L’operazione Lince e la persecuzione di 45 militanti sardi che lottano contro l’occupazione militare della Sardegna fa il paio con le indagini contro 500 pastori e i 21 decreti penali di condanna contro alcuni di lcooro che si sono mobilitati per ottenere il pagamento di un giusto prezzo per il proprio lavoro. A loro e a tutti i compagni colpiti dalla repressione per le battaglie che promuovono va la solidarietà del Partito dei CARC.
La repressione colpisce tutti coloro che in un modo o nell’altro si mobilitano contro il disastroso corso delle cose imposto dalla classe dominante, dalla Comunità Internazionale con il suo “libero mercato”, alla UE e la NATO. I padroni, della guerra e del mercato, non possono far altro che opporsi alla mobilitazione crescente delle masse popolari con la repressione: è la dimostrazione che non hanno alcuna soluzione positiva al degrado, alla miseria, all’inquinamento e all’abbrutimento che essi stessi provocano.
Compagni, lavoratori, pastori, bisogna rispedire al mittente gli attacchi del nemico sviluppando mille iniziative e mobilitazioni!
Campagne di solidarietà, coordinamenti, iniziative sulle decine di problemi del territorio, mobilitazioni e presidi, iniziative di lotta di ogni tipo devono essere la forma in cui si esprime l’opposizione alle misure restrittive, agli avvisi di garanzia, alle indagini e alle accuse che vengono mosse contro compagni, attivisti, lavoratori che non sono più disposti a subire in silenzio il ricatto ambiente-lavoro, la devastazione della terra, lo sfruttamento e le ruberie sul lavoro di pastori e operai promosse dalla classe dominante. La repressione è una delle facce dell’oppressione di classe e per tanto la risposta deve venire dal basso, dalle masse popolari organizzate.
Sviluppare mille iniziative che promuovano la lotta e la solidarietà è il miglior modo per compattare le fila, per mettere in difficoltà chi reprime (ad ogni attacco bisogna generare una risposta sempre più ampia e forte), per difendere i compagni colpiti, per creare organizzazione e incitare alla lotta. Il Movimento NO TAV è un esempio in questo: tanto più la repressione colpisce, tanto più cresce il prestigio del Movimento. Nicoletta Dosio, con la sua azione di rottura, ha messo in difficoltà la procura di Torino e l’apparato giuridico: affermando di violare le misure alternative e di volere il carcere, come da sentenza, crea un problema. Incarcerare Nicoletta Dosio vuol dire alimentare la solidarietà, la lotta, la partecipazione e la coesione del Movimento NO TAV. Nostro compito è quello di prendere esempio e sviluppare un ampio fronte di mobilitazione, non temendo la repressione ma rendendola occasione per sviluppare la lotta di classe. Una lotta che metta al centro le parole d’ordine di “un lavoro utile e dignitoso per ogni adulto”, che crei dal basso quelle istituzioni di potere, gli organismi degli operai e dei lavoratori in primis, che devono decidere e mobilitarsi per il proprio futuro e per gestire e decidere di quei pezzi di società che la classe dominante lascia decadere: fabbriche che chiudono dopo aver inquinato e spolpato gli operai per anni, il furto della ricchezza prodotta dai pastori in nome delle “regole di mercato”, l’ambiente lasciato all’incuria e al degrado, alla devastazione prodotta dalle basi militari e dall’inquinamento selvaggio. La strada dell’organizzazione e della costruzione di veri e propri organismi di potere dal basso è la via per far fronte con efficacia alla repressione, e la strada per la costruzione di un governo che metta la centro della sua opera gli interessi delle masse popolari, il Governo di Blocco Popolare.
Il Partito dei CARC sosterrà ogni iniziativa di lotta alla repressione che va nell’ottica di mobilitare le masse, creare e alimentare organizzazione, sviluppare la solidarietà!