Da ormai due settimane il Paese è sotto la stretta delle misure anti covid-19 approvate dal governo Conte 2 per arginare la diffusione del virus e ridurre a zero i contagiati che in queste ore riempiono i reparti di malattie infettive e le terapie intensive di ospedali ormai al collasso per la carenza di DPI e personale sanitario.
Per Conte e i suoi mandanti far fronte all’emergenza da Coronavirus vuol dire ridurre al minimo indispensabile i contatti tra le persone imponendo di restare a casa e mettendo in campo una spietata campagna denigratoria a mezzo stampa contro chi, ad esempio, si concede “un’ora d’aria” andando a fare jogging nel rispetto delle misure di sicurezza. Come se fosse la stessa cosa stare in quarantena nel proprio attico in centro a Milano urlando “state a casa” come fanno personaggi alla Chiara Ferragni e passare ore e ore reclusi in case, spesso anche piccole, come stanno facendo milioni di famiglie proletarie in tutto il paese.
Il principale nemico contro cui scagliarsi e combattere è il sistema capitalista e i padroni che in questa situazione d’emergenza stanno svelando una volta di più il loro volto, tenendo aperte e operative produzioni non necessarie al superamento dell’emergenza mandando ogni giorno “in trincea” migliaia di operai senza DPI efficaci, esponendoli al rischio di portarsi a casa anche il Covid-19 insieme a una misera busta paga.
I numeri di questi giorni mostrano che il virus si diffonde anche in catena di montaggio con le principali città industrializzate del Paese quali Milano, Brescia e Bergamo che contano il maggior numero di contagi.
I tentennamenti nell’adottare o meno le vere misure che servono contro il Covid-19, reclamate dagli operai e da alcune sigle sindacali, dimostrano l’asservimento del Governo agli speculatori e all’UE, alla Nato e al Vaticano, alle Organizzazioni Criminali, i cui interessi sono inconciliabili con la tutela della salute delle masse popolari che dunque sono disposti a sacrificare.
Il tempo di aspettare che il Governo adotti le precauzioni necessarie per la classe operaia e per le masse popolari è finito e a deciderlo sono stati gli operai che, mobilitandosi dal basso stanno costringendo i padroni attraverso scioperi e assenze di massa, a chiudere le fabbriche con garanzia di salario pieno o a riconvertire temporaneamente le produzioni in funzione delle esigenze del momento, garantendo i dispositivi di sicurezza ai lavoratori (produzione di mascherine, disinfettanti ecc.). Negli ultimi giorni queste esperienze si sono moltiplicate nel settore della logistica, metalmeccanico e nella GDO:
- Il Si Cobas di Modena ha dato indicazione per l’astensione dal lavoro per giustificati motivi oggetti, promuovendo la chiusura delle aziende non necessarie e il reddito di quarantena, sulla scia del fermo delle filiere della logistica al nord, dove dal 16 marzo gli operai hanno abbandonato i magazzini.
- Con il lancio della campagna “Anche io resto a casa” (sempre promossa dal Si Cobas), centinaia di lavoratori modenesi si sono rifiutati di entrare in fabbrica, nei macelli e nei magazzini della logistica per senso di responsabilità verso le proprie famiglie e verso la collettività. Anche in Italpizza e AlcarUno sono stati registrati casi di positività al Covid-19 senza però garantire idonei dispositivi di protezione ai lavoratori.
- A Torino i dipendenti del Carrefour di Montecucco si sono rifiutati di iniziare il turno di lavoro senza poter indossare gli appositi dispositivi di sicurezza. Commessi e cassieri sono rimasti fuori dal supermercato fino a metà mattinata, cioè fin quando sono arrivate le mascherine.
- Massimo Cappellini, RSU e RSL FIOM della Piaggio di Pontedera, in un video – messaggio ha parlato della situazione in azienda, dove ad un primo tentativo da parte dei padroni di mantenere invariata la produzione, gli operai hanno risposto con lo sciopero imponendo all’azienda di ripianificare la produzione per garantire la tutela della salute dei lavoratori.
- Al Pignone di Massa, dopo la scoperta di un caso di Covid-19 e la chiusura di un solo giorno degli impianti per la sanificazione, gli operai hanno indetto uno sciopero per chiedere sicurezza per i lavoratori e fermare la produzione, le turbine degli yhact non sono certo beni di prima necessità!
- L’USB ha annunciato che alla Vitesco (ex Continental) di Livorno è stata bloccata la produzione ricorrendo alla cassa integrazione. Obiettivo raggiunto grazie a scioperi contro la decisione aziendale di mandare avanti a tutti i costi la produzione.
Queste sono solo alcune delle mobilitazioni messe in campo dalla classe operaia per impedire la diffusione massiva del Covid-19. Facciamo appello affinché iniziative come queste si moltiplichino per imporre dal basso le misure davvero necessarie al superamento dell’emergenza sanitaria! Misure che solo operai e lavoratori organizzati hanno la forza di attuare contro i provvedimenti di un Governo suddito di Confindustria e del profitto:
- Chiudere temporaneamente le aziende con produzioni non indispensabili garantendo salario pieno a tutti gli operai;
- Riconvertire temporaneamente le aziende per la produzione di presidi sanitari, come l’industria degli armamenti o il tessile.
- Garantire le misure di sicurezza agli operai delle aziende che serve tenere aperte.
- Organizzare squadre locali di lavoratori di aziende chiuse, studenti di scuole superiori e università, disoccupati, per dare informazioni, distribuire materiali di protezione individuale, consegnare cibo e medicine di base a chi non è autosufficiente, rilevare dati e segnalare urgenze, aiutare il personale sanitario.
Alleghiamo il vademecum su come difendersi dai tentativi di depotenziamento della lotta da parte dei padroni pubblicato da USB.