Continuano, o è meglio dire che entrano nel vivo, le candidature di “un certo peso” per le prossime elezioni regionali emiliane (26 gennaio 2020) e lo scenario è sempre più “interessante”.
Nota molto positiva è il raggiungimento sia di Partito Comunista (con candidata Presidente la compagna Laura Bergamini di Parma) che di Potere al Popolo (con candidata Presidente la compagna Marta Collot di Bologna) del numero necessario di firme per presentarsi alle elezioni. Il dato dimostra che nella nostra regione ci sono ancora migliaia di lavoratori, studenti e cittadini “con la falce e martello nel cuore”, quella base rossa così preziosa per costruire una nuova governabilità dal basso, fatta della rete delle organizzazioni operaie e popolari in ogni dove, unica via per fare gli interessi delle masse popolari. Come P.CARC a queste organizzazioni diciamo, prendendo le parole del nostro responsabile del Settore Organizzazione: “perseguiamo l’unità di azione pratica anticapitalista con chi riconosce la necessità della lotta di classe e aggiungiamo il dibattito ideologico franco e aperto con chi ambisce alla costruzione del partito comunista”. Rispetto a ciò siamo pronti a ragionare e collaborare con chiunque. Inoltre, fare subito quello che si dice di voler fare se e quando eletti è prova di serietà e di messa al centro del protagonismo operaio e popolare.
L’organizzazione dal basso è realisticamente l’unica via perché, a guardare ad alcune recenti candidature dei vari schieramenti, risulta evidente che gli interessi che si vogliono fare sono ben distanti da quelli delle masse popolari. Abbiamo già trattato della candidatura di Fagioli in sostegno a Bonaccini: come se non bastasse ecco che il presidente uscente aggiunge al suo “mazzo” la carta dell’ex forzista Giuliano Cazzola, alla guida di +Europa. Giusto per capire di chi stiamo parlando, Cazzola lasciò il PdL per votare la fiducia al governo Monti (oltre a volere la Fornero senatrice a vita…).
Se il curriculum non fosse già sufficiente, ricordiamo le sue posizioni sull’ex ILVA di Taranto, grottesche se non bestiali: “Il problema dell’inquinamento? Questo è un punto da chiarire: non ci può essere una salubrità assoluta”, “’Ilva di Taranto l’hanno uccisa le Procure, non è che l’ha uccisa qualcun altro. Anche ‘sta menata dei bambini che muoiono… Non sono mai state date delle statistiche” e rispetto al Sud in generale “Lì nessuno vuol sentire parlare di termovalorizzatori o di incenerimento dei rifiuti. E così si spendono un sacco di soldi a portare i rifiuti in altri paesi. Dietro a una cosa del genere senza senso c’è dietro un ambientalismo straccione. E ci sono anche interessi economici, di cui questo ambientalismo straccione è vittima”.
Insomma, in una regione come l’Emilia Romagna, falcidiata dai più alti tassi d’inquinamento europei, da inceneritori e impianti a biogas dannosi per l’uomo e per l’ambiente, l’”ambientalista” di facciata Bonaccini mostra nuovamente il suo vero volto, candidando un personaggio del genere. Ciò dimostra ancora una volta che questi personaggi non hanno “né patria, né famiglia”, vanno dove vedono i propri interessi maggiormente tutelati, evidenziando la fragilità degli schieramenti delle Larghe Intese.
Ma l’”allerta” candidature è alta anche sul fronte centro-destra, perché Fratelli d’Italia ha deciso di candidare il vicecomandante della Legione Carabinieri Emilia-Romagna, Raffaele Fedocci che si è messo in aspettativa dal suo ruolo. Già che un graduato dell’Arma dei Carabinieri decida di lasciare il suo posto per candidarsi è abbastanza curioso, se poi è un graduato con simpatie per l’estrema destra, questo dovrebbe far scattare qualche “campanello d’allarme democratico”. Attenzione, non è banale allarmismo e per capirlo facciamo un passo indietro, spostandoci a Firenze.
Nel dicembre 2017, da una finestra della caserma Baldissera, sede del Comando del VI battaglione “Toscana” dell’Arma dei Carabinieri, appare lo stendardo della Kaiserliche Marine (Marina Imperiale del Secondo Reich): ora, questa bandiera è largamente utilizzata da gruppi neonazisti ed è comune appannaggio dell’estrema destra europea. Il colonnello R. Fedocci (incaricato del ricorso gerarchico) ha annullato la sanzione, di soli tre giorni di consegna, comminata al giovane militare imputato del fatto: il dispositivo del Colonnello Fedocci ha pienamente accolto la versione della difesa, secondo la quale il carabiniere-studente di storia che aveva fissato la bandiera in caserma, l’avrebbe fatto per “passione” legata al periodo storico in questione. Che sia quindi frutto di uno studentello sprovveduto o di un graduato “appassionato” ci crediamo molto poco.
Alla luce di ciò, ci chiediamo il senso di questa candidatura, o meglio vanno chiariti gli interessi di chi questo Colonnello è chiamato a difendere. Che la scelta sia dettata dalla questione sicurezza? Non crediamo, perché la vera sicurezza che serve ai cittadini è quella di un lavoro utile e dignitoso per tutti, senza Decreti Sicurezza che aggravano le condizioni di vita e di lavoro delle masse popolari! Il Colonnello quindi si spenderà per la difesa dei 900 e rotti posti di lavoro della Magneti Marelli, visto che è candidato a Bologna?
Oppure Fedocci si esporrà contro il suo (ex) commilitone Feola? Violenza, minacce e interruzione di pubblico servizio: questi sono i reati ipotizzati dall’avvocato Anselmo che, su richiesta della CGIL di Ferrara, ha depositato in Procura una denuncia nei confronti del maggiore e comandante dei Carabinieri di Copparo (Ferrara), Giorgio Feola che ha negato le cure a un uomo in stato di arresto. Molto attivo su Facebook, dove, tra una foto con Salvini e un’altra, il militare commenta spesso e volentieri in maniera volgare e sessista: non dà certo l’immagine di un servitore dello Stato ligio al dovere e quest’accusa, al netto delle veline dell’Arma, di abuso di potere e in divisa non sorprende.
Ricordiamo che a Ferrara, nel 2005, ci fu l’assassinio in divisa di Federico Aldrovandi: che questo zelante Fedocci, se vuole essere preso sul serio, si esponga contro gli abusi nelle caserme e denunci le coperture nelle catene di comando (lo sappiamo che non lo farà mai!). Estendere la vigilanza democratica sull’operato di chi dovrebbe rappresentarci è un diritto e un dovere per i cittadini.
Valutare i candidati per quello che fanno già oggi, non per quello che dicono faranno domani: costringerli a farlo subito e mantenere con i fatti le promesse!