7 tesi sull’emergenza Covid-19 e su come se ne esce

Editoriale

1. Indipendentemente dalle cause particolari che l’hanno scatenata, la pandemia da Covid-19 è la conseguenza in campo sanitario della seconda crisi generale per sovrapproduzione assoluta di capitale che opprime il mondo con mille effetti devastanti (economici, politici, ambientali) man mano che avanza. Essa si inserisce in un contesto di problemi e contraddizioni già esistenti aggravandoli ulteriormente: ha solo scoperchiato contemporaneamente e a livello mondiale le storture, le falle, i cortocircuiti della società capitalista.

2. L’emergenza sanitaria è esplosa in modo dirompente in un contesto in cui convivevano altre emergenze, ognuna delle quali non aveva e non ha soluzione nell’ambito della società capitalista. Nel capitalismo non può essere affrontata in modo efficace l’emergenza ambientale, né quella economica. Per quanto riguarda la crisi politica, in ogni paese imperialista è da tempo in atto la tendenza all’eliminazione dei diritti democratici, che le masse popolari avevano conquistato quando il movimento comunista era forte nel mondo. La classe dominante non riusciva più a governare con i modi e gli strumenti con cui aveva governato prima dell’inizio della fase acuta della crisi generale (2008/2009). Probabilmente l’emergenza sanitaria passerà nel giro di qualche mese, lasciando comunque conseguenze profonde e indelebili (numero di morti, impatto sullo stile di vita, ecc.), ma nulla sarà più come prima perché la crisi economica e quella politica si aggraveranno ulteriormente e determineranno le condizioni della lotta che decide il futuro dell’umanità.

3. “Andrà tutto bene” è solo uno slogan della propaganda di guerra attraverso cui la classe dominante cerca di mantenere il controllo sulle masse popolari. Neppure prima dell’epidemia andava tutto bene e anzi è proprio per come andavano le cose prima dell’epidemia che il Covid-19 ha trovato terreno fertile e condizioni favorevoli per diffondersi. Non c’è alcuna ragione per confidare che le cose si sistemeranno passata l’epidemia.
La crisi generale, entrata nella sua fase terminale nel 2008, ha corroso il sistema economico in misura tale da renderlo fragilissimo. La necessità storica impone quindi, immediatamente, da una settimana all’altra, l’adozione di misure proprie di uno Stato socialista per fare fronte all’emergenza, misure volte a creare subito un’unità sociale sul piano economico, politico e sociale, antitetica al modo di produzione capitalista.
La società capitalista è arrivata a un punto di svolta e solo due sono gli sbocchi possibili: o la strada della mobilitazione reazionaria delle masse popolari, sotto la direzione della borghesia imperialista, o la strada della mobilitazione rivoluzionaria delle masse popolari, nel solco della rinascita del movimento comunista e della seconda ondata della rivoluzione proletaria mondiale.

4. Per quanto riguarda la via della mobilitazione reazionaria essa si manifesta palesemente nelle seguenti tendenze, già in atto
– i tentativi della classe dominante di far coincidere gli interessi dei maggiori gruppi imperialisti mondiali con gli interessi degli stati-nazione e uno sviluppo del nazionalismo borghese;
– manovre per portare parte delle masse popolari a sostenere apertamente, o almeno ad accettare passivamente, misure atte a instaurare uno Stato di polizia (caccia a chi esce di casa, richiesta dell’esercito nelle strade, sostegno alla repressione e al controllo dispiegato). In Italia, in due settimane, sono state prese misure poliziesche mai viste prima in nessuna epoca;
– tentativi di garantire al governo e alle autorità borghesi il consenso delle masse popolari attraverso una massiccia intossicazione dell’opinione pubblica, attraverso la propaganda di regime, mentre le loro istituzioni sono impegnate a favorire e accrescere oltre misura la speculazione sull’emergenza (vedi le “convenzioni” con la sanità privata, le speculazioni in borsa, la tutela degli interessi materiali e immateriali dei grandi gruppi economici, finanziari e immobiliari come il Vaticano, la speculazione sui beni e i servizi anche essenziali resa possibile dal libero mercato).
Tuttavia, i tentativi di mobilitazione reazionaria delle masse popolari incontrano mille difficoltà: la classe dominante sta dimostrando di operare per i propri interessi e di curarsi ben poco del “bene comune” a cui tanto si appella. La propaganda e l’intossicazione durano quel che durano: le autorità che cercano di imporre ordine e disciplina (caccia a chi passeggia, ma fabbriche aperte per oltre un mese!) sono le uniche responsabili dell’emergenza e della strage provocata dal Covid-19.

5. Per quanto riguarda la mobilitazione rivoluzionaria delle masse popolari, l’emergenza Covid-19 mette in evidenza anzitutto la necessità di instaurare un ordinamento economico e sociale superiore al capitalismo, il socialismo; dimostra non solo che le condizioni sono mature, ma pure che esso è l’unica prospettiva positiva per l’umanità.
L’emergenza Covid-19 cambia radicalmente le condizioni della lotta politica rivoluzionaria e rende più evidente, più chiaro, che la rivoluzione socialista è una guerra popolare rivoluzionaria di lunga durata il cui sviluppo e il cui esito dipendono dalla concezione con cui i comunisti la conducono e dal ruolo che i comunisti assumono; da quanto imparano a essere promotori e costruttori del nuovo potere. A questo proposito sono profondamente sbagliate le tesi di chi sostiene “aspettiamo che passi l’emergenza e poi faremo i conti” (intendendo l’inizio di un ciclo di lotte e di rivendicazioni). Le centinaia di scioperi spontanei delle scorse settimane per fermare la produzione di quelle merci, di quei beni e servizi che non sono essenziali a fronteggiare l’emergenza, dimostrano che la classe operaia è più avanzata di chi sostiene quella tesi. Il Covid-19 non sospende la lotta di classe, anzi la alimenta e la dispiega e rende evidente e urgente la questione della presa del potere politico da parte della classe operaia e delle masse popolari.

6. L’unità economica globale raggiunta dal mondo nella fase imperialista del capitalismo non può essere governata dal movimento anarchico dell’economica capitalista. La fase terminale della crisi che si è aperta nel 2008 ha fatto un ulteriore salto. E’ impossibile garantire la salute pubblica senza riorganizzare la produzione di beni e servizi che servono, è impossibile riorganizzare la produzione in modo conforme alle necessità dell’emergenza senza sconvolgere l’assetto economico, gli interessi individuali o di piccoli gruppi ai fini dell’interesse della popolazione. E’ impossibile garantire le cure mediche necessarie a un alto numero di persone senza riorganizzare il sistema sanitario pubblico (dispiegamento di medici e infermieri, personale tecnico, la produzione e la distribuzione di macchinari, dispositivi, ecc.) e senza eliminare la sanità privata, la mercificazione delle cure e dei farmaci, delle visite e dei ricoveri.
Serve un ordine superiore, un ordine politico che mette il benessere della popolazione al di sopra delle esigenze dei mercati finanziari, della produzione finalizzata al profitto sempre e comunque.
I comunisti devono rapidamente raccogliere e mobilitare le organizzazioni operaie e popolari, le forze che possono prendere in mano il governo del paese e dirigerle nella lotta per rovesciare la borghesia imperialista e instaurare il socialismo.

7. Il socialismo per cui lottiamo è l’esito della trasformazione che la società attuale sta percorrendo, è il sistema di relazioni sociali di cui il capitalismo stesso ha creato i presupposti e che ne supera le contraddizioni. Come l’esperienza dei primi paesi socialisti ha confermato anche sperimentalmente, esso combina
– il potere in mano alle masse popolari organizzate e in primo luogo alla classe operaia organizzata attorno al suo partito comunista (dittatura del proletariato), che ha il compito principale di reprimere i tentativi di rivincita della borghesia imperialista e del clero e di promuovere l’universale partecipazione delle masse popolari alle attività da cui le classi dominanti le hanno sempre escluse;
– il passaggio (nelle forme e con i tempi adeguati alle condizioni concrete) dalla produzione fatta in aziende capitaliste e in piccole aziende individuali e familiari alla produzione fatta in agenzie pubbliche che lavorano secondo un piano pubblicamente deciso per produrre tutti e solo i beni e i servizi necessari alla vita dignitosa della popolazione (al livello di civiltà che l’umanità ha oggi raggiunto) e ai rapporti di solidarietà, di collaborazione e di scambio con gli altri paesi;
– la partecipazione crescente di tutta la popolazione alla gestione, alla direzione e alla progettazione della vita sociale, al patrimonio culturale e al resto delle attività propriamente umane.

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