[Emilia Romagna] Ancora sull’esito delle elezioni regionali: il comunicato del (n)PCI

Trasmettiamo di seguito il Comunicato del (nuovo) Partito Comunista Italiano sull’esito delle elezioni regionali in Emilia Romagna e gli insegnamenti che devono trarre i comunisti.

Buona lettura.

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Comunicato CC 3/2020 – 30 gennaio 2020

La lezione che i comunisti devono trarre dalle elezioni regionali del 26 gennaio

Attuare con maggiore convinzione e iniziativa la linea del Governo di Blocco Popolare!

 

Per un insieme di circostanze e di manovre le elezioni regionali in Calabria ed Emilia Romagna del 26 gennaio hanno assunto il ruolo di sondaggio dell’orientamento delle masse popolari rispetto all’attività del governo. In particolare l’esito delle elezioni in Emilia Romagna avrà certamente ripercussioni nazionali. Esso determina inevitabilmente un’importante trasformazione nel ruolo dei tre principali attori sui quali i vertici e i padrini della Repubblica Pontificia si basano per costituire il governo e gestire l’attività della Pubblica Amministrazione del nostro paese: il polo PD con i suoi frammenti e satelliti, il polo Berlusconi nel quale la Lega di Matteo Salvini si è almeno provvisoriamente imposta come capofila, il M5S che l’esito delle elezioni politiche del 4 marzo 2018 ha reso attore imprescindibile. Noi comunisti dobbiamo comprendere le trasformazioni in corso in campo nemico per adattare la nostra tattica onde trarne il massimo vantaggio ai fini dell’avanzamento della rivoluzione socialista e assolutamente non confonderci nel folto stuolo degli accademici che assistono allo spettacolo o al massimo danno ognuno la sua interpretazione degli avvenimenti e li commentano, degli esponenti della sinistra borghese che si limitano a constatare che le masse non li seguono nelle loro imprese elettorali o a denunciare l’arretratezza delle masse che votano PD o Lega: compito di noi comunisti è mobilitare le masse popolari a fare la storia.

Con le elezioni del 4 marzo 2018 il M5S si era affermato tra gli attori della politica come massima espressione del malcontento, dell’insofferenza e dell’indignazione delle masse popolari a fronte del catastrofico corso delle cose imposto al mondo dalla Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti europei, USA e sionisti. Con il governo Conte 1 il M5S aveva però accettato di governare subordinandosi all’UE e alla NATO: con questo ha posto fine al suo sviluppo elettorale e dato il via al suo declino. Che M5S riprenda il ruolo di sinistra borghese di nuovo tipo o continui il declino è la questione che i suoi promotori, eletti e attivisti in un modo o nell’altro risolveranno nelle prossime settimane.

Finché il successo di Matteo Salvini e della sua Lega sembrava certo, Nicola Zingaretti e suoi hanno proclamato in lungo e in largo che le elezioni regionali non avrebbero avuto effetti sul governo Conte 2.  Ma Matteo Salvini, che era diventato capofila del polo Berlusconi facendosi portavoce del malcontento delle masse popolari, ha compiuto la dabbenaggine di legarsi apertamente ai quattro gatti dei gruppi scimmiottatori del fascismo del XX secolo (CasaPound, Forza Nuova e gli altri) e si è mosso succube dei mille legami con la banda Berlusconi: si è messo così contro milioni di elettori non solo insofferenti e indignati del corso delle cose ma anche depositari o anche solo eredi dell’antifascismo popolare che invece il  movimento delle Sardine di Mattia Santori ha contribuito a mobilitare. Salvini ha fatto quindi affluire a Stefano Bonaccini voti di persone che non votavano più e anche di elettori di altri schieramenti. Ora il PD di Nicola Zingaretti approfitterà della vittoria di Stefano Bonaccini per bloccare quel poco che nell’attività del governo Conte 2 restava del proposito del M5S di tenere fede alle sue promesse elettorali del 2018.

Questo metterà il M5S di fronte all’alternativa: suicidarsi cedendo al PD di Zingaretti o avere il coraggio che non ha avuto dopo le elezioni del marzo 2018. Osare cioè mettere esso i vertici della Repubblica Pontificia di fronte all’alternativa: o ingoiare un governo di effettiva rottura nella pratica con la linea dei governi delle Larghe Intese di soggezione all’UE e alla NATO o calpestare apertamente l’esito delle elezioni politiche del 2018 e costituire un governo in continuità con il passato, con i governi alla Prodi-Berlusconi-Monti-Letta-Renzi-Gentiloni che attuavano il programma comune di lacrime e sangue per le masse popolari.

Queste sono le questioni in ballo nel campo nemico e nel M5S, la sinistra borghese di nuovo tipo. L’avvenire immediato della Lega di Matteo Salvini dipende dalla soluzione che il M5S darà alla sua alternativa: se il Conte 2 peggiorato dalla vittoria del PD di Zingaretti proseguirà la sua esistenza, la Lega supererà la sconfitta del 26 gennaio e riprenderà la sua marcia in avanti in campo elettorale nelle sei elezioni regionali in calendario nel 2020; se il M5S oserà sfidare i vertici e i padrini della Repubblica Pontificia (e questo può farlo solo attuando misure di rottura con il sistema di potere vigente: nazionalizzare le aziende in crisi, togliere le concessioni ai Benetton e agli altri speculatori, eliminare il jobs act, i decreti Salvini, ecc.; misure che un governo può attuare solo mobilitando le masse popolari), la Lega dovrà appoggiarlo pena il declino elettorale.

In Italia ogni forza politica deve per forza di cose fare i conti con la combinazione di malcontento, insofferenza e indignazione delle masse popolari a fronte del catastrofico corso delle cose. È “economicamente impossibile” che i gruppi imperialisti vi pongano fine con concessioni e, per provare a cancellarla con la mobilitazione reazionaria delle masse popolari, dovrebbero ricorrere a misure sanguinarie che nell’immediato non hanno la forza di adottare nei paesi imperialisti d’Europa e dell’America del Nord e tanto meno in Italia. Il M5S potrebbe invece farsene coerentemente portavoce nella pratica affrontando però i compiti connessi e facendo fronte agli effetti che ne deriverebbero: è quello che noi comunisti abbiamo indicato con la linea del Governo di Blocco Popolare che con misure d’emergenza inizia a porre rimedio agli effetti più gravi della crisi economica, ambientale e morale in corso.

Noi dobbiamo perseguire con più convinzione, con maggiore audacia e con spregiudicatezza e iniziativa l’attuazione di questa linea. Gli avvenimenti hanno confermato e confermano l’analisi che sta alla sua fonte: la resistenza delle masse popolari al catastrofico corso delle cose imposto al mondo dai gruppi imperialisti e il carattere elementare e manipolabile di essa quanto a organizzazione, coscienza e orientamento politico.

Sbagliano i compagni che scrivono o dicono che cresce tra i proletari e le masse popolari la coscienza che è necessario il socialismo. Di fatto, quali che siano le buone intenzioni, scrivere o dire questo è andare contro l’evidenza e negare il ruolo dei comunisti. La pluridecennale deriva dei revisionisti moderni ha avvelenato la coscienza che la prima ondata della rivoluzione proletaria aveva largamente diffuso nel mondo e in particolare in Italia. La coscienza che il socialismo è il futuro dell’umanità oggi è cosa rara. Proprio la combinazione di organizzazione, aggregazione attorno al Partito comunista e coscienza è quello che oggi manca alla resistenza spontanea delle masse popolari e impedisce che si trasformi in lotta per il potere e per l’instaurazione del socialismo. Al contrario sono enormemente cresciuti, fomentati dall’enorme e articolato sistema di controrivoluzione preventiva promosso dalla borghesia e dal clero, l’individualismo, lo sbandamento, l’evasione dalla lotta di classe, l’ignoranza, la rassegnazione, la disperazione e l’abbrutimento: i tanti rivoli in cui la resistenza spontanea delle masse popolari al catastrofico corso delle cose si fraziona e disperde.

Organizzazione e coscienza crescono e possono crescere tra le masse popolari solo in parallelo con la rinascita del movimento comunista cosciente e organizzato, come sua opera e sua espressione sociale, culturale e politica. Le masse popolari non vanno spontaneamente al socialismo, il capitalismo non si trasforma spontaneamente e pacificamente in socialismo e in comunismo: si trasforma solo tramite un salto rivoluzionario nella pratica. La borghesia e il clero fanno di tutto per distogliere le masse popolari dall’imparare a ragionare sul corso delle cose e acquisire coscienza dei loro compiti, ma le masse popolari per andare oltre il capitalismo hanno bisogno anche di un certo grado di coscienza: questo è uno degli aspetti particolari che differenzia la rivoluzione socialista da quelle del passato. Il socialismo per sua natura è anche organizzazione e coscienza delle masse popolari. Per questo il socialismo si esprime a partire da dove le masse popolari sono già oggi più aggregate e direttamente contrapposte al capitalismo: le aziende produttrici di beni e servizi.

La linea del GBP traduce in attività e obiettivi politici il compito di noi comunisti in questa fase di dare organizzazione e prospettiva alla resistenza spontanea delle masse popolari: individuare gli embrioni (e sono migliaia) di organismi operai (OO) e di organismi popolari (OP), farli crescere con un intervento mirato e capillare a OO e OP che assumono localmente il ruolo di nuove autorità pubbliche e si coordinano tra loro fino a costituire un proprio governo d’emergenza e farlo ingoiare ai vertici della Repubblica Pontificia e con esso far fronte all’aggressione interna e dall’esterno della Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti europei, USA e sionisti. Questa è la strada che indichiamo anche ai militanti delle organizzazioni della sinistra borghese di vecchio tipo (PRC, PCI, PaP, PC, ecc.), agli attivisti delusi e scontenti del M5S, ai lavoratori e ai giovani che vogliono combattere il degrado economico, la devastazione ambientale e gli altri aspetti del catastrofico corso delle cose. La costituzione e la mobilitazioni di una fitta rete di OO e OP è la via per costruire il potere delle masse popolari organizzate (il GBP) ed è la strada per far avanzare la rivoluzione socialista.

La lezione principale che anche gli attivisti e gli esponenti del M5S, non corrotti dalle sirene del potere della borghesia e dal carrierismo, devono trarre dagli avvenimenti di questi due anni di governo è che nessun cambiamento è possibile senza la partecipazione attiva e la mobilitazione delle masse popolari. Noi comunisti dobbiamo fare di tutto per portarne un gran numero a trarre questa lezione dalle elezioni di gennaio.

Questi sono oggi i compiti di noi comunisti. Questi sono i compiti ai quali il (nuovo)Partito comunista italiano chiama ogni individuo che vuole porre fine al vortice di miseria, precarietà, inquinamento, degrado e guerra in cui i gruppi imperialisti ci trascinano e dare un senso alla propria vita.

Arruolatevi nelle file del (nuovo)Partito comunista per fare la rivoluzione socialista: questa è l’impresa principale a cui siete chiamati oggi!

La seconda ondata della rivoluzione proletaria avanza in tutto il mondo sul terreno della resistenza delle masse popolari al catastrofico corso delle cose imposto dalla Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti USA, sionisti ed europei!

Viva il movimento comunista cosciente e organizzato che rinasce in tutto il mondo rendendo feconda la resistenza delle masse popolari e orientandole all’instaurazione del socialismo!

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