Sull’Assemblea nazionale di “Liberiamo l’Italia”

Roma. Il 7 dicembre si è tenuta l’assemblea costituente dell’aggregato sovranista “Liberiamo l’Italia”. Dopo il successo della manifestazione del 12 ottobre scorso (vedi Resistenza n. 11-12/2019) l’organismo punta a strutturarsi e a radicarsi a livello territoriale. Alla presenza di circa 200 persone, molto eterogenee per età, si sono susseguiti gli interventi di un dibattito ricco e articolato. Tema ricorrente in molti interventi la necessità di uscire da UE e Euro e il rifiuto del MES (vedi l’articolo a pag. 1), ma il dibattito ne ha fatti emergere anche altri estremamente interessanti.

Un compagno di “Liberiamo l’Italia” di Napoli ha parlato della centralità della classe operaia e dell’esperienza dei Consigli di Fabbrica, indicandoli come una strada da ripercorrere anche per fare fronte allo spolpamento delle maggiori fabbriche del paese da parte di speculatori stranieri; ha anche parlato della positiva esperienza di “fronte comune” fra “Liberiamo l’Italia”, P.CARC, PaP, PCI e altre forze politiche, associazioni e comitati nel sostegno alla mobilitazione degli operai della Whirlpool.

Soprattutto i giovani si sono concentrati sulla relazione fra sovranità nazionale e solidarietà internazionalista, in particolare in riferimento alle mobilitazioni popolari in Sud America.

Molti interventi hanno richiamato apertamente l’esperienza della Resistenza e del CNL, del PCI e del vecchio movimento comunista indicato come il motore delle lotte che nei decenni passati hanno portato alle conquiste di civiltà e benessere che oggi la borghesia cerca di eliminare; hanno parlato della Costituzione nata dalla Resistenza, hanno condannato la risoluzione del Parlamento europeo che equipara nazismo e comunismo. E’ emersa molta amarezza e delusione per il punto a cui i revisionisti moderni hanno portato il vecchio PCI, disperdendone il patrimonio di lotte e organizzazione, e per livello di sottomissione alla Comunità Internazionale degli imperialisti UE, USA e sionisti a cui i partiti della sinistra borghese hanno contribuito a portare il paese. E’ emerso chiaramente che per la larga maggioranza dei partecipanti, delusi dai politicanti della sinistra borghese, il “sovranismo” è una leva per riattivarsi politicamente e occuparsi del loro paese.

Il saluto che abbiamo portato come P.CARC ha valorizzato quanto di positivo e rivoluzionario è emerso dalla discussione e ha “aggiunto un pezzo” rispetto al contenuto della lotta per la sovranità nazionale, includendo il Vaticano nella lista di “forze occupanti” del paese insieme a UE e NATO poichè “il Vaticano (con la sua Corte Pontificia) è il principale pilastro del sistema politico della borghesia imperialista nel nostro paese, oltre ad esserne il governo occulto, irresponsabile e di ultima istanza. La putrefazione del regime DC (cioè il sistema di direzione della Chiesa sullo Stato legale tramite la Democrazia Cristiana: una fase che va all’incirca dal 1947 al 1992), i cui veleni appestano il nostro paese, non limita le ingerenze di vescovi e prelati ma anzi fa sì che siano sempre più dirette nella politica di casa nostra. (…) L’anomalia del nostro Paese è il contesto particolare e concreto in cui lottiamo: il Vaticano è una cappa feudale che intossica le masse popolari, che promuove la doppia morale (“virtù pubblica, vizio privato”) e che alimenta la doppia oppressione delle donne. La sua eliminazione è sì un compito generale per tutto il movimento comunista internazionale, dato il ruolo controrivoluzionario che il Vaticano e la sua Chiesa svolgono a livello internazionale, ma è un compito particolare per il movimento comunista italiano perché non è possibile fare dell’Italia un nuovo paese socialista senza eliminare questa serpe che abbiamo in casa” (dall’articolo dell’Agenzia Stampa Chi comanda in Italia? Il Vaticano e la crisi economica sul sito www.carc.it).

Continueremo a seguire le evoluzioni di questo aggregato e a favorirne gli sviluppi.

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