Fra le molte corrispondenze, le relazioni, le discussioni che stiamo avendo con operai, lavoratori, compagni, amici e famigliari, abbiamo scelto di affrontare un argomento che in varie forme e modi è ricorrente e che lo stralcio di una conversazione con un giovane operaio che pubblichiamo di seguito mette nero su bianco.
“Trovo difficile convivere con questo clima di incertezza e non sapere cosa mi riserva il futuro. Ho sempre cercato di avere il controllo della situazione, di tenere sempre tutto sotto controllo (nel senso positivo, non a livello maniacale). Adesso con questa emergenza sento di non avere più il controllo del mio futuro e, per quanto possa voler combattere, sento che comunque l’esito della situazione non dipende da me. Non so se riesco a spiegarmi: sento di avere a che fare con qualcosa di molto più grande di me. E per quanto possa contribuire, sento che il mio contributo risulta comunque insignificante”.
Qualcosa di epocale è successo. L’emergenza sanitaria sta accelerando il tracollo del sistema basato sullo sfruttamento che ha generato disuguaglianze, speculazione, morti, devastazione ambientale e anche la strage provocata dal Covid-19. L’unica possibilità che il sistema si riprenda – a caro prezzo e in ogni caso con lo spettro della guerra fra Stati e paesi – è che gli operai e le masse popolari tornino ad occupare nelle aziende, in silenzio e a testa bassa, il loro posto nell’ingranaggio produttivo, ad essere nuovamente pedine e vittime sacrificali da immolare in nome del profitto. Cosa che però difficilmente accadrà, in Italia come nel resto del mondo, perché l’emergenza Covid-19 ha minato l’intero sistema economico e produttivo e ha aperto gli occhi a milioni di proletari (vedi l’articolo “Il futuro è nelle mani della classe operaia” a pag. 1).
Tuttavia non basta che il sistema capitalista sia in disfacimento, bisogna sostituirlo con un sistema superiore, con il socialismo. Questa è la sfida che abbiamo di fronte, che è all’ordine del giorno per milioni di proletari, per l’umanità intera. Prenderne atto è il primo passo per affrontare l’inevitabile senso di impotenza.
La classe dominante è perfettamente consapevole del disastro in corso, sa di avere l’acqua alla gola e di giocarsi la sua stessa esistenza. Per questo promette misure straordinarie per realizzare quello che si è rifiutata di realizzare fino a 20 giorni prima della pandemia da Covid-19, per rendere dignitosa la vita di milioni di persone: aiuti economici per lavoratori e famiglie, sospensione degli sfratti, dilazione dei mutui, investimenti nella sanità, mobilitazione di montagne di denaro, ecc. ecc. Queste lusinghe sono necessarie per tenere calme quelle masse popolari che fino a ieri ha spremuto, tartassato, salassato, umiliato, vessato. Ma per contro aumentano il controllo sociale e la repressione, l’esercito per le strade, il “coprifuoco” e la minaccia delle pene pecuniarie o del carcere per chi non lo rispetta. Lusinghe e controllo sociale servono le une all’altro, non c’è altro modo per far ingoiare alle masse uno Stato d’emergenza che fa carta straccia dei più elementari diritti (libertà di movimento, di riunione, di organizzazione, ecc.). Ma così come la borghesia non manterrà le sue promesse – farlo significherebbe per lei estinguersi, rinunciare al suo ruolo di classe dominante – allo stesso verrà meno la “collaborazione” delle masse popolari che oggi si conformano alle sue imposizioni solo temporaneamente e solo per la paura dell’emergenza sanitaria.
Tornare a vivere “come si viveva prima” è un’illusione e chi non ne prende atto è destinato a vivere nell’inquietudine, nella paranoia e nel senso di impotenza. E’ necessario prendere atto del cambiamento in corso e decidere di esserne promotori e protagonisti.
E’ una decisione che sembra “più grande di noi” perché siamo stati educati e formati a fare “il nostro lavoro”, a obbedire e a delegare ad altri il governo della società mondo. Al modo in cui deve andare il mondo ci pensano di norma altri, quelli che comandano, che hanno i soldi e sono esperti. Gli operai e i lavoratori sono stati abituati solo a protestare e a rivendicare. Ma quelli che comandano, i ricchi e gli esperti hanno portato il mondo alla rovina, al punto in cui protestare e rivendicare non basta più.
Operai, lavoratori e masse popolari, dobbiamo assumerci collettivamente la responsabilità di stabilire il corso delle cose e della società! Questo è il contenuto del cambiamento in corso.
Le autorità borghesi godono di sempre minore credibilità e fiducia da parte delle masse popolari. Ma l’attuale movimento comunista cosciente e organizzato non è ancora abbastanza forte e radicato per assumere il ruolo storico che gli compete. Il suo sviluppo e consolidamento restano obiettivi urgenti, poiché da essi dipende la nascita delle nuove autorità pubbliche, il loro rafforzamento e la loro capacità di arrivare a dirigere parti crescenti della società, altrimenti allo sbando. In questa situazione di emergenza generale ognuno può dare – e deve dare – il suo contributo alla rinascita del movimento comunista cosciente e organizzato.
Ognuno nel suo piccolo può dare il suo contributo alla rinascita del movimento comunista cosciente e organizzato. Non importa quale sia il suo livello di preparazione e quali siano le sue conoscenze di partenza: quello che importa è la volontà di contribuire, ognuno nel suo piccolo, di contribuire a qualcosa di grande, che supera ogni individualità.
Ci sono mille modi che l’industria della diversione dalla realtà mette a disposizione per rinchiudersi in un mondo parallelo, ma ci sono anche mille modi per usare la rete internet e le relazioni sociali per farne strumenti di discussione, confronto, studio, approfondimento, coordinamento e azione (vedi gli articoli sulle attività del Partito a pag. 5 e 6). Ci sono anche mille modi per uscire dalle case – nel rispetto delle misure sanitarie di sicurezza – per praticare il mutuo soccorso, fare inchiesta ed esercitare il controllo popolare sul quartiere, sulle città e sull’operato delle istituzioni borghesi.
Ci sono mille modi per affrontare la confusione che abbiamo dentro di noi e di fronte a noi e riportarla sul piano delle cose concrete, nel suo senso storico, nel suo significato politico, per trasformarla in consapevolezza, in tenacia e combattività.
Il P.CARC offre ai tanti lavoratori giovani e meno giovani, ai pensionati, agli anziani, agli studenti, a tutti gli elementi delle masse popolari l’opportunità di operare insieme per favorire questo processo.
Non limitiamoci ad aspettare tempi migliori, costruiamo adesso il futuro migliore.