L’emergenza sanitaria che non solo il nostro paese, ma tutto il mondo, sta affrontando è la dimostrazione più eloquente dello sfacelo del sistema capitalista.
In Italia siamo arrivati a più di 100 mila contagi e la situazione non accenna a migliorare, data anche la tragica situazione della sanità pubblica ridotta allo sfascio da chiusure e abbandoni di ospedali con continue riduzioni di personale dettati da decenni di tagli alla spesa pubblica. Gli unici paesi ad aver teso una mano d’aiuto alle nostre masse popolari sono paesi che mantengono una parte importante delle conquiste dei primi paesi socialisti (come Cina, Cuba e Vietnam) o che sono incamminati sulla via del socialismo (Venezuela); oppure sono paesi come la Russia che, pur avendo eliminato le conquiste della fase socialista, è in rotta con la Comunità Internazionale imperialista. Mentre invece, i cosiddetti “alleati” statunitensi hanno ordinato la requisizione dei tamponi per portarli in patria e quelli europei ci hanno bloccato l’invio e la fornitura di mascherine. Già da sé questi fatti basterebbero per dimostrare concretamente la superiorità del socialismo sul capitalismo, la superiorità dell’internazionalismo proletario e delle relazioni paritarie e indipendenti sugli interessi economici di un pugno di sfruttatori e sulle relazioni di sottomissione e asservimento.
Ma la Repubblica Popolare Democratica di Corea, unico paese in Estremo Oriente non ancora toccato dal COVID-19, ha dimostrato sul fronte interno cosa significa mobilitare le masse popolari per una seria prevenzione di un’emergenza sanitaria mondiale e i risultati reali che ciò produce. Ha mostrato quello che il governo italiano avrebbe potuto fare, ma non ha fatto, anche se le avvisaglie del rischio c’erano da gennaio: il risultato è che alla fine di marzo – quindi a un mese dall’inizio dichiarato dell’epidemia- mancano mascherine e tamponi, non solo per la popolazione me persino per il personale sanitario!
Fin da subito, infatti, il governo della RPDC ha disposto la chiusura progressiva e totale dei confini e una quarantena di 40 giorni per chi arrivava da fuori; oltre ad aver messo in campo una costante collaborazione con gli organismi dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (la quale ha già provveduto a smentire le bufale di matrice sudcoreana sulla “fucilazione dei malati”) e una campagna d’informazione massiccia ma non terroristica, che puntualmente informa i cittadini su come muoversi, come comportarsi e cosa fare o non fare nella vita di tutti i giorni per scongiurare il rischio di venire infettati. Da notare come tutti i canali di comunicazione e tutti i media spronino le masse popolari a seguire le norme predisposte non con la minaccia di sanzioni, punizioni e scenari apocalittici, ma promuovendole come passi di una battaglia da vincere affinché il COVID-19 «non entri mai nel nostro paese» e sia così dimostrato il valore della sanità pubblica socialista. I risultati di questa linea saggia e previdente stanno emergendo proprio in questi giorni.
Tutti gli studenti e i bambini sono stati fatti rimanere a casa sin da subito per non contagiare anziani e persone con altre patologie e il governo ha deciso di posporre tutte le iscrizioni scolastiche per quest’anno. Contemporaneamente, tutte le strutture ricreative tra cui cinema e sale da ping pong – solitamente piene di studenti nel periodo delle vacanze – sono state chiuse, così come i parchi giochi e le località ricreative come il Complesso termale di Yangdok e la Stazione sciistica di Masikryong. Gli studenti fuorisede sono attualmente alloggiati nei dormitori e lo Stato ha ordinato di assicurare una fornitura sufficiente di cibo e condizioni di vita igieniche, ma questo non vuol dire che siano rimasti senza far niente: il materiale didattico per ogni lezione è disponibile sull’intranet al fine di garantire la continuità del percorso di studi di tutti gli studenti.
L’isolamento degli stranieri che già si trovavano nella RPDC è stato revocato all’inizio di marzo: ora possono quindi visitare chiese e templi, recarsi a far compere e continuare il loro lavoro come prima.
I cittadini della RPDC che hanno trascorso 40 giorni in isolamento dopo essere rientrati dall’estero, invece, non sono ancora completamente liberi: essi rimarranno sotto osservazione medica per un altro mese.
Lo Stato ha raccomandato alle madri lavoratrici con figli piccoli di restare a casa garantendo loro assistenza medica totale da parte dei medici curanti, oltre alla sicurezza del lavoro e del salario pieno. Ha inoltre ordinato di acquistare tessuti protettivi dalle fabbriche locali anziché importarle a caro prezzo dall’estero. Esso ha adottato ulteriori misure cautelari riguardo ai beni importati: non devono essere toccati per 10 giorni, poi se ne sottopone la superficie a disinfezioni per 2 giorni a distanza di 24 ore, dopodiché, il terzo giorno, vengono spruzzati con del disinfettante fino all’ultimo imballaggio.
Proprio in queste settimane sono iniziati i lavori di costruzione del complesso ospedaliero di Pyongyang, che vedrà la luce entro l’anniversario della fondazione del Partito del Lavoro di Corea a ottobre, nella zona Est della capitale. Il compagno Kim Jong Un ha presenziato alla cerimonia di inaugurazione dei lavori, pronunciando un importante discorso che la nostra Associazione ha già provveduto a tradurre integralmente in italiano e a pubblicare sul suo sito. Tra le altre cose, egli ha detto:
«Il complesso ospedaliero di Pyongyang che sorgerà al centro della capitale a dispetto delle molteplici difficoltà e ostacoli sarà una struttura che esemplifica in modo eloquente lo spirito della nostra patria e l’andamento irresistibile della nostra rivoluzione che avanza impetuosamente verso un futuro migliore, vanificando con il sorriso le sporche sanzioni e il vile blocco delle forze ostili».
Quale miglior sintesi per mostrare a tutti, con la prova dei fatti e della pratica concreta, che nel capitalismo non c’è alcun futuro e neppure un presente per le masse popolari e che solo nel socialismo e nel comunismo le aspirazioni a una vita felice e degna potranno essere realizzate?
Jean-Claude Martini
Delegato Ufficiale dell’Associazione di Amicizia e Solidarietà Italia-RPDC
(sezione italiana della Korean Friendship Association)
29 marzo 2020