Lavoratori della Sanità: mobilitiamoci per un sistema sanitario pubblico!

Lavoratori della Sanità Pubblica

Non accettate di essere vittime sacrificali di anni di tagli e privatizzazioni!

Non accettate di lavorare senza sicurezza per la salute vostra e dei vostri pazienti!

Trasformate l’emergenza Coronavirus in lotta per la conquista di una Sanità pubblica e universale!

Bisogna organizzarsi e coordinarsi in ogni territorio per pretendere con forza l’attuazione delle misure necessarie a rimettere in piedi il sistema sanitario nazionale del nostro paese.

  1. Serve personale! In Italia mancano 10mila medici, 53mila infermieri e 70mila OSS. Bisogna far scorrere subito tutte le graduatorie per l’assunzione di infermieri e Operatori Socio-Sanitari (OSS) e internalizzare, assumere e stabilizzare tutti i lavoratori precari della Sanità. Fare un grosso piano di assunzioni con bandi rapidi e agevolati.
  2. Non c’è sicurezza sui posti di lavoro! Nonostante le disposizioni di sicurezza indicate per la salute dei lavoratori della sanità, in praticamente nessun ospedale queste disposizioni vengono rispettate. Sono oltre 2mila tra medici e infermieri i contagiati durante le ore di servizio. Bisogna alzare la testa e pretendere la fornitura di mascherine, guanti e tute che impediscano il contagio degli operatori.
  3. Mancano i posti letto! Sono oltre 70mila i posti letto tagliati negli ultimi anni, soprattutto al sud. Bisogna riaprire tutti i posti letto tagliati e rispettare gli standard necessari a tutelare il diritto alla salute e l’attuazione dell’articolo 32 della Costituzione italiana!
  4. Le strutture sono fatiscenti! La stragrande maggioranza delle strutture sanitarie italiane presentano problemi strutturali e scarsa manutenzione ordinaria. Il dato stride con la situazione presentata dagli ospedali e cliniche convenzionate lautamente finanziate dallo Stato. Lo Stato destini immediatamente i fondi riservati alle cliniche private per la manutenzione degli ospedali e presidi sanitari pubblici e requisisca, laddove necessario, le cliniche e ospedali convenzionati per fronteggiare l’emergenza Coronavirus!

Per fare questo occorre sin da ora in ogni struttura sanitaria, pubblica e privata, confrontarsi, decidere e indicare quali sono le misure necessarie nella propria struttura sanitaria e chiamare a gran voce il resto della popolazione a sostenerla, come hanno fatto i lavoratori della sanità della Lombardia. Trasformiamo l’emergenza Coronavirus in lotta per contrastare la vera emergenza sanitaria nel nostro paese, i tagli selvaggi degli ultimi anni!

Il 9 marzo Giuseppe Conte ha annunciato l’estensione della zona d’emergenza a tutto il paese lanciando la parola d’ordine “state a casa”. Per chi a casa non ci può stare perché il suo lavoro è quello di assistere i contagiati in ospedale si sono sprecati gli elogi, ma gli elogi non salvano vite, non migliorano condizioni di lavoro e non impediscono i contagi. È dai primi spauracchi generati dalla diffusione del COVID-19 (Coronavirus), infatti, che gli operatori della sanità a livello nazionale hanno cominciato a denunciare, mobilitarsi e richiedere con forza una serie di interventi di emergenza utili a fronteggiare il contagio. Dai medici siciliani e milanesi agli infermieri napoletani e romani fino agli OSS di Bologna e Imola, le proteste, i presidi e i comunicati sindacali delle varie categorie indicavano una serie di misure utili a fronteggiare la diffusione del Coronavirus stante la devastazione del Sistema Sanitario Nazionale portata avanti dai governi delle Larghe Intese negli ultimi anni.

Con l’inizio dell’emergenza tutte le criticità sono emerse con forza travolgendo innanzitutto chi negli ospedali e negli ambulatori ci lavora ogni giorno. A fronte di questo tanti sono però i lavoratori che si stanno mobilitando per pretendere innanzitutto il rispetto delle misure di sicurezza per tutti gli operatori sanitari (mascherine, guanti, tute, ecc.) come:

Una foto del presidio dei lavoratori della Sanità CGIL a Napoli
  • I lavoratori della CGIL di Napoli prima con una presa di posizione pubblica e poi con un sit-in davanti alla Direzione Generale dell’ASL Napoli 1. A queste proteste la risposta dell’ASL è stata quella di mandare in consiglio disciplinare il lavoratore che aveva denunciato e di identificare e reprimere con la polizia i sindacalisti in presidio. Tutti i lavoratori e i sindacalisti del comparto sanità devono schierarsi dalla parte di questi lavoratori e non permettere che lo stato di polizia che imperversa nel paese invada la libertà di organizzazione e di rivendicazione di chi lavora;
  • I medici e infermieri di Palermo hanno richiesto a gran voce, direttamente e attraverso i sindacati, la fornitura dei dispositivi di sicurezza necessari a svolgere il proprio lavoro. Addirittura gli infermieri, pur di lavorare e garantire il diritto alla salute dei cittadini, hanno acquistato a proprie spese guanti e mascherine. I contagiati nel personale sanitario in Italia sono già duemila, si tratta di forze che non possono essere impiegate per i prossimi quindici giorni. Servono assunzioni subito e soprattutto farla finita con la narrazione televisiva degli operatori sanitari che “si mettono in malattia per non lavorare”;
  • I medici del reparto psichiatria di Teramo hanno minacciato forti mobilitazioni ed espresso la propria ferma opposizione al trasferimento del reparto di psichiatria a Giulianova per fare posto a un ulteriore reparto di terapia intensiva per fronteggiare l’emergenza Coronavirus. Le autorità alimentano la guerra fra poveri: eliminano un servizio pubblico anziché requisire le strutture private! I medici di Teramo hanno ragione: da anni lo Stato finanzia le cliniche private convenzionate. Stante l’emergenza non bisogna permettere che vengano tagliati servizi, bisogna imporre che vengano requisiti ospedali, cliniche e strutture private per metterle al servizio delle masse popolari!
  • I medici e infermieri, organizzati insieme ai cittadini nel Forum Salute Molisano per la Difesa della Sanità Pubblica di Qualità, stanno denunciando pubblicamente come in Molise negli anni diagnostiche e servizi sono stati inseriti via via in strutture private convenzionate. Questo ha portato, al taglio e alla chiusura di reparti e ospedali pubblici per favorire il privato convenzionato. È un modello utilizzato anche nel resto d’Italia e che solo la mobilitazione dei lavoratori della sanità e del resto della popolazione possono ribaltare. Per questo il forum ha prima pubblicato quali sono le misure necessarie a fronteggiare l’emergenza sanitaria in Molise e poi ha rilanciato, con una lettera pubblica rivolta al presidente del Consiglio Giuseppe Conte, la mobilitazione per il “Decreto Molise”.
  • Gli infermieri e gli OSS che al di là delle sigle sindacali di appartenenza si stanno organizzando in varie città per pretendere adeguamenti salariali al resto d’Europa, assunzioni, dispositivi di sicurezza anti-contagio e investimenti per le strutture sanitarie pubbliche.

Oltre agli operatori della sanità in questi giorni si è sviluppato un certo fermento tra i comitati che si occupano della tutela del diritto alla salute e della partecipazione popolare all’attuazione dell’articolo 32 della Costituzione italiana. Ne segnaliamo due in particolare:

  • Lo Spazio Ri-make di Milano ha avviato il servizio di spesa a domicilio che è parte del progetto “Non sei sola, non sei solo” e include anche la possibilità di babysitteraggi e di consulenza legale per lavoratori. Attività offerte per rispondere ai bisogni del quartiere, per “non lasciare indietro nessuno” e perché “una vera riduzione dei rischi non ricada sulle fasce più fragili ed economicamente precarie”. In tutto il paese stanno nascendo varie campagne simili, come quelle lanciate dall’ex OPG, Laboratorio Politico ISKRA e lo Sgarrupato di Napoli o dal Collettivo Banchi di Santo Spirito o la Casa del Popolo il Campino di Firenze.
  • Il Comitato NO alla chiusura dell’Ospedale San Gennaro di Napoli sta organizzando da settimane lo sportello popolare all’interno dell’ospedale per denunciare la mancanza di cartellonistica nella struttura, la carenza di personale e la necessità di assumere i disoccupati del quartiere per i servizi di cura all’ammalato e sostegno all’interno della prestazione sanitaria (accompagnamento da un reparto all’altro, evitare ore di fila in piedi, sostegno nel tornare alla propria abitazione, ecc.). Rimettere in piedi la sanità nel nostro paese significa anche formare e assumere uomini e donne che accompagnano l’ammalato nel processo di cura. Il Comitato ha inoltre diffuso un video in cui indica le misure necessarie per fronteggiare l’emergenza sanitaria.

Questa emergenza sanitaria ed economica è come una guerra: la classe dominante e le sue istituzioni la conducono combinando la promozione di un clima di “unità nazionale” intorno ad esse con l’incuria verso le masse popolari nel tentativo di impedire che queste ultime si organizzino e si mobilitino per prendere in mano le sorti del paese. Ogni organizzazione politica e sindacale, ogni organismo operaio e popolare, ogni circolo e associazione è in queste settimane posto di fronte a una scelta: sottostare ai diktat della borghesia, alle sue manovre e al suo sistema di potere, aspettare che la soluzione del problema arrivi dal governo, dai partiti di governo o di opposizione oppure mettersi a organizzare l’informazione e la mobilitazione dei lavoratori e delle masse popolari in autonomia dal circo mediatico e contro la sua intossicazione, promuovere e sostenere le mobilitazioni dei lavoratori, dei precari, dei disoccupati vecchi e dei nuovi creati dall’emergenza sanitaria, per il lavoro e il reddito (sostegno al reddito delle famiglie, “reddito di quarantena”, servizi sanitari di prevenzione e di cura, diritto all’informazione, ecc.).

I lavoratori della Sanità devono denunciare questa situazione e organizzarsi ospedale per ospedale, reparto per reparto per imporre quelle misure che realmente servono a far funzionare gli ospedali e le strutture sanitarie e garantire un servizio sanitario pubblico dignitoso. Non è accettabile che in nome dell’emergenza si nascondano sotto al tappeto gli effetti dei tagli e delle privatizzazioni i cui responsabili hanno dei nomi e cognomi: sono il PD, Forza Italia, la Lega, Fratelli d’Italia e tutti i partiti che nel corso degli ultimi anni si sono alternati al governo facendo gli interessi della Mafia, di Confindustria, del Vaticano, degli imperialisti USA e sionisti. Non ci crede più nessuno che i tagli sono necessari “perché non ci sono i soldi”: i soldi per la NATO e per armi, carri armati e aerei da guerra ci sono; i soldi per sovvenzionare le cliniche, le università, le fondazioni e le scuole private convenzionate del Vaticano ci sono; i soldi per finanziare la UE ci sono; come ci sono i soldi per mantenere ancora il potere parassitario della Mafia.

Il Coronavirus sta mostrando sempre più chi sono i veri nemici delle masse popolari italiane e di tutto il mondo. Mentre i gruppi imperialisti cancellano voli, treni, chiudono i confini e fanno sbarcare in Italia le truppe per compiere delle esercitazioni militari, il governo Conte sta per ricevere dalla Cina mille ventilatori polmonari, oltre a due milioni di mascherine, 100 mila delle quali ad alta tecnologia, 20 mila tute protettive e 50 mila tamponi per i test sul coronavirus con la garanzia di dare priorità alle commesse provenienti dall’Italia. Sempre dalla Cina è partita una squadra di medici specialisti per contrastare il virus! L’associazione Nazionale di Amicizia Italia-Cuba ha inviato una lettera aperta al Ministro della Salute, Roberto Speranza, per indicare una serie di misure di collaborazione con il governo cubano per fronteggiare l’emergenza Coronavirus: in particolare l’importazione e l’utilizzo dell’interferone alfa 2B, un farmaco prodotto a Cuba e adottato dal mese di gennaio dalle autorità sanitarie cinesi insieme ad altri farmaci con ottimi risultati, oltre alla stipula di patti di cooperazione per l’impiego di medici e infermieri cubani (la sanità cubana è un’eccellenza riconosciuta a livello mondiale) per fronteggiare l’emergenza sanitaria in corso nel nostro paese.

Il potenziamento del Servizio Sanitario pubblico è una misura urgente e indispensabile, è la misura principale e decisiva: rallentare la diffusione del contagio serve solo a far fronte alla mancanza di posti di terapia intensiva per i contagiati che sviluppano sintomi gravi, cioè a rimediare meglio possibile all’operato criminale dei governi delle Larghe Intese che hanno smantellato il Servizio Sanitario e privatizzato gran parte di quello che è rimasto, al punto che anche prima dell’epidemia del coronavirus per avere rapidamente l’assistenza sanitaria bisognava rivolgersi ai privati.

Abbiamo letto negli ultimi giorni come apparecchiature decisive a fronteggiare l’emergenza, come i ventilatori polmonari, si producano solamente alla SIARE di Bologna, azienda che ora con l’aiuto dell’esercito e annullando tutte le commesse estere consegnerà 125 macchinari a settimana fino a luglio per un totale di 2mila. Quest’emergenza e l’annullamento delle commesse ad altri paesi (in cui le masse popolari pure hanno diritto alla salute) mostrano come la dismissione del tessuto produttivo dell’intero paese e la privatizzazione dei settori di produzione strategici siano parte di una guerra di sterminio non dichiarata da parte della borghesia imperialista verso le masse popolari di tutto il mondo!

Siamo in una situazione d’emergenza che richiede delle misure d’emergenza e solo la mobilitazione popolare potrà strapparle e imporle.

  • Assunzioni subito! Far scorrere subito tutte le graduatorie per l’assunzione di infermieri e Operatori Socio-Sanitari (OSS) e internalizzare, assumere e stabilizzare tutti i lavoratori precari della Sanità. Fare un grosso piano di assunzioni con bandi rapidi e agevolati.
  • Sicurezza per chi lavora! Pretendere la fornitura di mascherine, guanti e tute che impediscano il contagio degli operatori anche stabilendo accordi straordinari con paesi come la Cina (che ha già inviato spontaneamente e gratuitamente respiratori, mascherine, tute e guanti alla faccia della chiusura del confine che ci hanno regalato i paesi UE).
  • Requisire le cliniche private! Se c’è carenza di posti letto bisogna requisire le cliniche private e convenzionate: si tratta di strutture che abbiamo pagato profumatamente con le nostre tasse, non un solo reparto del servizio pubblico deve essere chiuso o spostato.
  • Un piano straordinario per la Sanità Pubblica! Avviare la mobilitazione per imporre un piano straordinario di costruzione e manutenzione delle strutture sanitarie pubbliche nazionali su indicazione di lavoratori e utenti.

Il Partito dei CARC sostiene chi denuncia le condizioni di lavoro imposte dai padroni e avvallate dal governo Conte 2 durante l’emergenza Covid-19, sostiene ogni iniziativa che i lavoratori e gli operai intraprendono al fine di garantire la propria salute!

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