Il 20 febbraio a Scampia è cominciato l’abbattimento della Vela verde. Si tratta di un momento storico per la lunga lotta del Comitato Vele di Scampia, un altro passo nella loro battaglia. Attorno all’abbattimento si sono susseguiti una serie di interventi da parte di uomini alla Saviano ma anche di attivisti sociali e politici che si scagliavano contro l’abbattimento delle Vele perché “non è quello che risolverà i problemi di Scampia”.
In generale è ovvio che non basta abbattere un palazzo per risanare un quartiere come non basta nemmeno rivendicare allo Stato borghese di risolvere davvero e per sempre le contraddizioni di quartieri popolari come Scampia. Per fare questo occorre cambiare l’intero assetto dei rapporti sociali e di produzione della società, serve abbattere il capitalismo e fare dell’Italia un paese socialista. Ma questo i critici alla Saviano non solo non lo dicono ma non osano neanche pensarlo, motivo per cui non riescono a vedere oltre l’abbattimento di uno o più palazzi quale sia stato il processo di partecipazione, lotta e scuola di organizzazione che hanno portato all’abbattimento delle vele. Da qualunque angolazione si guardino queste obiezioni, quindi, mancano completamente dei due aspetti decisivi:
- La mobilitazione, l’organizzazione e la lotta degli abitanti delle Vele fa parte della resistenza spontanea delle masse popolari al procedere della crisi e l’abbattimento delle vele è una (non l’unica tra l’altro) delle misure che questo organismo popolare ha individuato e imposto. Il punto non è trovare la soluzione giusta per Scampia all’interno del sistema di relazioni sociali capitaliste, il punto è la scuola pratica di autorganizzazione che le masse popolari compiono nella loro lotta per il governo dei territori;
- Ogni lotta e conquista, anche quelle del Comitato Vele, hanno una prospettiva se si inseriscono nella costruzione di un nuovo modo di gestire la società. Illudere che in questa società, nel capitalismo, le masse popolari potranno trovare le soluzioni a tutti i loro problemi è atteggiamento dei complici della borghesia (alla Saviano) o di chi non riesce a vedere altro sistema da quello borghese. Il punto decisivo è quindi inquadrare le lotte particolari in un processo più complessivo, la costruzione della rivoluzione socialista nel nostro paese: essa è un processo pratico non necessariamente cosciente all’inizio ma che si sviluppa spinta dal corso oggettivo delle cose, tanto più queste importanti battaglie si legheranno al processo di instaurazione di un Governo di Blocco Popolare, un governo di loro emanazione e che prende ordini da loro, esse avranno prospettiva e avanzamento. Questo quanto indichiamo di fare al Comitato Vele di Scampia per difendere e portare fino in fondo le loro giuste battaglie.
L’aspetto decisivo è che il Comitato Vele di Scampia è un esempio importante di come un organismo che si forma in una lotta contro il degrado urbano, contro l’abbandono sociale e in favore del protagonismo delle masse popolari sui territori possa non solo lottare e ottenere vittorie che trovano visibilità nazionale, ma lavorare per costruire partecipazione collettiva e nuovo potere. Il Comitato Vele di Scampia è un’istituzione per tanti abitanti del quartiere ed è un’istituzione più riconosciuta di quanto non siano le autorità dello stato centrale, del Vaticano e dei padroni.
Particolarmente importante in questa battaglia è aver legato la lotta per la casa alla lotta per la conquista di un lavoro utile e dignitoso (gli abitanti delle Vele lavoreranno all’abbattimento delle case). In questo il Comitato Vele di Scampia rappresenta un esempio a livello nazionale per tutte quelle organizzazioni operaie e popolari che si trovano nelle condizioni di agire come Nuova Autorità Pubblica. Dettare la linea, ragionarla a livello popolare, produrre piani, programmi e progetti popolari che vengono imposti e resi legge dal Comune di Napoli e addirittura dal Governo di Roma, è una strada che permette oggi al Comitato di spingere, imporre, incalzare il Comune di Napoli ad accelerare processi, conseguimenti di vittorie, ma soprattutto dare forma e forza di legge a quello che il Comitato e gli abitanti del quartiere affermano, pianificano, fanno.
La nascita e la moltiplicazione di organizzazioni operaie e popolari come il Comitato Vele e la loro azione da Nuove Autorità Pubbliche è la base su cui costruire la nuova società. Questi organismi, uniti al movimento comunista che rinasce, sono i nuclei del Nuovo Potere, sono al contempo gli attori e le basi per costruire la rivoluzione socialista anche se consapevolmente non lo sono ancora. Gli organismi operai e popolari non sono ancora l’invincibile esercito della classe operaia di cui c’è bisogno per spazzare via la classe dominante e il capitalismo, ma lo diventeranno. Non sono ancora la rete del nuovo potere che è protagonista della rivoluzione socialista e base materiale dello Stato socialista, ma ne sono gli embrioni. Che essi diventino ciò che possono diventare dipende dai comunisti. La lotta per imporre il Governo di Blocco Popolare è ciò che li trasforma e li rende capaci e coscienti di affrontare una nuova fase della guerra popolare rivoluzionaria che porta all’instaurazione del socialismo.
Non sono Saviano, De Magistris, Di Maio o tutti i singoli individui a fare la storia, sono le masse popolari che scriveranno pagina dopo pagina il futuro dell’umanità e nel fare questo dovranno piegare questi la borghesia alla loro avanzata e al loro volere, con le buone o con le cattive. Il Comitato Vele insegna innanzitutto questo. Rilanciamo il comunicato pubblicato dal Comitato in occasione dell’abbattimento della vela verde. Buona lettura.
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Il 20 febbraio è cominciato l’abbattimento della vela verde. In quel momento abbiamo visto materializzarsi gli anni di lotta che abbiamo alle spalle, di assemblee in cui decidere passo dopo passo come andare avanti verso il nostro obiettivo, di cortei, di presidi, anni di occupazioni del Comune e di irruzione nelle stanze delle istituzioni. Quella mattina abbiamo compiuto uno dei passi più importanti del processo che abbiamo messo in piedi ma sappiamo che seppur importante si tratta solo di un passo e il cammino che abbiamo avanti è ancora lungo.
Siamo consapevoli che anche quando l’ultima Vela sarà abbattuta avremo altra strada da fare perché sarà quello il momento in cui battersi per l’attuazione fino all’ultima virgola del nostro piano di riqualificazione del quartiere #Restart Scampia. Noi vogliamo un quartiere a misura dei nostri diritti, delle nostre esigenze e del futuro che vogliamo dare ai nostri figli. Ci stiamo prendendo un passo alla volta tutto quello che ci è stato negato in quarant’anni.
Il quartiere che vogliamo è quello in cui apriremo un’università di medicina (manca solo qualche mese al raggiungimento di questo obiettivo); è un quartiere in cui le case popolari non solo sono un diritto ma sono luoghi ospitali e sicuri e non dei ghetti dove l’unica alternativa è fare da manovalanza alla criminalità organizzata; un quartiere in cui il lavoro non è un sogno da tenere nascosto in un cassetto ma una realtà che ci saremo conquistati con la lotta; un quartiere in cui vivere in maniera dignitosa portando i nostri figli all’asilo. Vogliamo una vita dignitosa e ce la stiamo prendendo un pezzo alla volta e anche quando tutti i nostri progetti per Scampia saranno realizzati la nostra lotta non si fermerà, perché in questo percorso abbiamo capito che è il popolo che deve governare i territori e imporre il proprio volere.
In questo processo stiamo imparando a governare il nostro quartiere e a costruire non solo una Scampia diversa ma a costruire un sistema diverso e senza sfruttamento, un sistema che nessuno costruirà al posto nostro perché sarà frutto delle nostre battaglie, sarà frutto del volere del popolo e vinceremo perché gli individui passano, il popolo è immortale. Non un passo indietro, lotteremo fino alla fine. Scampia vuole tutto!
Comitato Vele