Ieri (25 marzo ndr) abbiamo tenuto la seconda video diretta COrrispondenze VIdeo Dalla quarantena ore 19, che potete guardare al link.
Siccome durante la diretta abbiamo avuto dei problemi tecnici di connessione, per rendere il discorso più fluido abbiamo deciso di lasciarvi a seguire il testo dei tre capitoli in cui si è articolata la diretta:
– La mobilitazione nelle aziende
– La necessità di attuare misure urgenti nella sanità
– Due sistemi a confronto nella gestione dell’emergenza sanitaria: paesi capitalisti e paesi socialisti.
Vi aspettiamo alla prossima diretta video che si terrà sempre di mercoledì, sempre alle ore 19 sul profilo Facebook della Sezione
Capitolo 1 – I balletti del governo per star dietro a Confindustria, la mobilitazione dei lavoratori per imporre la chiusura delle aziende non essenziali e per imporre l’utilizzo dei DPI e delle misure di sicurezza nelle aziende che serve tenere aperte
Le notizie che commentiamo, le potete trovare ovunque.
Quello che cerchiamo di fare con queste dirette è di dare una visione diversa da quella che ci viene offerta dai media di regime.
Cerchiamo di dare un orientamento per poter interpretare in modo corretto ciò che succede: in particolare quali interessi tutelano i decreti del governo conte 2.
Perché è importante avere tutti gli strumenti per capire la situazione, per sapere come schierarci e da che parte schierarci in questa emergenza e come possiamo, anche nel nostro piccolo agire negli interessi della maggioranza della popolazione (dei lavoratori, dei disoccupati, degli studenti, dei precari, degli immigrati, delle donne, dei pensionati ecc.).
Perché dico questo?
Perché i padroni e i loro pennivendoli hanno cercato di farci credere che se ci sono le cappe di morti negli ospedali è responsabilità di quegli untori che vanno a correre, che portano fuori il cane. Non è mica nelle aziende dove si lavora gomito a gomito che ci si ammala. Non è mica colpa dei 35 miliardi che hanno risparmiato sulla sanità se negli ospedali i malati di Covid ci arrivano soltanto quando stanno per morire, non è mica colpa di questi tagli se negli ospedali si ammalano infermieri e medici!
I media hanno alimentato la caccia all’untore e in questo clima il governo il 22 marzo ha partorito le sue nuove misure: da una parte ha inasprito le misure restrittive da stato di polizia (lasciando addirittura alle regione la possibilità di inasprirle maggiormente, generando ulteriore caos rispetto a cosa è consentito o meno fare), dall’altra si è prostrato a Confindustria, con un discorso in cui Conte ha detto che chiudeva tutto quello che non era essenziale ma avrebbe lasciato aperto tutte le produzioni strategiche per la nazione. Dopodiché è uscita la lista delle attività essenziali e praticamente in Italia abbiamo soltanto aziende che fanno produzioni indispensabili per affrontare questo momento di emergenza.
Quindi, la risposta dei lavoratori è stata una e univoca: proseguire lo stato di agitazione nelle aziende non indispensabili per imporre il blocco della produzione.
USB conferma lo sciopero generale convocato per il 25 marzo. E non è cosa da poco. Infatti il 24 marzo la Commissione di garanzia sul diritto di sciopero ha contestato all’USB la proclamazione dello sciopero generale di 24 ore chiedendone il rinvio, riservandosi la possibilità di aprire un provvedimento di valutazione del comportamento del sindacato se avesse deciso di confermare la scelta.
Questa è la legittima risposta dell’USB:
“Non possiamo accogliere l’invito della Commissione, il danno irreparabile alla salute e all’incolumità dei lavoratori è qui e ora, questa situazione drammatica non consente nessun rinvio, specialmente dopo il decreto farsescamente definito “chiudi tutto” che invece non chiude un bel niente e dopo che la nostra richiesta di essere ascoltati dal Governo è caduta nel vuoto ancora una volta”.
Quindi, è chiaro che il governo non chiuderà le aziende non essenziali. La questione che si pone è impedire la produzione con tutti i mezzi che i lavoratori hanno a disposizione.
Attenzione, la scorsa settimana vi ho parlato del grande senso di responsabilità della classe operaia. Lo ricordo ancora perché fra i vari tentativi che si stanno stanno portando avanti per mettere masse contro masse c’è anche la criminalizzazione degli scioperi, i pennivendoli affermano che chi sciopera sta bloccando anche le produzioni necessarie. NON è COSì!
Leggiamo dal comunicato del SI COBAS nazionale:
“A fronte del dietro front di Governo e padroni, bisogna rivendicare il diritto dei lavoratori di stare a casa a salario pieno!
• astenersi da lavoro nei settori considerati non essenziali;
• nei magazzini in cui viene lavorata merce destinata a ospedali e farmacie,
garantire solo questi servizi essenziali;
• prevedere la firma di protocolli che individuino i servizi essenziali,
programmare turnazione e rotazione del personale coinvolgendo le RSA, vietare
le lavorazioni non indispensabili;
• rivendicare l’apertura della cassa integrazione per garantire il salario per
tutte le giornate non lavorate, pretendendo l’integrazione aziendale per
arrivare al 100%;
• rifiutarsi di lavorare se protocolli e minime condizioni di sicurezza anche
nei magazzini con servizi essenziali non vengono garantiti”
Con queste parole il Si Cobas indica ai suoi iscritti ma a tutti i lavoratori che è importante nelle aziende organizzarsi per promuovere un controllo operaio sulle modalità in cui avviene la produzione, organizzarsi per definire turnazioni e rotazioni del personale, far assumere un ruolo alle RSA riempire di contenuto il loro ruolo negli interessi dei lavoratori.
Inoltre, segnalo a Piacenza che Il Si Cobas lotta per chiudere le aziende non essenziali mobilitando i lavoratori per la “croce rossa proletaria” e promuovendo la solidarietà alle persone in difficoltà.
Dopo la donazione alla croce rossa di Stradella, le consegne porta a porta fatte domenica, sono state consegnate le ultime casse di generi di prima necessità alla croce rossa di Piacenza.
“Chiudiamo i magazzini con lo sciopero, salviamo le vite, aiutiamo chi ha bisogno!”
Ecco queste indicazioni e queste attività sono importanti anche per un altro motivo:
sono tanti i modi di astenersi dal lavorare e sono tanti i modi di lottare non limitandosi a essere soltanto contro, non limitandosi a dire soltanto NO noi non lavoriamo, ma di affermare nella pratica che oggi la produzione deve essere altro: la produzione oggi deve essere rivolta a prevenire e contenere il contagio, a curare gli ammalati, a garantire a tutta la popolazione le condizioni per condurre una vita dignitosa ora e dopo l’emergenza. E quindi, se non lo fanno le istituzioni bene che lo facciano gli operai!
Come si diceva, oggi 25 marzo è in corso lo sciopero generale e da Milano è arrivata la solidarietà delle Brigate Volontarie per l’Emergenza ai lavoratori e alle lavoratrici in sciopero, queste le loro parole:
“Ora più che mai questo sciopero ha valore collettivo e generale per la salute pubblica, anzitutto per il personale sanitario in prima linea nel contrastare l’epidemia, senza nemmeno le dotazioni di sicurezza minime, e che sta pagando attualmente uno dei prezzi più cari con 4284 contagiati (il doppio della Cina), decine di decessi e persino 2 suicidi”
È importante che organismi territoriali come le Brigate (come anche i comitati che esistevano prima delle brigate) si mettano in relazione con gli operai e i lavoratori, perché il punto centrale oggi è che non possiamo (ed è evidente che non possiamo) affidarci e affidare la nostra vita e quella delle nostre famiglie al governo conte 2 (come a quelli precedenti e a quelli che verranno dopo), a confindustria, ai gruppi finanziari, all’UE e via dicendo.
Dobbiamo affidarci alla classe operaia, dobbiamo SOSTENERE la classe operaia, dobbiamo sostenere i lavoratori che si organizzano nelle loro aziende, dobbiamo incoraggiare che sempre più lavoratori si organizzano dentro e fuori le aziende per fare quello che serve e per avanzare un passo dopo l’altro, misura dopo misura, azione dopo azione, nella costituzione di un governo di emergenza delle masse popolari organizzate, dobbiamo organizzarci nei territori, nei quartieri, negli ospedali, dai balconi, da dove vi pare, ma la questione è che va fatto tutto quello che serve fare per garantire una vita dignitosa a tutti, nessuno escluso.
È sostanzialmente quello che, con parole diverse, afferma il collettivo Gratosoglio Autogestita come sintesi della loro esperienza nelle brigate di solidarietà della zona sud di Milano: “Non vogliamo però limitarci alla sola assistenza, ma portare anche una prospettiva politica. Pensiamo sia infatti sbagliato limitarsi a tappare buchi e falle di un sistema che non funziona senza indicare chiaramente che la soluzione reale è cambiare il sistema stesso”.
Quali sono le modalità di attivarsi, di sostenere la classe operaia, di organizzarsi per sostenere i lavoratori? Attivarsi nelle mobilitazioni per imporre un reddito quarantena per TUTTI alla distribuzione dei beni necessari, l’assistenza alle persone in difficoltà, vigilanza democratica sull’operato delle forze dell’ordine nelle operazioni di controllo delle uscite consentite, vigilanza sull’attuazione delle misure di sicurezza nelle aziende che serve tenere aperte, negli ospedali e nei supermercati, mobilitazione per trovare gli ospedali chiusi per fare i controlli e verificarne. In questo momento serve anche che chi è in casa faccia anche uno striscione. Certo uno striscione di per sé serve a poco, ma è una forma di resistenza, è un modo per affermare che c’è un limite da non oltrepassare, è un modo per indicare la strada da intraprendere, è un modo sostenere chi oggi è in prima linea in questa emergenza, è un modo per non farsi prendere dalla depressione e per essere utili, è un modo per infondere coraggio.
Capitolo 2 – Servono misure urgenti per la sanità:
solo i lavoratori organizzati in ogni ospedale possono garantirle
Il campo sanitario è il principale campo di battaglia in questa guerra. Ma manca tutto. Da una testimonianza di una lavoratrice dell’ASL Toscana Centro: “Le mascherine chirurgiche e il gel alcolico sono contati, visiere, occhiali protettivi e camici insufficienti, maschere filtranti FFP2 e FFP3 e tute impermeabili del tutto assenti. Gli infermieri dell’assistenza domiciliare non solo sono regolarmente sguarniti di DPI adeguati, ma per recarsi al domicilio dei pazienti utilizzano macchine aziendali che ordinariamente nessuno lava mai e che continuano a restare molto sporche nella situazione contingente”. I medici e gli infermieri si contagiano, si ammalano, diffondono il virus perché non sono attrezzati adeguatamente, non gli vengono fatti i tamponi, perché vanno a casa dove ci sono le loro famiglie e infettano anche loro. C’è una testimonianza video di una compagna dei giovani comunisti della Versilia che spiega come ha fatto a prendere il Covid 19 senza uscire di casa: sua madre è infermiera, e non aveva i dispositivi di protezione adeguati. Si sono suicidate due infermiere affette di Covid-19. Penso si possa affermare che anche questo è un omicidio di stato.
Negli ultimi giorni come partito dei CARC abbiamo prodotto e diffuso le misure di emergenza Anti Covid-19 da attuare nel campo della sanità. Misure che non chiediamo al governo di attuare ma che vogliono essere indicazioni pratiche per ogni lavoratore e per ogni collettivo di lavoratori della sanità, per i comitati della sanità, per chi è stanco di subire e vuole contribuire a cambiare le cose.
Queste misure sono:
1. REQUISIRE SENZA INDENNIZZO OSPEDALI E CLINICHE PRIVATE
Esempio che va in questa direzione è quello della Consulta Popolare Salute e Sanità di Napoli che ha elaborato una mappatura delle cliniche private di Napoli, con il conteggio dei posti letto totali delle strutture, oltre che di quelli accreditati, usando la parola d’ordine “I posti letto ci sono! Andiamoceli a prendere!” e avvalendosi di due articoli della Costituzione: l’articolo 32 (La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti) e l’articolo 41 (L’iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana).
Misura 2. RIAPRIRE GLI OSPEDALI CHIUSI MA AGIBILI E TENERLI APERTI
Già settimana scorsa vi indicavamo l’iniziativa dell’ADL Cobas e dei lavoratori dell’ospedale di Legnano in provincia di Milano che segnalavano la necessità di riaprire il vecchio monoblocco a Legnano, chiuso da anni, per evitare speculazioni. L’iniziativa non è caduta nel vuoto e il M5S Lombardia ha organizzato un sopralluogo evidenziando che “da una parte Gallera ha ragione per il vecchio monoblocco (non agibile ndr), abbiamo potuto constatare con i nostri occhi che alcune delle palazzine dell’Ospedale nate per essere adibite a reparti di pediatria, ginecologia, infettivi e rianimazione sono occupati in parte e assolutamente agibili e disponibili”.
In più c’è stata anche la segnalazione del Comitato Popolare Intercomunale dell’abbiatense che ha segnalato un altro Ospedale di Abbiategrasso il “Costantino Cantù”, di recentissima realizzazione per un costo di 30 milioni di euro, composto da tre grandi monoblocchi: “La cittadinanza di Abbiategrasso non ha mai accettato che un Ospedale costruito con criteri così moderni e attrezzato con le migliori tecnologie, potesse giacere sottoutilizzato, a maggior ragione oggi, di fronte ad una emergenza nazionale di questa portata.”
Infine sempre il M5S Lombardia segnala l’Ospedale di #Gorgonzola: ampi spazi, sale operatorie, ambulatori, dove tutti sono dotati di almeno il 60-70% di impianti di ossigeno. Questo ospedale fino a un paio di anni fa era il top per le cure palliative. E fa un appello alla Regione Lombardia, all’Assessore Giulio Gallera ed al
Misura 3. ASSUNZIONE DI PERSONALE SANITARIO A TEMPO INDETERMINATO
È indispensabile far scorrere subito tutte le graduatorie per l’assunzione di infermieri e Operatori Socio-Sanitari (OSS) e internalizzare, assumere e stabilizzare tutti i lavoratori precari della Sanità. Fare un grosso piano di assunzioni con bandi rapidi e agevolati.
Questa misura è importantissima anche perché nei giorni scorsi è sorta la polemica dei 500mila tamponi che da Brescia sono stati venduti agli USA e che qualche zelante difensore della sudditanza del nostro paese agli USA si è affrettato a darci degli imbecilli perché il problema non sono i tamponi che mancano il problema è che mancano le attrezzature per fare le analisi e manca personale.
Ecco. Va assunto personale e va assunto a tempo indeterminato, perché l’emergenza c’era già prima che arrivasse il Covid-19!
Misura 4. DPI E TAMPONI PER TUTTI I SANITARI
Sicurezza per chi lavora! Pretendere la fornitura di mascherine, guanti e tute che impediscano il contagio degli operatori anche stabilendo accordi straordinari con paesi come la Cina (che ha già inviato spontaneamente e gratuitamente respiratori, mascherine, tute e guanti alla faccia della chiusura del confine che ci hanno regalato i paesi UE).
Misura 5. ABOLIRE IL VINCOLO DI FEDELTA’ AZIENDALE
Ricordiamo che la scorsa settimana sono state licenziate due lavoratrici dell’ASL di Livorno per aver denunciato le condizioni di lavoro. LA questione, anche in questo caso è una: non si tratta di chiedere che venga abolito il vincolo, si tratta di imporre che questo vincolo non valga. L’esempio arriva da un’infermiera professionale, nella sua lettera Io non ci sto!: “Quello che voi chiamate la fedeltà all’azienda (che tanto ricorda la filosofia fascista), io la chiamo “obbligo di omertà”, perché vorrebbe impedirci di denunciare le cause reali di quanto sta succedendo in sanità a seguito di scelte politiche ed economiche ben precise”.
La pandemia in corso ha solo mostrato una volta di più il fianco scoperto della borghesia, la sua incapacità di dirigere la società se non con la devastazione, la concorrenza spietata e gli interessi individuali di ciascun gruppo di capitalisti al profitto anche se questo significa povertà, precarietà, morte. In queste settimane gli operai, i lavoratori e le masse popolari di ciò stanno facendo scuola, a un livello ancora superiore di quanto fatto finora e in vari modi si stanno muovendo per porvi un argine.
Vi riporto infine nuovamente un esempio di quello che possono fare i comitati della sanità e i comitati di lavoratori, sempre grazie all’azione della Consulta Popolare Sanità e Salute della città di Napoli, che ha scritto una lettera aperta Colleghi medici, infermieri e operatori sanitari,
siamo lavoratori della sanità come voi. Sfiniti, stanchi e spesso contagiati per il virus che sta falcidiando l’intero paese. Ogni giorno è sempre più lungo. Sempre più ci sentiamo vittime del dovere e della grande professionalità che ci contraddistingue.
Come voi siamo in prima linea in una lotta combattuta da OSS, infermieri e medici a mani nude, vista la scarsa quantità di DPI necessari per evitare il contagio. Mancano mascherine, maschere facciali, camici e guanti monouso.
Un problema denunciato dai sindacati e dagli ordini professionali. Il risultato di tanta superficialità conta numerosi contagi di medici e infermieri, si sono verificati anche diversi decessi. La risposta del Sistema Sanitario Regionale al contenimento del contagio è stato quello di svuotare le strade, chiudere le attività e riempire gli ospedali già al collasso, un collasso non dovuto al virus ma dai continui tagli fatti alla sanità. Hanno provveduto a riempire e creare unità di rianimazione e terapia intensiva in molti ospedali, ma non hanno pensato di reperire nuovo personale a tempo indeterminato, né fornire i dispositivi di sicurezza necessari, né di riaprire gli ospedali e i posti letto a tempo indeterminato necessari. Non ci sentiamo tutelati.
Pretendiamo insieme e con urgenza nuove assunzioni, siamo al collasso.
Pretendiamo i dispositivi di sicurezza e a norma previsti per legge.
Pretendiamo che tutti gli operatori che in servizio sono venuti a contatto con chi si è contagiato siano sottoposti a tampone e messi in quarantena nel rispetto di tutti.
Pretendiamo per la sicurezza dei nostri cari e a tutela dei pazienti, che tutti gli operatori sanitari effettuino il tampone perché potrebbero essere vettori.
Vi chiediamo di stampare questa lettera e diffonderla con tutti i mezzi nei reparti, negli ospedali e nei quartieri. Inviate alla Consulta Popolare Sanità e Salute di Napoli le vostre denunce, indicazioni e la situazione che vivete nei vostri ospedali. Organizziamoci in comitati di lavoratori in tutti gli ospedali! Bisogna unirsi, diffondere questa lettera in ogni reparto e cominciare ad alzare la voce e organizzarci. Ne va della nostra professionalità, della nostra vita e della vita di tutti i nostri concittadini.
I vostri colleghi”
Ecco l’invito che vi facciamo è di diffondere questa lettera a vostri amici, a conoscenti, a persone che lavorano nella sanità affinché ciascuno si attivi nel suo ambito e si riesca veramente a porre fine a questa emergenza.
Capitolo 3 – Cuba e il Venezuela bolivariano indicano la via:
andrà tutto bene se faremo dell’Italia un nuovo paese socialista!
Iniziamo l’ultimo capitolo di questa diretta leggendo il saluto del Partito Comunista cubano ai suoi medici volontari in partenza per l’Italia, perché è un saluto che racchiude tutto e insegna tanto.
A più di sessan’anni da quelle gesta eroiche una nuova generazione di cubani si unisce al fianco del popolo e dei professionisti italiani.
Con fraterna unità per affrontare questa epidemia che ha giù mietuto molte vite umane.
I 52 compatrioti che partono oggi per la Lombardia e lo fanno in modo volontario sono i figli di questo popolo che ha radicato in sé i principi della solidarietà e della fratellanza.
Questo popolo che condivide quello che ha
Questo popolo composto di uomini e donne, un popolo unito nel concetto che “patria significa umanità”.
Carissimi colleghi,
Solo con la collaborazione e la solidarietà saremo capaci di costruire un mondo migliore.
In nome del nostro partito, del nostro governo, del nostro popolo li salutiamo con la certezza che in primo luogo sapranno accudirsi con attenzione e prenderanno tutte le precauzioni, daranno al popolo della regione lombardia questo sentimento e questa sensibilità e tutta la loro conoscenza per salvare vite e vincere!
In ogni momento tenete presente che il vostro popolo vi sta guardando con orgoglio, tutti con la soddisfazione per quello che state facendo da qui in questa remota terra che altresì sta combattendo questa epidemia con la ferma convinzione di non mancare alla rivoluzione e di continuarla contribuendo ai popoli che ne hanno bisogno, di essere capaci di superare ogni sfida a ogni costo.
Come diceva il compagno Fidel questo è un principio intoccabile della rivoluzione questo è ciò che chiamiamo internazionalismo perché consideriamo che tutti i popoli sono fratelli, e prima della patria viene l’umanità.
Viva l’internazionalismo proletario
Viva i nostri colleghi
Viva Fidel e Raul
Patria o Muerte!
Venceremos!
Poi, testimonianze dal Venezuela Bolivariano: è l’unico paese dell’America Latina che è riuscito a ridurre la velocità di trasmissione del contagio e che ha contemporaneamente preso misure di protezione sociale e a oggi conta solamente 77 persone infette.
Sottoposto da oltre 2 anni ad un embargo economico, finanziario e commerciale illegale da parte degli Stati Uniti, come testimoniano le parole del Presidente Nicola Maduro: “Stiamo adottando le misure più drastiche per neutralizzare l’arrivo della pandemia (…) tuttavia ogni volta che chiamiamo un laboratorio internazionale per comprare qualcosa, gli Stati Uniti li minacciano in modo che non ci vendano i test e le medicine per guarire dal virus”.
Indichiamo a seguire gli Interventin campo economico:
divieto di licenziare i lavoratori fino al 31 dicembre di quest’anno e viene applicato uno speciale piano di pagamento e rimborso dei salari alle piccole e medie imprese per un periodo di sei mesi
soppressione immediata per sei mesi del pagamento degli affitti sia commerciali che abitativi. Cercheremo un modo per compensare le persone che vivono coi guadagni dell’affitto.
garantito un piano di assistenza agroalimentare per garantire i 7 milioni di consegne dei CLAP (il piano di consegna casa per casa del cibo a prezzi popolari) e favorire con aiuti economici i settori alimentare, igienico e farmaceutico.
Sono sospesi anche i pagamenti sia per la quota capitale che per la quota interesse di tutti i debiti.
E quello in campo sanitario:
è stato istituito uno screening di verifica della salute dei cittadini che il Venezuela ha attuato attraverso una pagina istituzionale apposita a cui hanno risposto in oltre 10 milioni su una popolazione maggiorenne di circa 20 milioni.
Rispondendo
ad una serie di domande sul proprio stato di salute e sulle abitudini delle
ultime 2 settimane, si veniva inseriti in eventuali categorie a rischio ed il
giorno seguente si veniva visitati a casa da una equipe medica che, se lo
riteneva opportuno, eseguiva un tampone o stabiliva una quarantena di
isolamento totale.
Attraverso questo sistema sono state visitate oltre
16.000 persone e sono stati scoperti 30 pazienti positivi che rientrano nei 77
casi complessivi diagnosticati fino ad oggi.
Lo screening non elimina tutte le altre metodiche di prevenzione e diagnosi in corso ma si aggiunge a essi.
Infine parliamo della Repubblica Socialista del Vietnam, che ha mandato all’Italia una fornitura di tamponi ed è stata presa dall’OMS come esempio virtuoso nella gestione dell’emergenza.
Il governo vietnamita ha preso misure restrittive sin da subito, chiudendo le scuole per due mesi e riducendo al massimo gli ingressi sul proprio territorio nazionale, fino all’estrema misura presa martedì scorso, quando è stata annunciata la sospensione dell’emissione di visti turistici, Il Vietnam aveva infatti arginato il numero di casi a sedici in un primo momento, ma da marzo il nuovo coronavirus è tornato a colpire nel Paese attraverso alcuni turisti o vietnamiti che avevano viaggiato all’estero.
Grazie ai ricercatori dell’Università Medica Militare del Vietnam e dell’azienda Viet A Technologies, il Vietnam è riuscito a mettere a punto un efficace test per rilevare la presenza del virus. I kit vietnamiti utilizzano tecniche di biologia molecolare, inclusa la reazione a catena della polimerasi a trascrizione inversa, e sono stati prodotti a tempo di record grazie ai finanziamenti del ministero della scienza e della tecnologia e del ministero della sanità.
Bene. Sono tre esempi significativi e che parlano da soli, soprattutto di fronte a ciò che sta succedendo nei paesi occidentali e imperialisti. Però due cose le diciamo.
L’Emergenza Covid-19 sta mettendo in luce che non esiste alcun individuo isolato dal resto degli individui come non esiste alcun paese isolato dagli altri paesi sul pianeta.
L’esperienza di questi paesi e l’esempio di Cuba, un paese colpito da un embargo criminale, che manda medici volontari in Italia da una parte e l’esempio delle misure antipopolari, vessatorie e criminali che i governi de paesi capitalisti stanno prendendo, con conseguenze che saranno devastanti per la popolazione (e che già sono devastanti e sono anche inaccettabili visto il livello di teconologie, competenze e capacità che la società ha raggiunto!) indica chiaramente che l’unico modo per far andare tutto bene è fare dell’Italia un nuovo paese socialista!
Perché quando sarà passato il coronavirus non ci sarà nessuna “normalità” a cui tornare!!
La classe dominante non ha più risposte efficaci per le masse popolari, non garantisce più la salute, non garantisce il lavoro, non garantisce le condizioni necessarie per una vita dignitosa, nemmeno le più basilari, la classe dominante, la risma di banchieri, faccendieri, circoli della finanza, capitalisti, il loro clero, ha una direzione criminale della società e spinge il mondo alla rovina, è in guerra fra sé ed è in guerra contro le masse popolari.
Cuba, il Venezuela bolivariano, il Vietnam ci mostrano che un’alternativa c’è. Che una via d’uscita dalla miseria e dalla disperazione c’è: un nuovo sistema economico e di relazioni sociali in grado non solo di soddisfare il benessere di ogni persona, ma di instaurare un sistema di relazioni internazionali di scambio e collaborazione, tutt’altro che “libero mercato e concorrenza”.
Sono l’esempio pratico dei rapporti sociali nuovi che dobbiamo instaurare per garantire l’accesso universale ad una sanità pubblica e di qualità che è oggi disastrosamente negato, per essere un paese libero dalla schiavitù dell’accumulazione di capitale in poche mani grondanti sangue e denaro, per essere sovrani sulle ricchezze del nostro paese e fratelli delle masse popolari che sotto ogni cielo lottano per questo stesso obiettivo. È il futuro possibile, necessario, urgente che dobbiamo costruire e si chiama socialismo. È il futuro di cui Cuba è già avamposto.
Appello alla sottoscrizione economica
In queste settimane e nelle prossime, nonostante i tentativi di imporre uno stato polizia, i divieti di riunione e di assemblea, i divieti di sostenere attivamente la classe operaia che sciopera e si organizza, i tentativi di selezionare chi può circolare e chi no, il P.CARC ha continuato a operare per rafforzare e coordinare le organizzazioni operaie e popolari e dare una prospettiva di organizzazione e mobilitazione ai tanti compagni che hanno la falce e il martello nel cuore che non si accontentavano di “aspettare che l’emergenza passi” e lasciare nel frattempo mano libera alla classe dominante.
Ma in queste settimane, e nelle prossime, le
principali attività attraverso cui il P.CARC raccoglie le risorse per
l’attività politica nazionale e locale sono sospese. Mai come in questa fase la
possibilità di dare continuità alla nostra azione dipende dalle sottoscrizioni
economiche volontarie della rete che abbiamo intorno e dalla solidarietà di
tanti compagni, di tanti comunisti, che esistono ancora in questo paese.
Per questo facciamo appello a tutti i comunisti a usare gli strumenti presenti sul sito (il modulo “Fai una sottoscrizione”) o il canale che ognuno preferisce per fare una sottoscrizione alla lotta politica rivoluzionaria.
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