Alla presidenza dell’Assemblea nazionale del Comitato Rodotà
Ai partecipanti all’assemblea del 4 aprile.
A tutti gli interessati
Il Comitato Rodotà ha indetto per il 4 aprile un’assemblea nazionale su piattaforma on line che mira a reagire allo stato di emergenza imposto alle masse popolari dal governo Conte con la sospensione dei diritti costituzionali conquistati con la vittoria della Resistenza sul nazifascismo e che mira a individuare le ragioni determinanti lo stato di crisi che il governo pretende di gestire con i mezzi eccezionali adottati e in via d’adozione. Le informazioni sull’iniziativa sono in https://generazionifuture.org. Il P.CARC sostiene questa iniziativa – come ogni altra con lo stesso scopo – volta a reagire alle imposizioni cui le masse popolari sono sottoposte da settimane, in violazione dei diritti sanciti dalla Costituzione. Alle masse popolari è negata ogni tipo di partecipazione attiva alla mobilitazione per fare fronte all’emergenza e anzi sono obbligate a stare chiuse in casa a tempo indeterminato sotto minaccia di sanzioni, senza assistenza sanitaria ed economica e sottoponendole a controlli e schedature anche nel momento degli approvvigionamenti dei beni essenziali. Il nostro paese è alle prese con un’emergenza sanitaria, economica, politica e sociale che durerà a lungo. Dobbiamo organizzare e mobilitare la popolazione per farvi fronte. Dobbiamo usare tutte le nostre forze per organizzare e mobilitare le masse popolari a far fronte all’emergenza e costruire un nuovo ordinamento sociale, basato sull’interesse collettivo, sulla salvaguardia dell’ambiente, sulla gestione dell’attività produttive con funzione sociale (art. 41-42 della Costituzione).
La gravità della crisi rimanda a fasi cruciali della storia del nostro paese: alla fase successiva all’8 settembre del 1943, quando le masse popolari si videro tradite da un regime che fino a quel momento le aveva organizzate soltanto per farne carne da macello e da cannone nelle avventure coloniali e nella Seconda Guerra Mondiale. Oggi chi governa il paese pretende di avere in mano la situazione, nonostante non abbia voluto o non sia stato capace di fare fonte a una situazione che aveva ben nota (la dichiarazione dello stato di emergenza sanitaria è del 31 gennaio ad opera del Consiglio dei Ministri), né è capace oggi di dare disposizioni efficaci e credibili per ciò che sarà il futuro prossimo. I DCPM emanati sull’onda dell’emergenza immediata e dell’improvvisazione, senza alcuna consultazione nemmeno con gli eletti in Parlamento, non sono in grado di soddisfare le condizioni minime di prevenzione e protezione del personale sanitario, di disporre l’utilizzo immediato di tutte le strutture sanitarie private ai fini della cura dei malati, né di sopperire all’emergenza economica che si abbatte sulla popolazione.
Chiediamo a ognuno dei partecipanti, agli intellettuali, agli amministratori locali di ogni livello, tecnici e politici, che hanno a cuore le sorti del paese di attivarsi e mobilitarsi per l’attuazione da parte del governo nazionale e dalle amministrazioni locali di una serie di misure urgenti e di sostenere ogni gruppo di lavoratori che nelle strutture sanitarie, nelle aziende pubbliche e in quelle private si mobilita per garantire l’assistenza sanitaria e la produzione di beni e servizi essenziali alla popolazione.
Le misure di emergenza che bisogna attuare sono
1. Assunzione immediata e con procedura d’emergenza dei medici, infermieri e operatori sanitari necessari alla cura dei contagiati e degli altri malati, a somministrare i tamponi e verificarne l’esito, a garantire cure e prevenzione ad anziani, disabili, immunodepressi e altre categorie a rischio e che necessitano comunque di assistenza particolare, stabilizzazione di tutto il personale precario che lavora negli ospedali pubblici e privati, integrazione del personale di Emergency, di Medici Senza Frontiere e di altre organizzazioni simili operanti nel nostro paese: anche prima dell’epidemia da coronavirus gli ospedali pubblici erano sotto organico, per avere rapidamente l’assistenza sanitaria chi aveva i soldi si rivolgeva ai privati, le cure ad anziani, disabili e immunodepressi erano carenti, molte case di riposo per anziani erano dei lager, poco meglio delle prigioni e dei campi di concentramento per immigrati.
2. Requisizione senza indennizzo degli ospedali privati, impiego degli ospedali e di tutte le risorse sanitarie delle Forze Armate, riapertura dei presidi ospedalieri chiusi, uso degli edifici vuoti a disposizione dello Stato, delle Regioni, dei Comuni e di altri enti pubblici e requisizione senza indennizzo di quelli di proprietà delle grandi immobiliari, del Vaticano, delle Congregazioni e Ordini religiosi e dei ricchi per allestire in tempi rapidi reparti di terapia intensiva per cura- re i contagiati con sintomi gravi e i posti letto necessari a curare i contagiati con sintomi lievi e gli altri malati: vanno garantite le cure a tutti i contagiati e anche a tutti gli altri malati. No a scegliere quali contagiati curare e quali no perché mancano posti in terapia intensiva. No a privare delle cure chi è malato di altre patologie perché gli ospedali sono pieni di contagiati!
3. Conversione di tutte le aziende che possono facilmente produrre quello che serve alla cura dei malati e alla protezione del personale sanitario negli ospedali, alla prevenzione dei contagi nelle aziende che devono continuare a funzionare e nelle zone d’abitazione: non servono abiti di alta moda, profumi e auto di lusso, F35 e altre armi! Servono mascherine, disinfettanti, guanti e tute protettive, respiratori! La conversione a produzioni utili all’emergenza e la loro distribuzione vanno organizzate su scala nazionale e con una visione d’insieme, non in ordine sparso e lasciate alla libera iniziativa (benevola o interessata che sia), alle donazioni e alla speculazione.
4. Sanificazione degli ospedali, delle aziende che devono continuare a funzionare, di supermercati, farmacie e altri centri di distribuzione di beni e servizi essenziali, delle strutture residenziali per anziani, disabili, ecc., delle carceri, dei campi di concentramento degli immigrati e di tutte le strutture e luoghi d’abitazione e lavoro, delle strade e dei mezzi di trasporto, con frequenza decisa in base al rischio di esposizione al contagio: la prevenzione del contagio non va lasciata alla disponibilità di soldi o alla buona volontà, ma organizzata dalle autorità pubbliche ordinarie o d’emergenza.
5. Distribuzione alla popolazione di mascherine, disinfettanti e altri dispositivi di protezione individuale (DPI) e comunque fissazione amministrativa dei prezzi a cui vengono venduti nelle farmacie, nei supermercati e online.
6. Garanzia di un salario dignitoso e condizioni di lavoro sicure a chi continua a lavorare per produrre beni e servizi necessari alla cura dei malati, alla prevenzione dei contagi e all’approvvigionamento di quanto necessario alla popolazione per vivere, blocco dei licenziamenti, stabilizzazione dei precari e nuove assunzioni per garantire la produzione dei beni e servizi necessari senza danno per la salute e la sicurezza dei lavoratori.
7. Chiusura temporanea delle aziende finché la loro produzione non diventa indispensabile per la popolazione, con garanzia di salario pieno ai lavoratori per tutto il tempo in cui le aziende restano ferme, blocco dei licenziamenti e prolungamento dei contratti precari.
8. Integrazione delle produzioni essenziali svolte da lavoratori autonomi e assegnazione di un reddito dignitoso e sospensione di tasse, mutui, ecc. per i lavoratori autonomi che non svolgono attività essenziali.
9. Mobilitazione dei disoccupati con assegnazione di un salario e, su base volontaria, dei lavoratori delle aziende temporaneamente chiuse, degli studenti che hanno superato la maggior età e dei pensionati in buona salute, per svolgere le attività necessarie alla lotta all’epidemia.
10. Indulto per i detenuti sociali e loro assegnazione a lavori utili per far fronte all’epidemia, con assegnazione di un salario e di un’abitazione a chi ne è privo; lo stesso per i migranti attualmente reclusi in centri comunque denominati.
11. Sospensione degli sfratti a tempo indeterminato, assegnazione di un’abitazione dignitosa a chi ne è privo o vive in abitazioni insalubri e che non garantiscono dal contagio.
12. Mobilitazione delle Forze dell’Ordine e delle Forze Armate ai controlli negli ospedali e nelle aziende, a impedire speculazioni e usura, a lavori utili a far fronte all’epidemia, integrazione con Brigate di Solidarietà Attiva”.
Se il governo Conte non vuole prendere queste misure, Coloro che hanno a cuore l’interesse delle masse popolari devono assumersi responsabilità di governo per attuarle, sotto l’impulso e il controllo delle organizzazioni operaie e popolari, dando vita a un governo di emergenza popolare.
Questa, e nessun’altra, è la via d’uscita dalla crisi in cui siamo immersi; chi la pratica sicuramente e giustamente vedrà crescere la fiducia delle masse popolari nei suoi confronti.
Partecipiamo all’assemblea del 4 aprile per spronare e spingere in avanti quanti sono animati a mettere in atto una politica economica e sociale necessaria per affrontare l’emergenza sanitaria, economica e politica in corso.
Auguriamo a tutti buon lavoro e invitiamo ognuno di voi dare il proprio contributo per affrontare la situazione di emergenza e per costruire il futuro del Paese.