La marcia di Prato in solidarietà con gli operai del SI COBAS multati – riflessioni e prospettive –

Il 18 gennaio più mille persone hanno partecipato alla Marcia per la libertà, facendo fronte alle provocazioni poliziesche in una città militarizzata. La manifestazione è stata promossa dal coordinamento “Liberi dai Decreti Salvini – Prato sta con gli operai” a seguito della condanna a 4 mila euro di multa ciascuno comminata ai lavoratori iscritti al SI COBAS e a due studentesse che avevano sostenuto la lotta per il pagamento degli stipendi alla tintoria Superlativa.

La mobilitazione ha importanza nazionale e offre spunti e insegnamenti a tutti coloro che si mobilitano contro gli effetti della crisi e contro la repressione.

I Decreti sicurezza a Prato
Prato, parliamo di tessile. Si lavora dodici ore al giorno, sette giorni su sette. Il rapporto col padrone è individuale: ognuno viene pagato se, quando e come fa comodo al padrone. Questa la situazione in migliaia di aziende che producono in appalto per le grandi griffe della moda o per il pronto moda di tutta Europa. Un sistema che ingrassa multinazionali, padroncini italiani e cinesi e i proprietari dei capannoni. Gli operai, per tanta parte immigrati e tradizionalmente non iscritti a nessun sindacato, iniziano a organizzarsi con il SI COBAS, che nel distretto si sta radicando.
A luglio scorso, alla tintoria Superlativa un gruppo di operai entra in sciopero per chiedere condizioni di lavoro dignitose. L’azienda firma un accordo, ma la realtà è che aveva smesso di pagare, né pagherà più, lo stipendio ai lavoratori iscritti al sindacato. Nessuno fa nulla. A ottobre le mensilità arretrate sono sette e gli operai tornano ai cancelli. La risposta padronale sono le squadracce di picchiatori che aggrediscono gli scioperanti con crick e spranghe e che agiscono indisturbate davanti alle Forze dell’Ordine che anzi entrano in azione a loro volta contro i lavoratori.
Il 16 ottobre il padroncino investe con la macchina e ferisce a un piede una sindacalista. La solidarietà cresce. Scatta lo sciopero provinciale indetto dal SI COBAS e scendono in strada anche gli altri operai del comparto per dare la loro solidarietà. Tra i solidali ci sono anche gli studenti delle scuole superiori. La forza operaia scuote la città ed ecco che, per quella giornata, più di venti tra lavoratori e delegati sindacali e due studentesse si vedranno recapitare oltre quattromila euro di multa ciascuno. Perché?
Perché i padroni sentono minacciata la loro sicurezza.

Un passo avanti nella lotta contro i Decreti Salvini. Fin dalla loro entrata in vigore i Decreti Salvini sono stati contrastati da un’ampia e articolata mobilitazione della sinistra borghese, della comunità cattolica progressista e anche, in chiave elettoralistica, da alcuni settori ed esponenti delle Larghe Intese (vedi il sindaco di Milano, Sala). Quelle mobilitazioni pongono una giusta e sacrosanta questione rispetto alla persecuzione degli immigrati e alla promozione del razzismo di Stato, ma esprimono anche i principali ostacoli affinché la lotta contro i Decreti Salvini si estenda al grosso delle masse popolari e cresca in efficacia: più o meno consapevolmente esse contrappongono infatti i diritti umani ai diritti sociali, prestano il fianco a chi parla di “revisione” o “parziale abrogazione” dei Decreti che vorrebbero emendati dai dispositivi contro gli immigrati, ma non da quelli inerenti il controllo e la repressione delle lotte sociali. La mobilitazione di Prato porta a un importante passo avanti, pone finalmente la questione a un livello superiore. I lavoratori del SI COBAS, in larga parte immigrati, si ribellano alla repressione che hanno subito prima di tutto in qualità di operai e si ribellano tanto a quella repressione che “va bene” alla destra reazionaria, come a quella “moderata”; tanto ai padroni reazionari come a quelli “antirazzisti”. Non contrappongono la lotta per i diritti umani a quella per i diritti sociali, non alimentano la divisione fra immigrati e italiani, ma quella fra operai e padroni. Protagonista della lotta, della mobilitazione e della solidarietà, grazie alla determinante adesione alla manifestazione degli operai di tante fabbriche della Toscana, diviene così quella classe che ha, lei sola, la forza e l’interesse di cambiare le cose radicalmente. La mobilitazione di Prato raggiunge l’obiettivo di trasferire la lotta contro i Decreti Salvini e più in generale contro la repressione dal campo delle opinioni a quello degli interessi di classe.

Un esempio e una prospettiva nella lotta contro la repressione. Nel contesto di generale sviluppo della repressione, nei sommovimenti alimentati dalla resistenza del Movimento NO TAV, dalle scelte di rottura di Nicoletta Dosio e della nostra compagna Rosalba, le manifestazioni promosse dagli operai del SI COBAS sono un ulteriore contributo a ragionare sulla necessità di un fronte per l’unità d’azione per far ricadere la repressione contro le istituzioni e le autorità che la promuovono, per trasformare la difesa in attacco. Ciò è possibile solo attraverso il sostegno pratico, politico e morale che permette a ogni organismo di proseguire la propria attività senza sciogliersi nella lotta alla repressione. Ragionare collettivamente su come violare i fogli di via e le restrizioni, su come rifiutare il pagamento delle multe e dei decreti penali di condanna, su come rendere l’esecuzione di una condanna o di una misura cautelare un ulteriore problema non individuale, ma collettivo, e quindi politico, è il passaggio di cui c’è bisogno per rompere il meccanismo repressivo. La mobilitazione di Prato è una preziosa e potente spinta in questo senso.

Un esempio per l’unità della classe operaia al di là delle tessere sindacali. I vertici della CGIL hanno boicottato la manifestazione del 18 gennaio e hanno operato per isolare gli operai del SI COBAS. Il loro tentativo è fallito, poiché la base ha risposto invece positivamente, con orgoglio e determinazione. Alla manifestazione hanno partecipato nuclei di operai, più o meno strutturati, ma tutti attivi, delle principali fabbriche della Toscana e tra essi anche tanti iscritti CGIL. Era presente la GKN di Firenze (promotrice di un’iniziativa economica per contribuire alla cassa di resistenza), la Piaggio di Pontedera, l’ex-Dada di Firenze, la Sanac e l’ex-Pignone di Massa, l’ex-Lucchini di Piombino, per citarne solo alcune. Un segnale forte a fronte delle scomuniche, dei distinguo, della “guerra degli orticelli” che i vertici dei sindacati di regime promuovono per loro tornaconto, usando come paravento gli interessi dei lavoratori. I lavoratori hanno dimostrato ancora una volta a Prato di saper riconoscere quando i loro interessi vengono usati per altri fini e hanno risposto in massa stringendosi attorno a chi è colpito dalla repressione ed è attaccato dal padrone.

Una gatta da pelare per i partiti, le istituzioni e le autorità borghesi. Che le elezioni regionali siano alle porte agli operai della Superlativa interessa poco, ma la mobilitazione contro le multe, i Decreti Salvini e il “sistema Prato” si inserisce in un clima di guerra per bande surriscaldato dalla campagna elettorale. Così, di fronte alla mobilitazione, il sindaco Biffoni (PD) se la prende con il questore e il questore con il sindaco e il PD si spacca (e al corteo c’erano pure bandiere del PD, poche e isolate quanto si vuole, ma c’erano!). I partiti della sinistra borghese cercano di cavalcare la protesta e fanno istanza al consiglio comunale e regionale affinché sia espressa solidarietà agli operai e sia chiesta l’abrogazione dei Decreti Salvini. I vertici della CGIL non vogliono sostenere il SI COBAS perché “alimenta il conflitto di classe”, ma sono costretti a correre ai ripari di fronte a tanti iscritti che li criticano apertamente e partecipano alla mobilitazione.
Insomma, quando la classe operaia si mobilita fa piazza pulita delle chiacchiere e sgombera il campo dagli opportunisti: l’asse si sposta a sinistra. E’ indicativo che il 22 febbraio si svolgerà un consiglio comunale straordinario per discutere del sistema criminale di sfruttamento che vige da decenni a Prato: un sistema non solo conosciuto da tutti, ma che per affermarsi nella “rossa e civile Toscana” ha dovuto essere sostenuto e avallato da sindaci e presidenti di regione, partiti, sindacati, prefetti e questori, ecc. ecc., che si sono succeduti nel tempo. Questa si chiama, senza troppi giri di parole, complicità.

 Guardare avanti. La procura di Genova ha annunciato multe per oltre 100 mila euro a operai, sindacalisti del SI COBAS e solidali per lo stesso motivo per cui sono state comminate a Prato. Il governo ha annunciato che non può impedire la chiusura della Whirlpool di Napoli. Alitalia è in dismissione. Auchan ha annunciato più di 800 licenziamenti. E’ una guerra contro i lavoratori, a cui i padroni vogliono levare anche la possibilità di combattere. E’ una guerra che va invece combattuta fino in fondo usando e valorizzando anche gli esempi e gli insegnamenti della battaglia di Prato.

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