, come tema di politica nazionale!
Ora è tempo di diramare disposizioni univoche per tutte le strutture
sanitarie, non è più accettabile che i comportamenti più o meno virtuosi
siano diversificati, per struttura, per provincia, per regione!
Chiediamo al governo che a gestire e dirigere centralmente,
territorialmente e in ogni ospedale siano operatori specializzati in
epidemie come gli operatori di Emergency e che assumano eccezionalmente
l’incarico di direzione sanitaria.
Vi è urgente bisogno di un cambio
di mentalità, che coinvolga e tuteli principalmente il personale
sanitario e le strutture ospedaliere ed è per questo che sollecitiamo
l’applicazione delle direttive di Emergency, associazione con grande e
provata esperienza nel contenimento delle epidemie.
Due sono i criteri-guida seguiti e raccomandati da Emergency:
1 compartimentazione
2 auto contenimento
1 La “compartimentazione” delle strutture ospedaliere.
Ogni reparto deve essere pensato e gestito come una struttura a sé,
totalmente indipendente dagli altri, con proprie entrate e uscite, spazi
delimitati per i medici e il personale, senza alcun contatto con il
resto dell’ospedale.
Una rigida divisione che gli ospedali italiani
non hanno adottato e che ha aumentato il numero dei contagi, tra i
sanitari e i loro familiari.
2- l’“autocontenimento” del personale
sanitario, cui è necessario fornire strutture ricettive specifiche per
ritirarsi dopo il lavoro, evitando così il fai da te domestico ed
aiutandolo a non contagiare le famiglie.
Questo deve essere supportato dal monitoraggio degli accessi dei sanitari nelle strutture.
Inoltre chiediamo
– L’intervento del capo dello stato affinché vengano considerati i
criteri di vicinanza geografica superando i confini tra regioni, per i
ricoveri dei pazienti positivi al Covid-19, nello spirito di un
emergenza sanitaria nazionale e per la sospensione dell’autonomia
regionale in materia sanitaria.
– Lo snellimento degli iter cartacei soprattutto per la richiesta di farmaci salvavita.
– Disposizioni univoche per tutte le strutture sanitarie e territoriali, rispetto al comportamento da tenere in questo momento.
– Potenziare le strutture tecniche e le risorse umane territoriali e
domiciliari, per poter curare chi non necessita di terapie intensive e o
particolari interventi sanitari, ma che possono essere curati a
domicilio, con adeguata assistenza e dotazione di supporti (ossigeno,
maschere, ossimetri, dispositivi di protezione ecc.) che devono essere
forniti dalle strutture sanitarie territoriali.
– Continuare nella acquisizione di strutture per la quarantena post acuti.
– Assunzione di tutti gli infermieri che hanno risposto all’appello per
l’emergenza, incentivando i trasferimenti nelle situazioni più
critiche.
– Riconvertire le attività industriali per fornire i supporti necessari.
Chiediamo inoltre che per i lavoratori non operatori sanitari (addetti alle pulizie, le cassiere dei supermercati, gli operai, gli operatori mortuari, le forze dell’ordine ecc.) venga accertata la loro negatività al test e vengano forniti i dispositivi del caso, con relativo controllo nell’applicazione.
Queste sono proposte concrete, perché è tempo
di chiamare alle loro responsabilità chi ci ha consegnato un sistema
sanitario fortemente compromesso da anni di tagli alla spesa pubblica,
azzerando la sanità territoriale, consegnando i consultori per la
maggior parte in mano a privati convenzionati e giustificando il taglio
dei posti letto di emergenza nel nome del profitto di impresa, ignorando
il dovere di produrre salute.
Forse il virus non si poteva fermare, ma gestire diversamente si!
01-04-2020
Tavolo della salute di Bergamo