[Italia] La lettera di un operaio al P.CARC

Trasmettiamo la lettera che Andrey (nome di fantasia, tuteliamo l’identità del compagno su sua richiesta), operaio, ci ha inviato. La lettera è un contributo sincero e schietto, senza troppi fronzoli, rispetto a quella che è la realtà che vivono le masse popolari, distolti costantemente dalla lotta di classe dalla borghesia. Parte da questa consapevolezza per incitare gli operai a lottare, a riconquistare una coscienza di classe, a riprendersi il proprio futuro mobilitandosi da subito. Questa lettera è di certo una risposta a coloro che affermano che oggi la classe operaia “non esiste” e laddove esiste è oramai ideologicamente schierata con la borghesia e i padroni. Dimostra concretamente che il Regime di Controrivoluzione Preventiva (vedi Appendice 1), ossia l’insieme di misure che la classe dominante adotta per distogliere le masse popolari dalla lotta di classe e “mitigare” le contraddizioni di classe, ha il suo punto debole proprio nello sfruttamento della classe operaia e nell’impossibilità per la borghesia di soddisfare le esigenze dei lavoratori e delle masse popolari. Esigenza di un nuovo futuro, di una “nuova umanità”, esigenza dell’instaurazione del Socialismo!

Noi facciamo appello a Andrey e ai suoi colleghi, a tutti i lavoratori, ad organizzarsi nella propria azienda in organismi operai che si mobilitano da subito per mettere mano ai problemi della propria azienda (a partire dall’emergenza Covid-19 lottando per sospendere le produzioni inutili, ma passata l’emergenza… resta lo sfruttamento!) e del proprio territorio, a unirsi agli altri lavoratori delle altre aziende in lotta e mobilitazione, ai comitati popolari che lottano contro il degrado ambientale e sociale, la dismissione del Sistema Sanitario Nazionale.

Facciamo appello a Andrey e a tutti gli operai ad unirsi alla Carovana del (nuovo) PCI, arruolandosi tra le fila del Partito dei CARC, oppure collaborare con noi: l’unica via realistica per emancipare la classe operaia e il resto delle masse popolari è farla finita con i padroni, italiani e stranieri, che banchettano sulla miseria dei lavoratori, e costruire la rivoluzione socialista! 

***

Cari Compagni e care Compagne,

lasciate per favore che mi presenti e se mi concederete qualche minuto vi racconterò una breve storia: la mia. Mi chiamo Andrey Operaio, i latini avrebbero detto ” nomen omen”, ho 35 anni e sono, come molti di voi, un ingranaggio produttivo nella grande catena di montaggio chiamata società moderna. Ho avuto la fortuna, quindici anni fa, di entrare in una grande azienda per la quale sono sempre stato un operaio modello. Inizialmente mi ero convinto che i tempi fossero cambiati e che fossi considerato più di un semplice numero di serie sul badge di marcatura. Purtroppo, col trascorrere degli anni, è cresciuta in me la consapevolezza di quanto non fossero stati i tempi a cambiare, bensì noi stessi e le nostre priorità, e con esse, irrimediabilmente, la capacità degli operai tutti di riconoscersi, unirsi e difendersi in una classe unita e compatta.

Vedevo me e i miei colleghi affliggerci in maniera costante e crescente la quotidianità a causa di catene invisibili forgiate dalle nostre stesse mani. Prestiti e mutui servivano a compensare una paga base e contingente sempre più bassa rispetto ai costi della vita e per pagare quei vizi divenuti necessari per sopportare turni e mansioni sempre più stancati e alienanti, con l’illusoria e pubblicitaria convinzione che: “per pagare c’è sempre tempo”! Intanto i padroni ci concedevano, come benefattori, l’occasione di fare straordinari, e noi davamo sempre più vita per ricevere in cambio altre catene.

I sindacati, vi starete chiedendo, cosa hanno fatto per difenderci dalla nostra cieca cupidigia e ignoranza? Come hanno tutelato i nostri stipendi e il costo del lavoro dalla globalizzazione e dalla ignobile delocalizzazione? In nessun modo! Basti ricordare la cancellazione dell’articolo 18, per cui dobbiamo incolpare in gran parte solo noi stessi e i sindacati tutti. Abbiamo permesso che i mercati e i padroni ci disgregassero e ci ottundessero di fronte alle luci abbaglianti di abiti alla moda, di cellulari sfavillanti e di social ipnotici che hanno messo in vetrina, in maniera crescente, un nuovo modello di vita che sarebbe ritenuto criminale in una società assennata e che di contro è ammirato e desiderato soprattutto dai più giovani nella nostra di società: quello degli influencer.

Questi neo-imprenditori non fanno altro che vendere fumo dietro cui si mal cela un consumismo frenetico e spietato.

Cosa voglio dirvi in chiusura a tale lettera? Aiutiamoci a liberarci da queste catene tanto pesanti quanto IMPERCETTIBILI! L’OMS ha dichiarato nei giorni scorsi la PANDEMIA, e noi, alla stregua di SOLDATI in GUERRA, non possiamo abbandonare la missione di produrre beni non essenziali alle masse come se si trattasse in ogni caso di medicine o alimenti, per non danneggiare le quotazioni di mercato. Dobbiamo così mettere a rischio la salute nostra e quella dei nostri cari per il Dio DANARO e suo figlio l’indice NASDAQ. Aiutiamoci a riprenderci la consapevolezza di essere NOI i mercati e pertanto di essere NOI, a dover decidere il nostro futuro e il nostro benessere. Grazie per il tempo che mi avete concesso e scusatemi nel caso in cui ve ne abbia rubato troppo. Il mio è stato solo un tentativo, mi auguro non vano, di sensibilizzarci a riprendercelo tutto il tempo, per plasmarlo e renderlo più a misura di esigenze UMANE e REALI!

Andrey

***

Appendice 1

http://www.nuovopci.it/scritti/mpnpci/01_03_imperialismo_ultima.html#1.3.3._La_controrivoluzione_preventiva

“Con la controrivoluzione preventiva, la borghesia cerca di evitare di arrivare a quel punto. Un efficace regime di controrivoluzione preventiva impedisce che l’oppressione della borghesia sul proletariato e sul resto delle masse popolari e la loro opposizione sfocino nella guerra civile. Nella controrivoluzione preventiva la borghesia combina cinque linee di intervento (cinque pilastri che congiuntamente reggono ogni regime di controrivoluzione preventiva).

1. Mantenere l’arretratezza politica e in generale culturale delle masse popolari. A questo fine diffondere attivamente tra le masse una cultura d’evasione dalla realtà; promuovere teorie, movimenti e occupazioni che distolgono l’attenzione, l’interesse e l’attività delle masse popolari dagli antagonismi di classe e le concentrano su futilità (diversione); fare confusione e intossicazione con teorie reazionarie e notizie false. Insomma impedire la crescita della coscienza politica con un apposito articolato sistema di operazioni culturali. In questo campo la borghesia rivalutò e ricuperò il ruolo delle religioni e delle chiese, in primo luogo quello della Chiesa Cattolica, ma non poté limitarsi ad esse, perché una parte delle masse inevitabilmente sfuggiva alla loro presa.

2. Soddisfare le richieste di miglioramento che le masse popolari avanzano con più forza; dare a ognuno la speranza di poter avere una vita dignitosa e alimentare questa speranza con qualche risultato pratico; avvolgere ogni lavoratore in una rete di vincoli finanziari (mutui, rate, ipoteche, bollette, imposte, affitti, ecc.) che lo mettono ad ogni momento nel rischio di perdere individualmente tutto o comunque molto del suo stato sociale se non riesce a rispettare le scadenze e le cadenze fissategli. Se nelle lotte rivendicative contro  la borghesia le masse popolari conquistavano tempo e denaro, la borghesia doveva indirizzarle a usarli per la soddisfazione dei loro “bisogni animali”: doveva quindi moltiplicare e ha moltiplicato i mezzi e le forme di soddisfazione di essi in modo che esauriscano il tempo e il denaro di cui le masse popolari dispongono.(2)

3. Sviluppare canali di partecipazione delle masse popolari alla lotta politica della borghesia in posizione subordinata, al seguito dei suoi partiti e dei suoi esponenti. La partecipazione delle masse popolari alla lotta politica della borghesia è un ingrediente indispensabile della controrivoluzione preventiva. La divisione dei poteri, le assemblee rappresentative, le elezioni politiche e la lotta tra vari partiti (il pluripartitismo) sono aspetti essenziali dei regimi di controrivoluzione preventiva. La borghesia deve far percepire alle masse come loro lo Stato che in realtà è della borghesia imperialista. Tutti quelli che vogliono partecipare alla vita politica, devono poter partecipare. La borghesia però pone, e deve porre, la tacita condizione che stiano al gioco e alle regole della classe dominante: non vadano oltre il suo ordinamento sociale. Nonostante questa tacita condizione, la borghesia è comunque da subito costretta a dividere più nettamente la sua attività politica in due campi. Uno pubblico, a cui le masse popolari sono ammesse (il “teatrino della politica borghese”). Un altro segreto, riservato agli addetti ai lavori. Rispettare tacitamente questa divisione e adeguarsi ad essa diventa un requisito indispensabile di ogni uomo politico “responsabile”. Ogni tacita regola è però ovviamente un punto debole del nuovo meccanismo di potere.

4. Mantenere le masse popolari e in particolare gli operai in uno stato di impotenza, evitare che si organizzino (senza organizzazione, un proletario è privo di ogni forza sociale, non ha alcuna capacità di influire sull’orientamento e sull’andamento della vita sociale); fornire alle masse organizzazioni dirette da uomini di fiducia della borghesia (organizzazioni che la borghesia fa costruire per distogliere le masse dalle organizzazioni di classe, mobilitando e sostenendo preti, poliziotti, affini: le organizzazioni “gialle”, come la CISL, le ACLI, la UIL, ecc.), da uomini venali, corrompibili, ambiziosi, individualisti; impedire che gli operai formino organizzazioni autonome dalla borghesia nella loro struttura e nel loro orientamento.

5. Reprimere il più selettivamente possibile i comunisti. Impedire ad ogni costo che i comunisti abbiano successo: quindi che moltiplichino la loro forza organizzandosi in partito; che elaborino e assimilino una concezione del mondo, un metodo di conoscenza e di lavoro e una strategia giusti, che svolgano un’attività efficace; che reclutino, che affermino la loro egemonia nella classe operaia. Corrompere e cooptare i comunisti, spezzare ed eliminare quelli che non si lasciano corrompere e cooptare.

Con la controrivoluzione preventiva la borghesia cerca insomma di impedire che si creino le condizioni soggettive della rivoluzione socialista: un certo livello di coscienza e un certo grado di organizzazione della classe operaia e delle masse popolari, autonome dalla borghesia. O almeno impedire che la coscienza e l’organizzazione della classe operaia, del proletariato e delle masse popolari crescano oltre un certo livello. Con la controrivoluzione preventiva la borghesia entra quindi in gara con i comunisti, contende loro il terreno della coscienza e dell’organizzazione delle masse e usa a questo fine tutta la potenza della società che essa dirige. Finché la borghesia sopravanza i comunisti, la sua dominazione si mantiene e il suo ordinamento politico è salvaguardato.

Quale dei due contendenti vincerà? Sta ai comunisti sfruttare la superiorità della loro concezione del mondo e del loro metodo di lavoro, la loro identificazione con gli interessi strategici e complessivi delle masse, i punti deboli della controrivoluzione preventiva e della borghesia in generale. Quindi da questo lato, il successo della controrivoluzione preventiva non è affatto a priori garantito. Tutte le politiche e le misure che la borghesia mette in opera, sono armi a doppio taglio. La sua politica culturale truffaldina toglie credibilità a ogni autorità e a ogni “verità eterna” e contemporaneamente produce strumenti di comunicazione e di aggregazione. Le sue organizzazioni “gialle” possono esserle rivoltate contro, in particolare quando i loro risultati non corrispondono alle promesse. La repressione e la lotta contro la repressione suscitano solidarietà e introducono alla lotta politica. La partecipazione delle masse alla lotta politica quanto più diventa autonoma, tanto più obbliga la borghesia a creare sceneggiate politiche, a nascondere la vera politica: insomma rende più difficile alla borghesia gestire il suo Stato. Il benessere che la borghesia può accordare alle masse dipende dall’andamento generale dei suoi affari e dalla rassegnazione dei popoli oppressi allo sfruttamento. In definitiva sta a noi comunisti imparare a usare le politiche e le misure della controrivoluzione preventiva a vantaggio della causa dell’emancipazione degli operai e delle masse popolari dalla borghesia.”

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