Volantino in diffusione nei depositi ATM di Milano nelle prossime settimane.
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Sicurezza, salute, diritti. Solo i lavoratori organizzati possono garantirli!
Nei mesi di Novembre e Dicembre 2019 ci siamo presentati ai cancelli del deposito di Sarca per capire quali fossero le problematiche che vivono i tranvieri di Milano sul posto di lavoro.
In particolare ci sono stati indicati i seguenti problemi:
– l’organizzazione del lavoro e dei turni di lavoro (per esempio definizione di tempi di percorrenza da capolinea a capolinea troppo brevi; orario spezzato che costringe a stare in giro per lavoro fino a 12 ore);
– sicurezza personale degli autisti (in particolare delle linee che servono le zone più periferiche);
– salute (linee che utilizzano ancora mezzi vetusti e obsoleti, privi o quasi di ammortizzatori che causano dolori alla schiena e articolari).
Dopo l’incidente fra la 91 e un automezzo dell’AMSA in cui ha perso la vita una giovane donna, vi abbiamo chiesto un parere sull’accaduto e, a parte qualche voce fuori dal coro, la maggior parte degli autisti ha usato la domanda che gli ponevamo come occasione e opportunità di confronto sia con noi che con i propri colleghi sui ritmi di lavoro imposti dall’azienda. E’ emersa proprio in questa occasione la questione dei tempi di percorrenza da capolinea a capolinea troppo ristretti e dimentichi del codice della strada, la diminuzione del numero di corse per linea e il conseguente aggravio di lavoro per gli autisti, il peggioramento del servizio verso gli utenti che genera situazioni di stress per gli autisti che devono rispondere personalmente delle decisioni dell’azienda anche verso le (giuste) lamentele degli utenti, alle prese con ritardi e automezzi che sembrano più dei carri bestiame, in particolare negli orari di punta.
Questi sono solamente alcuni dei problemi che voi lavoratori di ATM (dagli autisti ai manutentori, dagli impiegati ai controllori, operatori di stazione ecc.) vivete e sono diretta conseguenza della direzione che ha preso la vostra azienda nel corso degli anni (sicuramente I “veterani” ricordano quali fossero le condizioni di lavoro quando hanno iniziato e come sono cambiate in peggio nel corso degli ultimi anni). La privatizzazione è una questione concreta che ha ricadute su diritti e tutele dei lavoratori (stipendi ribassati, tagli di personale, contratti sempre più precari, manutenzione dei mezzi, turni di lavoro e organizzazione del lavoro, taglio sulla salute e sicurezza, taglio di corse e di mezzi e aggravamento del lavoro).
La soluzione alle problematiche che vivete non viene dall’alto ma può venire solamente “dal basso”. E’ evidente che l’azienda non ha alcuna volontà politica di affrontare in modo positivo per voi lavoratori e per gli utenti le problematiche che riscontrate. Solamente voi lavoratori potete capire le situazioni problematiche e potete anche capire come risolverle (perché siete voi sul campo ogni giorno, sapete come far funzionare le cose e l’esperienza vi porta anche a capire quali possono essere le soluzioni da mettere in campo per far funzionare meglio e per offrire un servizio d’eccellenza – o per garantire che rimanga tale).
Le soluzioni che vanno nella direzione di garantire, rispettare e tutelare i diritti e gli interessi dei lavoratori sono una questione di organizzazione:
– organizzazione dei lavoratori di un deposito e coordinamento con i lavoratori degli altri depositi;
– organizzazione dei lavoratori indipendentemente se siate iscritti o meno a un sindacato (e indipendentemente dal sindacato di appartenenza);
– organizzazione per confrontarsi sui problemi e per trovare soluzioni collettive, per sperimentarle nella pratica e per imporre che anche le varie sigle sindacali facciano gli interessi dei lavoratori, portando avanti la linea e le decisioni prese dai lavoratori organizzati;
– organizzazione per imporre all’azienda gli interessi dei lavoratori, per trovare le strade e i modi per imporli e ottenere migliori condizioni di lavoro e di servizio.
Ognuno di voi, anche singolarmente, può iniziare fin da subito a organizzarsi con i propri colleghi siano essi dello stesso o di altro deposito, della stessa o di un altra mansione. Ogni lavoratore che voglia mettersi su questa strada troverà nei compagni del Partito dei CARC solidarietà e sostegno.
Quando a decidere erano gli operai
“Nel 1977 il Consiglio di Fabbrica [CdF] della SAMPAS SpA aveva già una sua storia importante. Nel 1974, ad esempio, aveva diretto l’occupazione della fabbrica contro i licenziamenti e aveva vinto. Questa vittoria aveva cementato nei delegati che dirigevano il CdF una concezione di forza verso il padrone, quindi il CdF esprimeva una reale direzione degli operai nella produzione, nella gestione anche minuta dell’azienda. Si viveva e si lavorava in un clima quasi di “autogestione”. La direzione aziendale interveniva poco. Erano i delegati del CdF ad avere in mano molti aspetti pratici: ad esempio anche il numero delle colate giornaliere era fissato dal CdF e non era permesso farne di più, anzi succedeva che si decidesse di farne di meno se c’era stato qualche contrattempo. L’acquisto di una nuova macchina, il cambio di una procedura lavorativa, le assunzioni, i cambi mansione, i cambi di reparto: passava tutto dalla revisione e approvazione del CdF.
In fabbrica si viveva un reale dualismo di potere: nei reparti di produzione comandava il CdF, nei piani superiori (uffici, direzione) comandava la direzione aziendale”.
Dall’intervista a Pietro Vangeli, membro del CdF della Sampas e attuale Segretario Nazionale del Partito dei CARC
Partito dei CARC – Sezione di Milano Nord Est
346.57.24.433 – carcsezmi@gmail.com