Nel suo discorso dell’11 marzo, Conte ha detto in diretta nazionale che tutti i servizi commerciali del paese saranno chiusi ad eccezione di farmacie,parafarmacie e supermercati. Valgono per tutti gli altri settori produttivi le disposizioni di attuare il telelavoro e il lavoro a distanza.
Le fabbriche, invece, restano aperte, si invita (nessun obbligo) a sospendere i reparti non fondamentali per proseguire con la produzione e si indica alle aziende di fornire agli operai e ai lavoratori i dispositivi e le indicazioni di sicurezza utili a evitare il contagio
(mascherine, tute, distanza di sicurezza, ecc.). Si invita le aziende a incentivare l’uso di ferie e permessi. Non si parla, quindi, di chiusura della aziende a continuità di salario, rigettando quindi le proposte fatte dagli operai e dai lavoratori in queste ultime ore.
Viene inoltre nominato un commissario straordinario alla Sanità con pieni poteri, Domenico Arcuri, presidente di Invitalia con il compito specifico di aprire luoghi di produzione dei dispositivi sanitari di cui c’è carenza e che non riescono a comparare all’estero (anche se la Cina ha già inviato all’Italia centinaia di questi dispositivi).
Conte ha chiuso il discorso del suo “passo in più” indicando che i controlli riguarderanno tutti i cittadini che si muoveranno per motivi di necessità (spesa, acquisto farmaci, lavoro e assistenza familiari). Ha motivato la cosa con l’aumento dei contagi a fronte delle zone rosse indette negli ultimi giorni.
Il governo ha quindi accettato le proposte dei governatori di Lombardia e Veneto, estendendole a tutta Italia, e di Confindustria. Non ha accettato quelle degli operai e dei lavoratori in sciopero negli ultimi giorni.
Lo Stato di polizia e le misure indicate da Conte sono irricevibili! Mentre Conte e il Governo pontificano, sono già tanti i casi di operai che hanno contratto il virus in fabbrica perché il virus si trasmette anche in catena di montaggio! Nelle aziende, negli ospedali e nei luoghi di lavoro sempre più i lavoratori denunciano la debolezza o l’assenza di questi dispositivi di sicurezza! E’ evidente che la soluzione non potrà arrivare dal governo, da Confindustria e dai poteri forti di questo paese, la risposta deve arrivare dai lavoratori che si organizzano!
Quello che occorre fare è organizzarsi e mobilitarsi per:
– chiudere temporaneamente le aziende che fanno produzioni non indispensabili con garanzia di salario pieno per i lavoratori;
– adottare misure di sicurezza nelle aziende che serve tenere aperte: il virus si trasmette anche in catena di montaggio;
– formare squadre locali di lavoratori delle aziende chiuse, studenti di scuole superiori e università, disoccupati per dare informazioni, distribuire materiali di protezione individuale, consegnare cibo e medicine di base a chi non è autosufficiente, rilevare dati e segnalare
urgenze, aiutare il personale sanitario!