[Toscana] Non un solo licenziamento alla Vibac e alla Colorobbia di Vinci!

La multinazionale Vibac, che produce nastri adesivi, lo scorso 17 gennaio ha chiuso da un giorno all’altro la sede di Vinci lasciando letteralmente per strada 120 operai e cercando perfino di impedirgli di recuperare gli effetti personali dagli armadietti. E’ l’ennesimo caso di simili pescecani che, dopo aver depredato conoscenze tecnologiche e marchi, se la squagliano magari aprendo in luoghi come la Serbia e il Sudafrica, dove il costo del lavoro è sicuramente più basso e le condizioni dei lavoratori peggiori. Non si tratta di crudeltà o miseria morale ma “semplicemente” della crisi del sistema capitalista che costringe i padroni a cercare nuovi margini di profitto, sono mosse prevedibili e in certi casi – come questo, ma anche della vicinissima Colorobbia, storica azienda di vernici che vuole dimezzare il personale e quindi poi chiudere – anche annunciate. La classe operaia deve imparare ad anticiparle 1. Organizzandosi dentro la fabbrica e impedire con ogni mezzo lo smantellamento finchè i propositi di licenziamenti non siano ritirati e non abbassare la guardia nemmeno dopo: è l’insegnamento della lotta degli operai Whirlpool di Napoli, 2. Organizzandosi fuori dalla fabbrica, chiedendo il sostegno dei colleghi di altre aziende sotto il medesimo attacco (GKN di Campi Bisenzio, ex Lucchini di Piombino, Continental di Fauglia, Sanac di Massa… l’elenco è lungo) per promuovere un ampio fronte di lotta che di conseguenza spinga all’azione i sindacati e le forze politiche, per fargli fare ciò di cui parlano e non limitarsi alle pacche sulle spalle. Questi sono i primi passi da fare per impedire la perdita di quasi 200 posti di lavoro, un colpo durissimo per le famiglie dell’Empolese e della regione tutta! La vertenza Vibac è (amara) conferma della necessità imprescindibile per i lavoratori di costruire organizzazioni operaie nelle aziende capitaliste e organizzazioni popolari nelle aziende pubbliche, per impedirne lo smantellamento e uscire dai cancelli per abbracciare il sempre più diffuso movimento di resistenza delle masse popolari alla crisi, dando un contributo decisivo a ridurne la frammentazione e moltiplicarne la potenza: il corteo del 18 gennaio a Prato contro le multe ai lavoratori della Superlativa è stato esemplare, quando la classe operaia scende in campo si tira dietro il resto della società!

Gli operai devono costringere sindacati e partiti a sostenere ogni iniziativa di lotta che vorranno intraprendere, comprese quelle illegali – ma legittime – come picchetti, blocchi e l’occupazione dello stabilimento. Bisogna approfittare anche delle imminenti elezioni regionali e costringere chi si candida a mettere in atto, già da ora non una volta eletto, le misure che vanno nella direzione di sostenere la mobilitazione e l’organizzazione della classe operaia. Nel caso di specie schierarsi ed essere in prima fila in tutte le iniziative di mobilitazione che gli operai metteranno in campo e impedire l’applicazione dei DL Sicurezza usando il loro ruolo e peso politico.

Operai! E’ sempre più urgente raccogliere il testimone di chi, 50 anni fa, diede vita all’Autunno Caldo e ai Consigli di Fabbrica per spezzare il clima da caserma che vigeva in fabbrica, per impedire i primi licenziamenti di massa che si prospettavano e che oggi sono tornati drammatica attualità, per portare fino in fondo il loro compito e prendere in mano il destino del paese! E’ diventato urgente e necessario cacciare la classe dominante dal governo del paese e costituire un governo di emergenza che si dà i mezzi per fare fronte agli effetti più gravi della crisi in coerenza con gli interessi degli operai e delle masse popolari. Serve un governo democratico, nel senso che è espressione della maggioranza della popolazione, non di un pugno di speculatori, affaristi e ricchi, e che trae forza dalla partecipazione diretta e dal protagonismo della classe operaia; un governo rivoluzionario nel senso che inizia a scardinare i privilegi, a svelare i segreti, a spezzare i vincoli di classe attuando le sette misure in cui si sintetizza il suo programma

1. assegnare a ogni azienda compiti produttivi (di beni o servizi) utili e adatti alla sua natura, secondo un piano nazionale (nessuna azienda deve essere chiusa),

2. distribuire i prodotti alle famiglie e agli individui, alle aziende e ad usi collettivi secondo piani e criteri chiari, universalmente noti e democraticamente decisi,

3. assegnare ad ogni individuo un lavoro socialmente utile e garantirgli, in cambio della sua scrupolosa esecuzione, le condizioni necessarie per una vita dignitosa e per la partecipazione alla gestione della società (nessun lavoratore deve essere licenziato, ad ogni adulto un lavoro utile e dignitoso, nessun individuo deve essere emarginato),

4. eliminare attività e produzioni inutili o dannose per l’uomo o per l’ambiente, assegnando alle aziende altri compiti,

5. avviare la riorganizzazione delle altre relazioni sociali in conformità alla nuova base produttiva e al nuovo sistema di distribuzione,

6.  stabilire relazioni di solidarietà e collaborazione o di scambio con gli altri paesi disposti a stabilirle con noi,

7.  epurare gli alti dirigenti della Pubblica Amministrazione che sabotano l’azione del governo di emergenza popolare, conformare le Forze dell’Ordine (Carabinieri, Polizia, Guardia di Finanza), le Forze Armate e i Servizi d’Informazione allo spirito democratico della Costituzione del 1948 e ripristinare la partecipazione universale più larga possibile dei cittadini alle attività militari a difesa del paese e a tutela dell’ordine pubblico.

Operai e lavoratori, il presente e il futuro del paese dipendono da voi e da quanto vi organizzate e mobilitate per imporre la costituzione di un governo di emergenza popolare deciso a far valere la sovranità nazionale, a far valere l’articolo 43 che requisisce la proprietà privata senza indennizzo ai padroni a cui è prestata se ne fanno un uso non appropriato!

Il Partito dei CARC, parte integrante della Carovana del (nuovo) Partito Comunista Italiano, mette a disposizione il proprio patrimonio teorico, frutto del bilancio dell’esperienza delle sempre più numerose lotte di operai che come voi quotidianamente combattono contro questo disastro; mette a disposizione le proprie relazioni e contatti nel resto della classe operaia, di tecnici ed esperti, perché vi siano utili a riprendervi ciò che è vostro e per fare avanzare la lotta di classe in Toscana e nel paese, per avanzare sempre più compatti verso la costruzione della rete del nuovo potere dal basso e porre le basi per fare dell’Italia un nuovo paese socialista: la sola soluzione a delocalizzazioni, chiusure e cimiteri di capannoni vuoti che i capitalisti si lasciano dietro.

A casa ci devono andare padroni, multinazionali e politicanti inutili! Costruire organizzazioni operaie in ogni azienda che le tutelino e si coordinino con le altre, darsi l’obiettivo di prendere in mano le redini delle fabbriche e il governo del paese! A casa ci devono andare padroni, multinazionali e politicanti inutili! Costruire organizzazioni operaie in ogni azienda che le tutelino e si coordinino con le altre, darsi l’obiettivo di prendere in mano le redini delle fabbriche e il governo del paese!

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